Uno spettacolo indecoroso quello che si è parato davanti agli occhi della pattuglia dell’Associazione Nazionale Carabinieri di Sabaudia, accorsa l’altro giorno in quel che resta dell’ex caseificio di via Biancamano, su segnalazione di un residente nei paraggi che aveva notato all’esterno una presenza abnorme di rifiuti e un probabile allaccio abusivo alla vicina cabina Enel, visibilmente forzata.

Ed infatti, come appurato dall’Anc, quel filo portava proprio all’interno del rudere dove i volontari del maresciallo Enzo Cestra sono stati costretti a confrontarsi con una situazione di degrado igienico-sanitario allarmante, pericolo tangibile per la salute pubblica, in particolare per chi è solito servirsi dell’immobile come tetto sotto il quale trascorrervi la notte.

E dire che quelle mura diroccate dove una volta aveva sede una delle realtà produttive più rosee della città, si trovano lungo via Biancamano, proprio in prossimità dell’ingresso di Sabaudia più utilizzato per quanti provengono da Roma e dal nord della provincia pontina. E non sono certo un bel vedere per visitatori e turisti.

Una stortura, davanti alla quale i prossimi amministratori non potranno girarsi dall’altra parte, ma dovranno necessariamente affrontare con coraggio e caparbietà per sanare una ferita presente da circa 30 anni sul tessuto di Sabaudia.

Al termine dell’intervento il presidente del nucleo di protezione civile dell’Anc ha inoltrato dettagliata relazione al Commissario del Comune di Sabaudia, Carmine Valente, al Comando della Polizia Locale, al Comando della Stazione dei Carabinieri, all’Enel e alla Sala operativa agenzia protezione civile Regione Lazio.


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