Piero Gobetti: “Un fiore che non è aperto del tutto”

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 “Un fiore che non si è aperto del tutto”                              Chi sa combattere è degno di libertà.                                        Piero Gobett 

Piero Gobetti è stato scrittore, uomo politico, un intellettuale e antifascista intransigente e severo e una straordinaria personalità del Novecento per il suo impegno culturale e civile. Importante fu la sua formazione umana, politica e intellettuale.

Nell’ottobre del 1918 si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza dell’Università di Torino e come disse uno dei suoi professori, R Ruffini, divenne ben presto da “scolaro” a “maestro”.            All’età di diciotto anni diede vita al quindicinale Energie nuove, rivista culturale che si ispirava alla filosofia di Benedetto Croce e Giovanni Gentile, al liberalismo di Luigi Einaudi e all’attività politica di Gaetano Salvemini.

Appena ventenne, dopo che Benedetto Croce e Luigi Albertini votarono la fiducia al primo governo Mussolini scrisse in maniera profetica e lungimirante: «Bisogna sapere che il fascismo è e sarà per molto tempo padrone. Gli deve resistere solo chi è disinteressato. Gli altri collaborino. Noi siano disposti anche a morire di fame».

A 22 anni fu direttore della rivista settimanale La rivoluzione liberale, dove compì scelte politiche, di vita e di lavoro, che fece di lui un personaggio pubblico portatore di un nuovo progetto politico. Come organizzatore culturale e politico intendeva porsi come voce di un’opera rinnovatrice in cui si dovessero incontrare le élites intellettuali della borghesia e le coscienze più attive del proletariato.

Nel constatare la crisi dello stato liberare, la marcia su Roma e il governo Mussolini del 1922, Gobetti con amarezza scrisse: «con quanta indifferenza sono considerate le libertà più elementari di stampa, di associazione, di parola» ed elaborò la sua lucida tesi sul fascismo come «sintesi spinta alle ultime conseguenze, delle storiche malattie italiane: retorica, cortigianeria, demagogia, trasformismo».

Come editore fondò nel marzo del 1923 una casa editrice di opposizione e di avanguardia, uno spazio nuovo che attirò politici autorevoli e giovani letterati esordienti. Con questa iniziativa furono poste le basi della sua azione politica e delle principali opere successive e si definirono con efficacia e rapidità le sue scelte professionali.

Mussolini, che aveva ben compreso il vigore culturale di quello straordinario giovane torinese, telegrafò personalmente al prefetto di Torino, scrivendo: «Rendere difficile vita questo insulso oppositore governo e fascismo»                                                                                                                                            Piero Gobetti, giovane uomo di cultura, suscitatore di idee e di energie, scrisse senza mai autocensurarsi contro il fascismo e per i suoi scritti fu bastonato dalle camicie nere e fu costretto ad andare in esilio a Parigi, dove cercò una casa per accogliere  la moglie Ada Prospero (compagna di studi e di impegno politico) e il figlio Paolo (che aveva appena cinque settimane di vita).                                                                                                Durante il suo breve soggiorno nella capitale francese (dodici giorni) fu arrestato con l’accusa di appartenere «a gruppi sovversivi che complottano contro lo stato». Morì nella notte del 15 febbraio del 1926. I suoi funerali si svolsero nella chiesa di Saint Honoré d’Eylau con una grande folla di antifascisti e fu sepolto nel monumentale cimitero di Père Lachaise.                                                                                                                    Il giovane Gobetti collaborò con i rappresentanti della migliore cultura italiana: da Luigi Einaudi a Lelio Basso, da Giuseppe Prezzolini a don Luigi Sturzo e Calo Levi. Pubblicò nella sua rivista la raccolta di poesie, Ossi di seppia, del giovane poeta Eugenio Montale; conobbe Antonio Gramsci e come critico letterario e teatrale scrisse sul periodico politico- culturale Ordine nuovo.                                                                                            Durante la breve vita di scrittore e giornalista scrisse testi dedicati alla storia, alla letteratura, alla politica e alla filosofia: La filosofia politica di Vittorio Alfieri (1923), un saggio sulla tirannide; La frustra letteraria (1923), una raccolta di brevi saggi di critica teatrale; La rivoluzione liberale (1924), un importante saggio teorico. Postume furono pubblicate le raccolte di saggi (1926), Risorgimento senza eroi, centrati sulla vicenda risorgimentale e Paradosso dello spirito russo che contenevano studi sulla letteratura russa e sugli avvenimenti della Russia rivoluzionaria.                                                                                                    La figura e l’opera politica e culturale di Piero Gobetti dovrebbero essere di esempio per i giovani di oggi, desiderosi di impegnarsi in politica, come ha scritto il sociologo tedesco Max Weber, «con passione e discernimento».

 


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