“Quella notizia è inventata”. Al fango lanciatole addosso da Agostino Riccardo, che l’ha accusata di aver fatto avere nel 2013 35mila euro al clan Travali (colpito nei giorni scorsi da 19 arresti) per comprare voti e attaccare manifesti a favore di Pasquale Maietta, all’epoca astro nascente del partito, Giorgia Meloni replica smentendo tutto e promettendo querele a pioggia.

“Io non faccio affari con i rom”, assicura durante una diretta su Facebook in cui accusa il quotidiano La Repubblica per aver fatto da megafono a un pentito che rivanga presunti fatti di otto anni fa. “Devo pensare che gli inquirenti l’abbiano considerata infondata altrimenti mi avrebbero chiesto conto di una notizia che mi infanga – argomenta la leader di Fratelli d’Italia – e mi chiedo come sia possibile che una rivelazione del genere sia finita su Repubblica, senza che nessuno abbia inteso chiedermi un punto di vista”.

Ad apparire ancora più strano è che dal passato arrivino certe accuse in un momento in cui il partito della Meloni macina consensi e, oltre ad avere staccato il Movimento 5 Stelle, punta a superare un Partito democratico in tilt totale.

A tirare in ballo la presidente di FdI è stato il collaboratore di giustizia Riccardo, mentre a dargli visibilità è stata La Repubblica con un articolo pubblicato  in esclusiva e senza chiedere alcun contraddittorio alla Meloni. Si parla di un presunto fatto risalente a ben otto anni fa, in occasione delle elezioni politiche.

IL VERBALE CHE TIRA IN BALLO LA MELONI

“Maietta ci presentò Giorgia Meloni – avrebbe detto il pentito – era presente anche il suo autista. Parlavamo della campagna elettorale e Maietta disse alla Meloni che noi eravamo i ragazzi che si erano occupati delle campagne precedenti per le affissioni e per procurare voti”.

Nell’articolo viene poi messo l’accento sul fatto che Maietta fosse il terzo della lista (preceduto da Rampelli e dalla Meloni) e che Rampelli, anche se eletto, si fosse dimesso per fare posto a Maietta. E ancora: viene data visibilità alle dichiarazioni fatte da Riccardo durante il processo “Alba Pontina” che riguarda l’organizzazione mafiosa che sarebbe stata costituita a Latina dalla fazione di Campo Boario dei Di Silvio. In quell’occasione avrebbe sostenuto che Maietta nel 2013 riuscì a entrare alla Camera dei deputati “dopo che noi minacciammo pesantemente Fabio Rampelli, costringendolo a optare per l’elezione in un altro collegio e a liberare così il posto”.

Riccardo, in relazione all’incontro che alcuni membri del clan avrebbero avuto con la leader di Fratelli d’Italia, avrebbe poi riferito che Maietta avrebbe detto alla Meloni che i ragazzi del clan Travali dovevano essere pagati, e che lei avrebbe risposto di parlarne con il suo segretario. Il quale in disparte avrebbe dichiarato: “Senza che usiamo i telefoni diamoci un appuntamento presso il Caffè Shangri-la a Roma”.

Ma, essendo una destinazione complicata da raggiungere, l’appuntamento sarebbe stato fissato poi al distributore che è ubicato dall’altra parte della strada, all’altezza dello Shangri-la: “Ci ha detto di aspettare in un parcheggio lì vicino entro le ore 12”. Il segretario sarebbe arrivato da una strada interna, nei pressi del centro commerciale Euroma 2:

“Ci ha portato all’interno di una busta del pane 35mila contanti”. “Prima di andare via ci disse: ‘Mi raccomando, io non vi conosco. Non vi ho mai dato niente’. Noi lo rassicurammo in tal senso – ha fatto sapere infine Riccardo – era venuto con una Volkswagen berlina, la stessa vettura con la quale aveva accompagnato la Meloni a Latina”.

(Fonte Il Giornale )


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