Sabaudia, città di artisti, poeti, scrittori e anche uomini politici. Eh già, perché da qualche tempo la località sul lago di Paola sembra essere diventata la meta più ambita dai nomi più importanti del Parlamento. Una sorta di scelta bipartisan che vede sulla stessa linea tutto l’arcobaleno della politica nazionale. L’anno scorso, in una infuocata serata di agosto, nel tripudio di bandiere leghiste, in una Piazza del Comune gremita come solo nelle occasioni di maggior richiamo, Matteo Salvini diede la prima, decisa spallata al governo gialloverde di cui pure era vice premier e ministro dell’Interno, precedendo di qualche giorno il famoso annuncio del “Papeete” che mandò all’aria il flirt con il Movimento 5 Stelle e decretò la caduta del primo esecutivo guidato da Giuseppe Conte. Un paio di settimane fa il leader della Lega, ospite con famiglia al seguito dell’onorevole Durigon, tornò sul “luogo del delitto” trovando il tempo di fare un salto in spiaggia, d’incontrare il coordinamento sabaudiano del partito, senza sottrarsi, in classico abbigliamento da turista, a qualche scatto di rito. Poi una breve visita a San Felice, dove guarda caso più o meno nelle stesse ore si era fermato a pranzo in un noto ristorante il suo ex compagno di governo, Luigi di Maio. Il tutto documentato da foto con il personale del locale. In questo week-end l’attuale ministro degli Esteri è stato avvistato, insieme alla compagna, in uno storico stabilimento del litorale di Sabaudia. E’ una casualità, uno scherzo del destino che Gigino e Matteo abbiano stranamente preso a frequentare gli stessi luoghi? Certo, il mare, la spiaggia, il verde incontaminato del Parco emanano un fascino a cui è difficile resistere. E chiunque potrebbe esserne travolto. Per carità, i gusti possono essere gli stessi. Qualche dubbio sulla convergenza dei tempi però nasce. E se. appunto, questa curiosa contemporaneità stesse a significare un ritorno di fiamma, il ribollire di passioni dimenticate? Oggi nè Salvini nè Di Maio vedono di buon’occhio il presidente del consiglio in carica. L’uno, ovviamente, scalpita per tirarlo giù dalla poltrona e andare a nuove elezioni, l’altro perché sente di essere stato messo all’angolo dalla crescente popolarità di Conte, complice anche un sondaggio recente, non si sa quanto credibile, che dà i 5 Stelle al 30% nel caso in cui a guidarli fosse il premier. Motivi più che validi in politica per un colpo di mano. A questo punto la domanda sorge spontanea. E se fosse proprio il promontorio del Circeo, al riparo da sguardi indiscreti, lo sfondo ideale all’intreccio di eventuali nuove trame di Palazzo?


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