TERAMO – Multato per aver portato fiori a figlio morto, il paradosso di un paese dove la giustizia sembra non funzioni. Condannato, come scrive il sito Quotidiano.net per aver portato fiori tra le macerie dell’hotel Rigopiano, la tomba di suo figlio, area sotto sequestro. Due mesi di carcere commutati in una multa di 4.550 euro. Inflessibili: ha violato i sigilli, le contestano.

«Sono disgustato. A Pasquetta lì c’era gente che festeggiava, si faceva i selfie, se ne andava con i souvenir. Ci sono foto e video. E un magistrato fa questo a me? Mi si vieta di portare fiori dove hanno ucciso il mio ragazzo. Io non pago, che mi processino. Ha detto bene il mio avvocato Camillo Graziano: è arrivata la prima condanna per la strage. Solo che riguarda il padre di una vittima».

Alessio Feniello è una furia al telefono. Sono i giorni del dolore più acuto, ci avviciniamo al secondo anniversario del 18 gennaio e si fa sentire ancora più forte l’assenza di Stefano, ucciso a 28 anni dalla valanga che ha cancellato il resort e 29 vite. Il ragazzo aveva compiuto gli anni il giorno prima. Era in vacanza con la fidanzata Francesca Bronzi (nella foto con Stefano), tornata a casa praticamente illesa. Cattiveria mostruosa, accanimento, iperburocratismo giudiziario. In Rete la notizia della condanna ha scatenato la rivolta. Oggi l’area delle macerie – sempre sotto sequestro – è stata ripulita. Diventerà un parco della memoria.


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