Ho ascoltato ieri sera il ministro della Scuola (mettiamola così con la traghetta, direi pecetta>Istruzione e vattene a pesca di che cosa!), mi è sembrato più un “sofista” che un “filosofo”, azzardo: un azzeccagarbugli, ciarliero non smentendo molti dei suoi predecessori. Con una lancia spezzata, a posteriori, a difesa della Azzolina la quale perlomeno si presentava per quel che era cioè sprovveduta e senza pretese. Costui invece m’è parso molto compreso nel suo ruolo e con molte (ingiustificate) pretese. Se ho bene inteso professore universitario? Un paragone: nella mia lunga carriera ed esperienza di esami di maturità in tutta Italia mi è capitato di imbattermi in presidenti di commissione docenti universitari, salvo pochissime eccezioni, pressoché disastrosi: della scuola secondaria e dei correlati meccanismi psico-didattici, della valenza dei programmi etc. poco o nulla! Comunque costui ha vagato per massimi sistemi (dispersione scolastica, strutture, annessi e connessi), di per sé da tenere sotto osservazione, per carità, ma nulla circa 1) una riforma strutturale e metodologica della scuola quanto a metodologie e docimologia 2) aggiornamento dei programmi e ristrutturazione dei percorsi scolastici, ad esempio, a mio avviso ( per esperienza) le cosiddette (!) Letterature (italiane, altre) dovrebbero oramai iniziare fin dal biennio se è vero che questi giovani di oggi sono finalmente più pronti (smaliziati!) al salto di certi ostacoli, ovviamente, con l’obbligo di 3) riportare gli “antichi” ai “moderni e contemporanei” finalmente come Cristo vorrebbe 4) prevedere delle consulte o commissioni che valutino la ri-struttrazione dei testi scolastici, il che non significa farcirli di un cumulo di cazzate avveniristiche, propagandistiche, ludiche e “commerciali”!! Al mio tempo il Ministero della Pubblica Istruzione escogitava(!) corsi di aggiornamenti per docenti, soprattutto per presidi, qui sta il punto: si è a conoscenza della situazione di non pochi istituti scolastici lasciati alla mercé di dirigenti incapaci, fallaci e distruttivi? Improvvidamente prorogati oltre l’età del pensionamento (ne abbiamo qualche sparuto esempio in loco!) ? Dirigere una scuola non significa “comandare” né tampoco supervisionare le carte, significa altresì creare delle proficue sinergie con la dirigenza (e alunni) al fine di mettere i docenti nelle migliori condizioni di agire-interagire-interpretare: sì, interpretare il presente finalizzandolo al recupero di un passato-presente ossia della tradizione intesa come cultura a pieno titolo, cultura come “lettera viva” e non morta e mortificata! Se la scuola, specie oggi, non si assume questo compito può dirsi inutile cioè “distante”, come la didattica imposta dal Covid! Ad esempio, i licei classici: “Chiamo classico ciò che è sano, romantico ciò che è malato”, così scriveva-pensava Goethe criticando il presunto modo di essere moderni laddove i classici se bene intesi, letti, studiati sono comunque moderni e contemporanei mentre ogni pretestuoso ammodernamento spesso può risultare dannoso. Dove e come parlare di tutto ciò? Nel labirinto delle approssimazioni e confusioni! Finalmente, Res non verba! Tal ministro si chiama Bianchi, un cognome che a vederlo e sentirlo è una contraddizione in termine per apparire suo malgrado grigio e fumoso (se si vuole un fumo di Londra)! (gimaul)


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