“Napoleon” di Ridley Scott indaga in modo insolito sull’essenza dell’uomo-imperatore francese e ne esprime giudizio

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Titolo: Napoleon

Genere: storico

Durata: 158 min

Regia: Ridley Scott (86 anni)

Sogegtto: David Scarpa

Sceneggiatura: David Scarpa

Musiche: Martin Phipps

Produzione Paese: USA, 2023

Cast: Joaquin Phoenix, Vanessa Kirby, Tahar Rahim, Ben Miles, Ludivine Sagnier, Matthew Needham, John Hollingworth, Rupert Everett, Youssef Kerkour, Benjamin Chivers, Phil Cornwell, Edouard Philpponnat, Gavin Spokes, David Verrey, Sam Crane, Ian McNeice, Scott Handy, Catherine Walker, Anna Mawn, Paul Rhys, John Hodgkinson,, […]

“Napoleon” è un film storico colossal, diretto dall’ottantaseienne (il 30 novembre p.v.) Ridley Scott che, affascinato, come lui stesso dice, dalla personalità complessa di Napoleone Bonaparte, lo usa per farne un’indagine personale sulla relativa essenza umana indefinibile accogliendo la domanda manzoniana: Fu vera gloria?  Ai posteri l’ardua sentenza. E lui la sua sentenza sul grande uomo la dà realizzando questo film spettacolare, soprattutto nelle scene battagliere (Tolone,1793; Austerlitz, 1805; Borodino, 1812; Waterloo, 1815), dopo una lunga serie filmica a partire dal primo Napoleone (1927) di Abel Gance,  e a seguire da La cittadella degli eroi (1945) di Veit Harlan e Wolfang Liebeneiner, Napoleone ad Austerlitz (1960) di Abel Gance, Imperial Venus (1962) di Jean Delannoy, Waterloo (1970) di Sergej Fëdorovič Bondarčuk, Amore e guerra (1975) di Woody Allen, I duellanti (1977) di Ridley Scott, Monsieur N. (2003) di Antoine de Caunes,  Io e Napoleone (2006) di Paolo Virzì.

Ridley Scott, infatti, con questo film ha voluto dare la sua personale interpretazione essendo “affascinato dalla complessa e contraddittoria personalità di un uomo che amava il potere, ma che sapeva anche come esso potesse distruggerlo o condurre chi lo perseguiva in un baratro”. Plasma come uno scultore, appunto,  un personaggio (Joaquin Phoenix) dal carattere ben diverso da quello di cui finora eravamo convinti – attraverso i libri di storia o attraverso i numerosi film prodotti che in ogni caso volgevano attorno a questo grande personaggio della storia europea -, e contraddistinto da alcuni fatti non rispondenti alla realtà come sostengono alcuni storici. A Napoleone il regista conferisce sicurezza riguardo alle scelte militari e strategiche, tant’è che gli fa asserire che Se faccio un errore, sono il primo ad ammetterlo. Ma io non ne faccio. Ma lo presenta come un uomo non profondamente impetuoso, altalenante tra essere vittima di se stesso, dipendente  sentimentalmente dall’infedele moglie Giuseppina (Vanessa Kirby), dalla quale, per avere l’erede, divorzia e sposa Maria Luisa d’Austria (Anna Mawn). Questo fatto non è altro, manzonianamente verseggiando, che l’inizio della compromissione con “La procellosa e trepida/ gioia d’un gran disegno,/ l’ansia d’un cor che indocile/ serve, pensando al regno;/ e il giunge, e tiene un premio/ ch’era follia sperar. … ”. E non è un caso che Giuseppina, già divorziata, gli palesa sfrontatamente e restando impassibile quel che pensa: Voi vi credete grande. Siete soltanto un bruto che non vale niente senza di me. Mettendo così in risalto il carattere del suo ex marito che non dà alcun rilevanza alla vita prova ne sia, facendo i calcoli, che al termine delle sue imprese sanguinolente ci siano state migliaia e migliaia di morti.

Il film ha inizio, in seguito alla sentenza del tribunale della Rivoluzione francese del 1789, con la decapitazione mediante ghigliottina della regina Maria Antonietta (Catherine Walker) il 16 ottobre 1793, la quale si dirige al patibolo mostrandosi al pubblico altezzosa e fiera. Ciò segna la fine della monarchia e l’inizio della repubblica francese. In quello stesso anno il giacobino Napoleone, da capitano di artiglieria ancora ventenne, riconquista con una tattica esemplare la città di Tolone cacciandone definitivamente gli inglesi. In seguito a questo successo, Napoleone viene nominato generale e, grazie alla sua inaspettata e crescente popolarità, in pochi anni da console a vita nel 1804 diventa imperatore dei Francesi con proclama del Senato, sancito da un plebiscito. Il suo amico Paul Barras (Tahar Rahim) in tutto questo lo aveva facilitato presentandole, nel 1796, l’intrigante e affascinante Giuseppina de Beauharnais, di cui Napoleone si invaghisce e che successivamente sposa con rito laico. Sarà stato forse questo inaspettato amore a trasferirgli quell’impulso conquistatore, derivante dal sogno di unire l’Europa sotto un’unica bandiera, che, sempre citando Manzoni, lo conduce “… Dall’Alpi alle Piramidi,/ dal Manzanarre al Reno,/ di quel securo il fulmine/ tenea dietro al baleno;/ scoppiò da Scilla al Tanai,/ dall’uno all’altro mar. … . Tutto ei provò: la gloria/ maggior dopo il periglio,/ la fuga e la vittoria,/ la reggia e il tristo esiglio:/ due volte nella polvere,/due volte sull’altar.

Una fotografia eccellente e un magnifica colonna sonora in sintonia con gli eventi accompagnano sia l’interpretazione indefinibile di Joaquin Phoenix a volte sicura a volte incerta, che esalta, contraddicendo la veridicità storica consolidata, il ruolo spietato e sferzante del duca di Wellington (Rupert Everett), sia quella di Vanessa Kirby che, in balia tra l’amore  e il potere di Napoleone, ne riesce a mettere in luce le continue contraddizioni.

Per inciso, nel saggio“I bottoni di Napoleone” (Longanesi, 2003) i due autori Penny Le Couteur e Jay Burreson si chiedono come sia stato possibile che l’esercito di Napoleone abbia fallito nella campagna di Russia del 1812? Dopo aver superato con migliaia di morti la battaglia di Borodino, la Grande Armata di Napoleone, costituita inizialmente da seicentomila soldati (italiani, austriaci, polacchi e francesi), trovò Mosca disabitata. L’inverno avanzava con il suo gran freddo e non rimaneva altra soluzione che ritornare in patria. Sulla strada del ritorno dopo la battaglia sul fiume Beresina avvenne la sconfitta definitiva delle truppe napoleoniche, il cui numero si ridusse a circa quarantamila soldati. Gli autori del saggio menzionato che sono chimici sostengono una tesi avvalorata da una particolare proprietà dello stagno che ne ha compromesso la vittoria. Per la temperatura molto bassa i bottoni di stagno delle uniformi francesi si disintegrarono al gelo dell’inverno russo, impedendo agli uomini di combattere. “I pochi soldati che ancora restavano agli ordini dell’imperatore stavano lottando con le residue energie contro la fame, le malattie e il gelo paralizzante … . Gran parte di loro erano destinati a perire, essendo insufficientemente vestiti ed equipaggiati per poter sopravvivere ai rigori di un gelido inverno russo”, quando la temperatura arriva e supera i dieci gradi sottozero.  Lo stagno, infatti, se permane al di sotto della temperatura di 13,2°C per un tempo sufficientemente lungo subisce una modifica strutturale e si trasforma in polvere. Ma questo sia lo zar Alessandro I  (Edouard Philpponnat) sia Napoleone non lo sapevano.

Filmografia

I duellanti (1977), Alien (1979), Blade Runner (1982), Legend (1985), Chi protegge il testimone (1987), Black Rain – Pioggia sporca (1989), THelma & Louise (1991), 1492 – La conquista del paradiso (1992), L’Alabatros – Oltre la tempesta (1996), Soldato Jane (1997), Il gladiatore (2000), Hannibal (2001), Black Hawk Down – Black Hawk abbattuto (2001), Il genio della truffa (2003), Le crociate – Kingdom of Heaven (2005), Un’ottima annata – A Good Year (2006), American Gangster (2007), Nessuna verità (2008). Robin Hood (2010), Prometheus (2012), The Counseior – Il procuratore (2013), Exodus – Dei e re (2014), Sopravvissuto – The Martian (2015), Alien Covenant (2017), Tutti i soldi del mondo (2017), The Last Duel (2021), House of Gucci (2021).

Francesco Giuliano


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Giuliano Francesco, siciliano d’origine ma latinense d’adozione, ha una laurea magistrale in Chimica conseguita all’Università di Catania dopo la maturità classica presso il Liceo Gorgia di Lentini. Già docente di Chimica e Tecnologie Chimiche negli istituti statali, Supervisore di tirocinio e docente a contratto di Didattica della chimica presso la SSIS dell’Università RomaTre, cogliendo i “difetti” della scuola italiana, si fa fautore della Terza cultura, movimento internazionale che tende ad unificare la cultura umanistica con quella scientifica. È autore di diversi romanzi: I sassi di Kasmenai (Ed. Il foglio,2008), Come fumo nell’aria (Prospettiva ed.,2010), Il cercatore di tramonti (Ed. Il foglio,2011), L’intrepido alchimista (romanzo storico - Sensoinverso ed.,2014), Sulle ali dell’immaginazione (NarrativAracne, 2016, per il quale ottiene il Premio Internazionale Magna Grecia 2017), La ricerca (NarrativAracne – ContempoRagni,2018), Sul sentiero dell’origano selvatico (NarrativAracne – Ragno Riflesso, 2020). È anche autore di libri di poesie: M’accorsi d’amarti (2014), Quando bellezza m’appare (2015), Ragione e Sentimento (2016), Voglio lasciare traccia (2017), Tra albori e crepuscoli (2018), Parlar vorrei con te (2019), Migra il pensiero mio (2020), selezionati ed editi tutti dalla Libreria Editrice Urso. Pubblica recensioni di film e articoli scientifici in riviste cartacee CnS-La Chimica nella Scuola (SCI), in la Chimica e l’Industria (SCI) e in Scienze e Ricerche (A. I. L.). Membro del Comitato Scientifico del Primo Premio Nazionale di Editoria Universitaria, è anche componente della Giuria di Sala del Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica 2018 e 2019/Giacarlo Dosi. Ha ricevuto il Premio Internazionale Magna Grecia 2017 (Letteratura scientifica) per il romanzo Sulle ali dell’immaginazione, Aracne – NarrativAracne (2016).