Priverno tiene aperte le sue scuole nei giorni del 30 e 31 marzo, come da normativa prevista per la zona arancione in cui da domani entrerà il Lazio. 

Il sindaco Bilancia non emette ordinanza di chiusura, dissociandosi dall’operato dei colleghi dei diversi comuni pontini, che hanno prorogato direttamente al 7 aprile la riapertura dei plessi.

I social la attaccano e lei ribatte sugli stessi canali con una lunga nota di cui forniamo un ampio stralcio. 

“Credo che accada solo da noi che alcune persone, tra le quali ci sono anche aspiranti amministratori, contestino, con toni non sempre adeguati, il fatto che a Priverno si possa e si debba tornare a scuola, nel rispetto di una legge generale.

Nella mia veste di sindaco, ma anche in quella di dirigente scolastico, ho sempre rispettato le Istituzioni che rappresento, perché solo in questo modo si rispettano i cittadini, non certamente agendo d’impulso o per fini particolari, tra cui quello di compiacerli.

Le scuole, come si sa, vengono chiuse o aperte dallo Stato o dalle Regioni; i sindaci possono, soltanto in caso di pericolo per le persone, per ragioni urgenti e contingenti, superare la norma generale con le ordinanze.

E secondo alcuni avrei dovuto ordinare la chiusura delle scuole perché ci sono troppi casi di contagio, perché la riapertura è per soli due giorni prima delle vacanze pasquali e perché lo hanno fatto altri sindaci (naturalmente più bravi di me). Questo è quello che ho letto oggi in alcuni post e, in uno, anche che per fare il sindaco ci vogliono “cuore, testa e attributi”, cose che io non ho e che invece avrebbe chi lo ha scritto, che il sindaco non è riuscito mai a farlo.

Lasciando, però, alle loro certezze coloro che sentenziano tesi e contro tesi dal mattino alla sera sui social, vorrei spiegare a chi è sinceramente preoccupato per la riapertura della scuola che a meno che non ritenessimo le scuole un luogo pericolosissimo, tale da minare la sicurezza dei bambini e del personale, non possiamo che seguire, come sempre facciamo, le indicazioni di chi ci governa. Diversamente ometteremmo di fare tutti il nostro dovere.

Vorrei, però, provare a dare tranquillità a chi è preoccupato, richiamando i rapporti sempre più numerosi, elaborati da studiosi ed esperti, che hanno dimostrato come la chiusura delle scuole non fa sicuramente diminuire i casi di contagio, ma addirittura sembrerebbe farli aumentare. E oltre le statistiche degli studiosi, ne abbiamo prova concreta anche noi: da febbraio, particolarmente dalla seconda metà, e fino al 12 marzo abbiamo registrato pochissimi casi di contagio.

A distanza di una settimana dalla chiusura delle scuole per effetto delle restrizioni della zona rossa, scattata il 9 di marzo, i contagi sono aumentati notevolmente, complice anche il cluster della casa di riposo.

Sarà un caso? Forse, ma la stessa cosa è successa durante le vacanze di Natale quando con le scuole chiuse abbiamo avuto un’impennata di casi, probabilmente anche a causa di come sono state vissute le festività da parte di alcuni. Comunque sia le scuole chiuse non hanno fatto calare i casi di contagio, questo è certo.

Come è certo che le scuole chiuse tengono i bambini a casa, spesso con i nonni ed altri parenti, che hanno rapporti e contatti con altre persone per lavoro, per bisogni vari e spesso anche per convivialità, nonostante questo sia ora vietato. Ecco perché non ha senso chiudere le scuole se non si chiude tutto il resto.

La scuola che viene sempre sacrificata, a mio parere troppo facilmente, è fondamentale per la crescita dei nostri bambini, e anche se con la dad abbiamo messo una buona toppa allo strappo che la chiusura forzata delle scuole ha causato, non possiamo continuare a togliere loro tutto quello che solo la scuola in presenza può offrire.

Dobbiamo fare il massimo per tenere le scuole aperte e non perdere altre opportunità, ogni giorno di scuola perso è un giorno in meno di esperienze ricche e positive per la crescita dei nostri bambini.

Ecco perché la ragione di chi sostiene che per due giorni non vale la pena andare a scuola non regge, e lo ha capito bene chi ci governa e deve assumersi responsabilità di gran lunga superiori alle nostre.

Poi, si può sbagliare e forse a volte avrò sbagliato, ma non mi mancano né il cuore, né la testa e nemmeno il coraggio delle mie azioni”.


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