ROMA – “Le emozioni in questi giorni sono state forti per me. Definisco questo momento una malinconia gioiosa, perché ho il magone ma anche il sorrisone per aver vissuto quei momenti con Vincenzo D’Amico”. Sono le parole con cui l’ex attaccante della Lazio Paolo Di Canio ha ricordato ai microfoni di Radiosei la leggenda del club biancoceleste Vincenzo D’Amico., nato a Latina e venuto a mancare pochi giorni fa.

Lui ha camminato vicino a me durante il mio periodo formativo: da quando andavo a piccole dosi in prima squadra e vedevo questi adulti guidati da lui come una bandiera. Indossavano quelle belle maglie celesti accese e candide. Sia da giocatore che da tifoso lo ammiravo come campione ed ero emozionato nel poter giocare con lui.

Quando avevo 18 anni e lo vedevo arrivare con qualche problema fisico, lo seguivo nello spogliatoio per sentire se se si sarebbe allenato o no. Se non ci fosse stato mi sarebbe dispiaciuto tantissimo, perché avevo la smania di voler almeno palleggiare con lui. Vedere da vicino prima di tutto con gli occhi di un tifoso quella tecnica sublime. Era il classico sogno del bambino che giocava accanto al suo campione preferito.

Vincenzo rimane profondamente nel mio cuore, anche se negli anni ci siamo persi, ma io l’ho sempre ricordato anche con gli amici. È stato uno di quelli che mi ha segnato a livello umano e professionale. Per me il campione va di pari passo con l’uomo. Mi ricordo che al Duomo di San Gemini dove alloggiavo con mia moglie, Vincenzo ci veniva a prendere e ci offriva il gelato, guardavamo la televisione da lui perché da noi non c’era. Sono cose che ti segnano, i figli devono essere orgogliosi di quello che era. Una persona, buona, umile e seria.

Ciò che è stato per tantissima gente biancoceleste è veramente un motivo d’orgoglio. Vincenzo univa la filosofia del calcio, che oggi si sta un pò distruggendo, fatta dall’analisi, la competenza e la goliardia. Usava un linguaggio moderno ma sempre con serietà.


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