Nel decreto legge n. 11 del 16 febbraio 2023 tante sono le novità che vanno a destabilizzare il decreto Rilancio, la prima e più clamorosa, prevede lo stop di tutte le cessioni di bonus fiscali. In sostanza, il Governo ha disattivato la norma quadro che regola le cessioni (l’art. 121 del decreto Rilancio).

Un intervento che non è piaciuto affatto agli imprenditori. A farsi portavoce di questo malcontento Gabriele Tullio, Presidente dell’Unione Artigiani Italiani.

Ma non è solo questo provvedimento che ha scatenato le ire degli imprenditori. Una seconda linea di intervento blocca sul nascere le operazioni di acquisto di crediti da parte di Regioni e altri enti pubblici. La norma introduce un divieto secco per Comuni, Province e Regioni e tutti gli enti che rientrano nel cosiddetto “perimetro della Pa” di acquistare crediti fiscali legati a lavori di ristrutturazione. Queste operazioni di acquisto, infatti, potrebbero essere contabilizzate come indebitamento, possibile solo in forme limitatissime. Muoiono così sul nascere iniziative come quella della Provincia di Treviso, che ha annunciato l’acquisto di 14,5 milioni di euro da due banche pochi giorni fa, o della Regione Sardegna, che ha approvato una norma per l’acquisto di crediti nella sua legge di Stabilità.

A spiegarci la posizione dell’associazione che rappresenta proprio il presidente Tullio che, insieme ad altre sigle di settore, ha deciso di metterci la faccia e scendere in piazza.

Presidente Tullio come mai questa scelta?

“La risposta è molto semplice, il Governo Conte aveva deciso con una norma che il settore dell’edilizia, settore trainante dell’economia in sofferenza da molto tempo avesse bisogno di uno shock e che le abitazioni italiane dovevano essere efficientate sia sotto il profilo sismico che sotto quello energetico, da qui una norma inserita nel decreto Rilancio che andava nella giusta direzione”.

Da quello che apprendiamo ci risulta che il 110 non era sostenibile per le casse dello Stato?

“Purtroppo quello che si sta raccontando in queste ore non corrisponde al vero, i Bonus Edilizi dati Istat hanno portato un incremento del PIL di quasi 10 punti percentuali, dopo anni di recessione, e con essa occupazione per non parlare del gettito IVA che è entrato nelle Casse dello Stato. Certo che la norma aveva dei punti migliorabili e che lo Stato avrebbe dovuto incentivare i controlli al fine di evitare abusi o lavori realizzati in modo irregolare”.

Ma un dialogo con il Governo non era possibile?

“Abbiamo provato in tutti i modi a trovare un punto di equilibrio che poteva soddisfare tutti ma non è stato possibile. Oggi noi abbiamo oltre 40.000 imprese in Italia che si trovano nel cassetto fiscale milioni di euro che non possono cedere, dipendenti che aspettano lo stipendio, professionisti che non riescono ad incassare le parcelle e cittadini che avendo creduto nello Stato i trovano fuori di casa e non sanno neppure se riusciranno a potervi rientrare. Capisce che lo scenario che si prospetta all’orizzonte non è tra i più rosei e come Unione Artigiani Italiani ci siamo sentiti in dovere di essere al fianco di tutti questi piccoli imprenditori in un momento tragico per la loro sopravvivenza”.

Quanti sarete a scendere in piazza per questa manifestazione del 21 Marzo?

“Da i dati forniti dal Comitato spontaneo Esodati del Superbonus 110, che di fatto ha organizzato il corteo e ai quali va dato il merito di non aver arretrato di un millimetro, sembrerebbe che ci siano qualche decina di migliaia di persone domani a Roma, tantissime sono le Associazioni che hanno aderito, il mio auspicio è che sia un corteo pacifico e che non vi siamo infiltrati con idee politiche, anche perché in questa manifestazione non vi è nulla di politico, ma ha l’unico scopo di far capire alla politica la difficoltà di imprese e committenti e che possa essere il punto per operare correttivi al decreto. Riteniamo che in Italia oltre agli Istituti Bancari i crediti possano essere acquistati (peraltro come già faceva) da Poste Italiane e dalle varie partecipate Statali”.


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