Senso e Controsenso : La Scuola

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Non sembra peregrino dubitare che la scuola italiana sia esemplare permanendo il suo stato comatoso proprio di un’inferma in perenne terapia intensiva. Da anni un “casus vocativus” nel senso che si continua a invocarne invano la riforma quanto meno un serio aggiornamento a partire dall’insegnamento delle discipline Greco e Latino per finire ai cosiddetti esami di Stato o maturità oggi più di allora una “pazza idea”, più esattamente un’idea astratta, parafrasando  Hegel un’idea mai “uscita da sé” per concretizzarsi in una realtà cogente e non apparente; una scuola ove vige l’assenza di una “critica della ragion pura” come anche di una “ragion pratica e del giudizio” (Kant) Tra le varie anomalie l’insegnamento per lo più meccanico o sterile del Greco e Latino di questo impropria anche la lettura-pronuncia dei testi, “chiesastica” e non “restituita” o “scientifica” non certo problematica per i discenti: nella lingua latina non esiste il suono -gn di ‘gnocchi’donde  le due consonanti vanno scandite(g-n),lo stesso dicasi per la pronuncia o dizione del dittongo -ae=e introdotta dall’Umanesimo “alterando” l’originario dittongo-ai (da pronunciarsi tale) riscontrabile peraltro in uno o due versi dell’Eneide,difficile? Perfino Fellini nel suo “Satyricon” adotta la restituita, Trimalchio invita gli ospiti ad entrare profferendo “acchedite”!(consulente del film l’allora assistente di Paratore Luca Canali).Si obietterà che nessuno dei posteri ha mai sentito come realmente parlassero-pronunciassero gli antenati, d’accordo, questioni filologiche e glottologiche? Non siamo qui a discettare, ai lettori l’ardua sentenza! L’anomalia risiede piuttosto nel perpetuarsi di una tradizione acritica. Quanto all’insegnamento del Latino Karl Kraus  scrive: “Ciò che la scuola può fare è produrre quella vaga bruma delle cose vive da cui poi sguscia fuori un individuo. Se, dopo tanti anni, uno sa ancora da quale dramma classico e da quale atto è presa una certa citazione, la scuola ha fallito. Ma se uno ha idea di dove potrebbe stare quella citazione, allora è una persona veramente colta e la scuola ha raggiunto appieno il suo scopo. Una vasta cultura è una farmacia ben fornita: ma non c’è modo di avere la sicurezza che non ci venga porto del cianuro per curare un raffreddore…Il valore della cultura si rivela nel modo più chiaro quando una persona colta prende la parola a proposito di un problema che sta fuori dall’ambito della sua cultura”(Detti e contraddetti,1955/72). A parte l’insegnamento il problema degli annosi esami di maturità sta proprio in questo, nella criticità o povertà culturale della nostra scuola nel suo essere autoreferenziale cioè ripiegata su se stessa, oseremmo dire “elementare” limitandosi alla superficie dei saperi come può evincersi anche dai manuali in uso salvo alcune apprezzabili eccezioni,insomma, si continua a fare della letteratura dicasi aria fritta! Ci chiediamo, ad esempio, perché  per i manuali della Letteratura italiana non si torna ai classici cioè ai Sapegno, Asor Rosa e consimili forse “superati”? Certo che sì ma in senso hegeliano! Si persiste invece a propinare la doxa cioè la chiacchiera anziché la realtà effettuale, Res non verba sentenziavano i romani-latini, praticamente,l’amore per il concreto e non l’astratto o la sublimazione di esso. Personalmente ritengo sensate e opportune  le due prove scritte  per il fatto che, allo stato presente, avvertiamo un impoverimento così del parlare come dello scrivere in italiano che, purtroppo, a scuola non s’insegna nel suo specifico (come lingua) dando per scontato che siamo italiani, appunto!  Sarebbe opportuno piuttosto insistere sull’uso corretto e consapevole, sollecitare i giovani ad individuare le etimologie, i grecismi allertandoli che il buon 40% dei termini di uso comune pertengono al greco soprattutto nella medicina; a ingenerare il sospetto che  “paradigmatico” ha a che fare col “paradigma” verbale, dal gr. paradèiknymi= dimostare, sembra uno scherzo eppure non è così scontato come sembra,dunque, meno “letteratura” più tecnica. Si torni finalmente al passato dico alle “aste” e “pensierini” e sarà un progresso cioè la riforma fermo restando che grazie a non pochi docenti “addottorati” e aggiornati motu proprio l’avrebbero pure attuata onore al merito! Si addestrino piuttosto i giovani a PARLARE e SCRIVERE, si cessi di propinare il surrogato del “glorioso” tema di italiano(!) dicasi saggio breve o lungo, analisi del testo su cui lambiccarsi o fantasticare nossignori! Si richieda loro di   s c r i v e r e   qualcosa che li riguardi, ad esempio, una autobiografia romanzata, una sceneggiatura per un tal film ,un testo teatrale,una lettera d’amore all’amata, magari una fantasiosa lettera “scarlatta” all’ex Ministro della Istruzione già Pubblica Sig.ra Moratti, aggettivo dalla stessa cassato chiedendone alla stessa la ragione! Oppure una lettera “arrotata”(!) alla ex ministra Azzolina,interrogarla a posteriori sulla genialità dei banchi a rotelle e conseguenti investimenti di spesa a vuoto, all’ attuale “candido” ministro di Bianco in-vestito (!) secondo quale criterio o prassi si designino e assegnino tali “dirigenti” (per me sempre Presidi, affan…chi s’inventò “dirigente”!) senza averne la statura o la competenza del ruolo etc. Si chieda perciò ai nostri giovani di SCRIVERE anziché  costringerli a “masturbarsi” mentalmente con idiozie, essere sottoposti a compiere, qui ci vuole, “atti impuri” vale a dire retoriche e svogliate elucubrazioni a fondo perduto. Ribadisco che le due prove scritte hanno ancora un senso, un controsenso è il modo in cui sono concertate e somministrate. Un consiglio agli studenti: protestate non per le prove in sé bensì ma per il contro-senso cioè le distorte finalità: scrivere d’accordo ma il testo lo scegliamo noi! Mi permetto suggerire lo slogan per lo striscione> VOGLIAMO SCRIVERE NON SOTTOSCRIVERE !!

P.S  Per ragioni di spazio si rimanda ad altra occasione di esprimerci sul tema-problema n°2, il Finis vitae limitandoci per ora a dichiarare che siamo sempre stati a favore di una volontà-decisione sacrosanta,umana,civilissima. Assicurando altresì benché credenti e timorati di Dio che abbiamo già provveduto a sottoscrivere la propria volontà nel pieno delle facoltà mentali! Nel merito invito a recuperare il bellissimo film di Denys Arcand (canadese) “Le invasioni barbariche” (2003) poetico, umanissimo, socialmente utile.   (gimaul)


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