Niccolò Machiavelli

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Niccolò Machiavelli  di Lucio Villari

Solo agli uomini savi (intellettuali) il principe deve dare libero arbitrio a parlargli la verità e deve domandargli di ogni cosa e udire le opinioni, loro,  di poi deliberare da sé a suo modo.(Niccolò Machiavelli)

         In questo particolare periodo estivo sono solito affrontare, come negli anni precedenti, la lettura di un classico della letteratura, della filosofia o del teatro, (le Metamorfosi di Ovidio, le Confessioni di Sant’Agostino e la Medea di Eschilo).

         Quest’anno ho scelto di avvicinare e scoprire, attraverso il corposo saggio biografico, Niccolò Machiavelli di Lucio Villari (Edizioni Piemme), la vita e le opere di «un politico che conosceva gli uomini e voleva dire la verità» (definizione data da Antonio Genovesi, uno dei più importanti intellettuali del Settecento italiano, al Segretario fiorentino, all’autore del Principe e della commedia Mandragola).

         La figura di Niccolò Machiavelli (1469-1527), osservatore attento e acuto della realtà, dell’agire politico e scopritore dell’arte del governare lo Stato, viene ricostruita dallo storico Lucio Villari, nei momenti essenziali della vita tenendo presente il Rinascimento italiano ed europeo e i grandi dell’epoca: François Rabelais, Francesco Guicciardini, Ludovico Ariosto e Michel de Montaigne.

         Il periodo, in cui Machiavelli è vissuto, è stato caratterizzato da guerre, da lotte per il potere tra i tanti principi, che affollavano la geografia politica dell’Italia del tempo, da conflitti, da dissidi religiosi dentro la Chiesa e da insidie, che invogliavano agli intrighi.

         Il pensiero storico-politico di Machiavelli, espresso nei suoi scritti maggiori, il Principe (1513), i Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio (1517) e le Istorie fiorentine (1525), si basa sul senso della storia passata e della storia presente e sulla visione tragica e comica del vivere umano.

         L’autore del saggio, con intensa leggerezza e capacità narrativa, racconta l’originale vita di Machiavelli, partendo dal giorno della morte (21 giugno 1527) avvenuta pochi mesi dopo il sacco di Roma da parte dei Lanzichenecchi di Carlo V, d’Asburgo, dopo l’espulsione dei Medici da Firenze e la proclamazione della Repubblica.

         Nel raccontare la vita del Segretario fiorentino, la cui attività politica e diplomatica si svolse al servizio della Stato, della Signoria di Firenze, è inevitabile l’accostamento all’altro grande intellettuale del tempo, Francesco Guicciardini, consigliere politico e diplomatico e reggitore delle province dello Stato della Chiesa. Tra i due vi fu una comunanza di sentimenti politici sostenuta da una passione civile ed entrambi, protagonisti del Rinascimento, vissero una diversa dimensione esistenziale in una Italia inquieta e divisa.

         L’autore del Principe, per la rigorosa ricerca teorica basata sul rapporto vitale tra presente e passato, e per la capacità di pensare un possibile modello politico di buongoverno, è considerato lo scienziato della politica, «il costruttore di modelli non contingenti di uomini di Stato». Le opere politiche e il suo progetto teorico si basano sulla categoria dell’invenzione, sulla libertà di immaginazione, sulla vita di rappresentazione artistica del reale. Il nucleo germinativo della teoria politica di Machiavelli può ritrovarsi non solo negli scritti di storici e politici ma anche nelle opere di Dante, Petrarca, Tibullo, Ovidio e Ariosto.

         La biografia intellettuale di Machiavelli può essere suddivisa in due parti: la prima, nella quale si svolge la sua formazione, avviene durante gli anni di guerre e di violenza, durante l’esplosione della forte volontà di potenza della Chiesa, durante le lotte implacabili tra principati, città, signori e famiglie; la seconda, nella quale il segretario della Cancelleria vive il rapporto tra la realtà vissuta, studiata e osservata e la riflessione e la meditazione su di essa.  È questo il momento in cui Machiavelli, esperto diplomatico, trova i motivi ispiratori della sua teoria storica e politica; la storia utile per spiegare i problemi del presente e la politica per governare gli uomini basandosi sulle inafferrabili categorie della virtù, della fortuna e del caso.

         Machiavelli, figura affascinante che ha segnato con i suoi scritti la storia moderna e contemporanea, è stato un diplomatico sul campo, uno studioso di politica e dei suoi fondamenti teorici, uno scopritore della politica come cultura, come conoscenza degli uomini e delle cose, un indagatore del profondo degli uomini, un illuminista ante litteram, consapevole dei pericoli della fede e della religione, utilizzate come strumenti politici, e un critico dell’oscurantismo e dell’impostura religiosa.

         Come giovane segretario della Signoria Machiavelli, fin dagli esordi (1498), perfezionò il metodo di «pensare la politica», affrontò situazioni politiche e diplomatiche difficili in Francia, in Germania e a Roma. Nelle missioni in Italia e all’estero fu un autorevole diplomatico, un fedele servitore dello Stato, dotato di intuito politico, molto sicuro di sé e dei suoi mezzi culturali e fu molto stimato dal gonfaloniere Piero Soderini, capo della Signoria repubblicana. Fu un funzionario attivo e fedele scarsamente retribuito come attestano testimonianze epistolari.

         Nel corso dell’intensa attività diplomatica Machiavelli fu interprete politico degli avvenimenti di cui si occupava, mettendo in risalto l’importanza della prontezza e abilità delle decisioni da prendere in politica in difesa della libertà da conquistare e difendere.

         Nel 1503, durante il suo soggiorno a Roma per seguire il conclave, che elesse papa Giulio II, Machiavelli incontra Cesare Borgia, tipo ideale di Principe, da cui rimase deluso per la sua incapacità di agire e decidere. Immerso nel suo ufficio di segretario Machiavelli si accinge a varare una riforma militare per difendere Firenze e per stabilizzare il regime politico repubblicano e democratico-popolare, retto dall’amico gonfaloniere Piero Soderini.

         Gli anni dal 1506 al 1512 costituiscono il periodo in cui Machiavelli partecipa, con energia psicologica, versatilità culturale e passione politica, a una intensa attività diplomatica con missioni interne e internazionali. Man mano che gli obblighi d’ufficio lo portano a uscire dalle strettoie burocratiche della Segreteria acquista spessore ed esperienza che lo aiutano a scoprire, con intelligenza, i segreti del mestiere di diplomatico.

         Machiavelli si convince sempre di più che l’ultima parola della politica spetti ai rapporti di forza e al potere del capo del governo, al Principe, e che ogni cittadino debba essere al servizio di una patria libera (come la sua Firenze governata democraticamente).

         Nel 1512 Machiavelli, con il mutamento del regime politico (ritorno dei Medici) è licenziato e condannato a un anno di confino in campagna (a San Casciano in Val di Pesa) e a una multa di mille fiorini d’oro. Con amarezza e sconforto viene espulso dalla vita pubblica e inizia un ingiusto e inquieto esilio.

         Nella solitaria quiete di San Casciano Niccolò scrive Il Principe, un saggio tagliente e imperativo, l’opera (dedicata a Lorenzo junior de Medici) che ha segnato il pensiero moderno e ha determinato la nascita della Politica come scienza e pratica di governo, distinta dall’etica. Il Principe è un viaggio nella storia e nella modernità della politica che studia l’anatomia dell’azione politica, caratterizzata dalla forza positiva, utilizzata per sottomettere la negatività e naturalità della violenza, e dalla capacità di mantenere il potere per realizzare il buongoverno dello Stato dando tranquillità e benessere ai sudditi.        Per Machiavelli Cesare Borgia, il duca Valentino, era il modello del Principe magnanimo e liberale capace di governare uno Stato unito, stabile e ben sostenuto da «buoni ordini», da ordinamenti ben definiti, in cui l’interesse generale prevalga sull’interesse individuale. Il Principe, per avere autorità e stabilità nello Stato, deve difendere l’eguaglianza dei cittadini per un bilanciamento dei poteri (anticipando così Montesquieu che sulla suddivisione e sull’equilibrio dei tre poteri si fonderanno i regimi liberali e parlamentari moderni).

         Machiavelli, lo scienziato della politica, il fine diplomatico, l’uomo d’azione sempre al servizio della Repubblica, l’«historico comico e tragico» (come si autodefinì in una lettera a Francesco Guicciardini), l’intellettuale che visse in una Italia dilaniata e divisa, terra di conquista e senza identità nazionale, è stato uno scrittore, un commediografo che ha riunito, in una forma esistenziale, la forza intellettuale e l’immaginazione sfrenata.

         La biografia di Niccolò Machiavelli di Lucio Villari, scritta in modo avvincente e piacevole, è «il racconto di una vita di forti sentimenti vissuti nel contrappunto di un pensiero complesso, di plurali scritture con la sensualità e l’esprit di un uomo libero».


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