I daini stanno mettendo a dura prova la biodiversità della Foresta Demaniale. Lo spiegano in una nota i vertici dell’Ente Parco, non poco preoccupati dall’elevato pascolo e dall’alta pressione di brucatura degli animali che generano una riduzione della ricchezza delle comunità biologiche e un decremento della qualità dell’habitat.
I recenti monitoraggi confermano, infatti, una situazione allarmante che necessita di interventi urgenti per la salute e la conservazione dell’intero ecosistema. La Foresta Demaniale, Zona Speciale di Conservazione, racchiude un patrimonio naturalistico ricco ed estremamente vario, e per le sue caratteristiche nel 1977 è stata dichiarata “Riserva della Biosfera”, nell’ambito del Programma “L’uomo e la biosfera”, Man and the Biosphere – MAB. Quella che oggi è conosciuta come Selva di Circe, è infatti uno dei rari esempi meglio conservati e più estesi di foresta di pianura esistente in Italia. Si estende per circa 3.300 ettari e mantiene molte peculiarità della Selva di Terracina, foresta costiera che, prima della bonifica degli anni Trenta, occupava oltre 11mila ettari.
“Tra le principali cause dello stato di sofferenza in cui versa oggi la Foresta Demaniale figura l’impatto della popolazione di daino – specie introdotta recentemente, agli inizi degli anni ’50 del secolo scorso – che, allo stato attuale, ha raggiunto una densità di popolazione molto elevata tale da determinare importanti danni al soprassuolo boschivo e alla rinnovazione forestale. Secondo l’ultima stima complessiva realizzata quest’anno la consistenza dei daini all’interno della Foresta demaniale è pari a 1767 con un aumento del 39% della popolazione rispetto a 5 anni fa. L’elevato pascolo e l’alta pressione di brucatura determinano una riduzione nella ricchezza delle comunità biologiche ed una perdita della qualità dell’habitat che può portare anche a diffuse estinzioni a scala locale di specie vegetali di pregio. Gli effetti negativi si ripercuotono, ovviamente, su tutto l’ecosistema, mettendo a rischio varie specie native tra cui la testuggine comune o testuggine di Hermann, l’istrice, il moscardino e, in particolare, la lepre italica, una delle specie di mammiferi di elevato interesse conservazionistico poiché specie endemica dell’Italia centro-meridionale e della Sicilia presente all’interno della Foresta demaniale con una piccola popolazione, che dagli ultimi monitoraggi sembra manifestare un preoccupante declino”.
“Tutto ciò rende necessario e urgente – si legge ancora nella nota – l’intervento dell’Ente Parco la cui priorità è proprio la tutela della biodiversità, ed è in quest’ottica che proseguono le attività legate al Piano gestionale di controllo del daino nella Foresta Demaniale il cui obiettivo è, appunto, la riduzione della densità di popolazione e che prevede diversi scenari di attuazione. L’Ente Parco, darà priorità alle soluzioni non cruente, quali la traslocazione dei capi sterilizzati in recinti a scopo ornamentale (cosiddette “adozioni”) o la traslocazione dei capi all’interno di recinti in aziende agri-turistico-venatorie. Se ciò non dovesse essere sufficiente a raggiungere gli obiettivi condivisi anche con il Ministero dell’Ambiente, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale e la Regione Lazio, l’Ente Parco metterà in atto anche altre soluzioni – che seppure sembrino più drastiche – sono, peraltro, già messe in campo in altre Aree Protette per la gestione degli squilibri ecologici causati da elevate densità di alcune specie. Prossimamente saranno pubblicati i bandi per l’attuazione delle diverse attività.


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