Rottamazione delle cartelle esattoriali. Una argomento scottante al centro del dibattito politico anche con il nuovo governo di centro destra. Per cercare di capire bene di cosa si tratta, della dimensione del fenomeno e del modo nel quale anche questo governo si è interfacciato col problema, abbiamo parlato col dottore commercialista Luca Protani. 45 anni, professionisti di Latina, Protani è commercialista e revisore dei conti, esperto di scienze economiche e giuridiche ci ha fornito il suo punto di vista sottolineando anche i lati oscuri della metodologia con la quale il problema viene comunemente affrontato.
“La legge di Bilancio 2023 – ci ha detto – tra le varie disposizioni fiscali, comprende anche la quarta edizione della “rottamazione” delle Cartelle esattoriali. Peccato non si sia approfittato dell’occasione per correggere i principali difetti che hanno avuto le precedenti edizioni, soprattutto in merito alla disparità di trattamento tra contribuenti ed all’appetibilità ad aderire.
Ritengo quindi che anche questa rottamazione quater avrà, purtroppo, poco successo, non tanto nella presentazione delle domande di richiesta (sicuramente numerose), ma nella sua definizione conclusiva e cioè nel pagamento in unica soluzione o in forma rateale”.
Ma cerchiamo di fare chiarezza: perché, ormai da diversi anni tutti i vari governi che si sono succeduti si trovano ad affrontare il problema della “rottamazione delle cartelle esattoriali”?
Il problema di fondo sta nel cosiddetto “magazzino” dell’Agenzia delle Entrate. Si tratta dei crediti non riscossi da parte dell’Erario che nel 2022 ha sfondato il tetto dei 1.100 miliardi di €. Una cifra mostruosa se si pensa che la manovra di Bilancio ammonta appena a 35 miliardi…
Dentro questo ‘magazzino’ ci sono tasse, imposte e contributi non riscossi, soldi che lo Stato vanta nei confronti di famiglie ed imprese e che però non riesce a recuperare. Sono diventati una montagna di cartelle esattoriali: l’ultima stima parta addirittura di ben 140 milioni di cartelle.
La metà di queste cartelle ha un importo basso, sotto i mille euro, e una buona parte, quelle assegnate alla riscossione tra il primo gennaio 2000 ed il 31 dicembre 2015, finirà (per fortuna) nel “cestino” grazie all’altra misura prevista ossia la “pace fiscale”, che non è altro che un “mini condono”.
Il problema riguarda però la restante parte: “Siamo l’unico paese del mondo occidentale ad avere un magazzino con crediti di 22 anni: un magazzino così è ingestibile” – queste le dichiarazioni rilasciate in una recente intervista dal Direttore dell’Agenzia delle Entrate Enrico Maria Ruffini, il quale ha paragonato l’arretrato dei crediti fiscali al debito pubblico italiano che ammonta a poco più di 2.700 miliardi di €. Se questi crediti fossero tutti riscossi, potrebbe sparire circa la metà del debito, ma molti di questi crediti sono ormai inesigibili e restano iscritti a bilancio dei diversi enti pubblici (statali e locali) come “abbellimento” del risultato di esercizio.
La scelta (Politica) è stata quella di affrontare tale problema con provvedimenti di “grazia” come i condoni, la rottamazione, il saldo e stralcio, che però non hanno portato alla riduzione del Magazzino. Anzi, il flusso di tasse non pagate che ogni anno entra in “magazzino” sembra inarrestabile: è sette volte superiore ai crediti che l’Agenzia delle Entrate-Riscossioni riesce a riscuotere. Una gestione semplicemente Fallimentare.
Ecco quindi il motivo di fondo per il quale ogni Governo, presente e futuro, non potrà fare a meno di dover affrontare il problema del Magazzino.
Tornando quindi alla Rottamazione quater (come per le precedenti edizioni) lo scopo è quello appunto di poter smaltire tale Magazzino portando la sua consistenza a valori accettabili per un paese che si dice democratico ed evoluto. “Sia questa versione – ci dice Protani – che le precedenti hanno purtroppo mantenuto delle condizioni che le rendono poco appetibili generando in alcuni casi anche aspetti di disparità di trattamento tra contribuenti. Ricordiamo che già la precedente definizione agevolata detta “Ter”, prevedendo per i contribuenti un periodo di tempo più lungo per estinguere il debito, è stata migliore e più appetibile rispetto alle due precedenti. La prova di tale affermazione è stata ampiamente dimostrata dalle enormi richieste di definizione agevolata che furono presentate nella terza edizione. La buona volontà dei contribuenti che hanno presentato l’istanza si è scontrata però con i fatti, ovvero rate di importo elevato nonostante la rateizzazione più lunga rispetto alle prime due edizioni e di conseguenza si è formata una innumerevole mole di contribuenti cosiddetti “decaduti” perché non sono stati in grado di adempiere alla promessa di pagare tutte le rate causa crisi economica, covid-19 e quant’altro.
Vien da pensare: se il Governo ripropone una “tregua fiscale” ad ampio raggio vuol dire che non sono servite a niente le precedenti tre edizioni di rottamazione cartelle, un saldo e stralcio e due edizioni di cancellazione automatica delle mini cartelle.
Risulta evidente che la principale causa del fallimento delle passate sanatorie/condoni è stata la previsione di un periodo troppo breve per pagare a rate (lo stesso errore dell’attuale rottamazione quater).
Ora, con la quarta edizione anche i decaduti sono per così dire “ripescati” e hanno anche loro la possibilità di richiedere una nuova rottamazione; ma saranno in grado insieme agli altri contribuenti di rispettare le scadenze ed arrivare al pagamento dell’ultima rata?”
E ancora: “A mio parere la risposta, allo stato attuale, è no. Affinché la nuova e quarta definizione agevolata produca gli auspicati effetti e raggiunga un maggior gettito, le regole stabilite avrebbero bisogno di queste disposizioni normative integrative: Far rientrate nella rottamazione quater i debiti iscritti a ruoto fino al 31/12/2022 e non fino al 30/06/2022; di conseguenza includere anche i debiti iscritti a ruolo entro il 15/01/2023, sia per aumentare le entrate, sia per evitare una disparità di trattamento fra coloro i cui debiti sono stati affidati all’Agente della riscossione entro il 31/12/2022 e quelli che, incolpevolmente, li hanno avuti affidati poco dopo tale data;
Aumentare ulteriormente il periodo di tempo per effettuare il pagamento dai 4 anni e sei mesi (18 rate trimestrali) previsti a 10 anni, anche in considerazione del fatto che la rateizzazione ordinaria dei debiti iscritti a ruolo è prevista in 6 anni e quella straordinaria in 10 anni;
Allo stato attuale la rottamazione quater prevede il pagamento delle somme in unica soluzione, entro il 31 luglio 2023, ovvero nel numero massimo di diciotto rate, la prima e la seconda delle quali, ciascuna di importo pari al 10% delle somme complessivamente dovute ai fini della definizione, con scadenza rispettivamente il 31 luglio ed il 30 novembre 2023 e le restanti, di pari ammontare, con scadenza il 28 febbraio, il 31 maggio, il 31 luglio ed il 30 novembre di ciascun anno a decorrere dal 2024. Un piano allucinante, che sembra studiato ad arte per raggiungere il miglior gettito nel primo anno. Faccio un esempio: Il Sig. Mario Rossi ha la possibilità di rottamare debiti al netto di sanzioni, interessi, aggi per euro 100 mila. Le prime due rate del 31/7 e de 30/11 2023 sono pari ad euro 10 mila ciascuna. Ciò vuol dire che il Sig. Rossi in 4 mesi deve avere disponibili 20 mila euro. La mia previsione è la seguente: la maggior parte dei contribuenti che, minuziosamente faranno delle ipotesi ante presentazione dell’istanza, si ritirerà indietro ancor prima di averla presentata; gli altri, invece presenteranno la domanda ma decadranno alla prima o alla seconda rata perché non saranno in grado di sostenerla e quindi ritorneranno ad esistere i cosiddetti “decaduti”.
Oltre alla rottamazione, è stato previsto anche lo stralcio dei debiti fini a 1.000 euro esistenti al 31/12/2015. Peccato che i Comuni avrebbero dovuto adottare una delibera di accettazione dell’annullamento dei loro crediti inizialmente entro il 31/01/2023 poi prorogato al 31/03/2023 e l’operazione “pulizia magazzino cartelle” doveva essere conclusa dall’Agenzia Entrate Riscossione entro il 31/03/2023 poi prorogato al 30/04/2023. Chiaramente lo stralcio deve essere effettuato precedentemente alla rottamazione perché fra le rateazioni in corso e le probabili cartelle che verranno eliminate, il contribuente per capire cosa può e non può rottamare è obbligato ad attendere le decisioni dei Comuni ed il lavoro di pulizia dell’Agenzia Entrate Riscossione, ed è palese ormai che visto il poco tempo rimasto, sarà inevitabile e necessaria un’ulteriore proroga dei termini, ampliando il margine temporale di presentazione delle istanze di adesione, prevedendo l’inoltro della domanda fino al 30 settembre rispetto alla data attuale del 30/04/2023. I tempi sono troppo stretti!!!!
A questo punto: cosa fare? Conviene aderire alla rottamazione? Quali i vantaggi principali e quali le insidie?
Il mio consiglio è quello di farsi seguire sicuramente da un professionista del settore e procedere nel seguente modo: analisi della situazione debitoria complessiva risultante dalla banca dati dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione; Valutare ogni singola cartella per vedere quali benefici comporterebbe l’eventuale rottamazione: infatti non sempre può convenire rottamare; principalmente la rottamazione annulla tutte le sanzioni, gli aggi e gli interessi dovuti lasciando come debito residuo solo la quota del tributo originariamente dovuto; è importante quindi capire a quanto ammonta la sanzione e gli interessi per capire pienamente se vale la pena rottamare: infatti le sanzioni fiscali possono variare da un 30% a salire in base al tipo di omissione commessa, dal semplice mancato pagamento a quelle più pesanti in caso di infedele o omessa dichiarazione; ecco quindi che potrebbe essere saggio aderire alla rottamazione per quella singola cartella perché potremmo vederci ridurre l’importo della stessa anche del 50% e più; ci sono invece altre cartelle per le quali le sanzioni in esso contenute sono, per diverse ragioni, molto contenute e quindi potrebbe non convenire rottamarle ma procedere alla semplice rateizzazione per spalmare il debito su un periodo sicuramente più lungo rispetto a quello oggi previsto per la rottamazione.
Valutare l’impegno economico/finanziario che ne deriva e se ci sono i presupposti per la sostenibilità. L’attuale versione della rottamazione permette di presentare più domande di rottamazione, ognuna contenente cartelle diverse. Quindi, sempre dietro la supervisione di un consulente, valutare la possibilità di presentare più piani di rottamazione in modo da poter gestire i pagamenti in base alle proprie possibilità finanziarie che potrebbero subire delle variazioni nell’arco di tempo previsto (4 anni e mezzo): in pratica se durante il periodo di ammortamento dovessimo trovarci in difficoltà economica si potrebbe valutare di portare avanti con i pagamenti solamente la rottamazione che contiene le cartelle per le quali il beneficio è stato più evidente e far decadere le altre dove il beneficio è stato minore”.
Insomma, in conclusione il dottor Protani sottolinea che: “Sicuramente questi strumenti (rottamazione, saldo e stralcio e condoni) sono utili e necessari per smaltire il magazzino fiscale ma dovrebbero essere accompagnati da una profonda riforma di tutto il sistema fiscale. Infatti la domanda giusta da porsi è proprio questa: perché il flusso in entrata è notevolmente inferiore a quello recuperato? Confido che con il progetto di riforma del sistema fiscale, attualmente i corso, si pensi ad un regime fiscale più equo e semplice, basato su un sistema di interessi contrapposti che in maniera automatica portino i contribuenti a pagare il giusto in base alle propria capacità contributiva e dare all’Agenzia delle Entrate un sistema facile da gestire per le procedure di accertamento e riscossione”.


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