LATINA- A Latina non ci può sposare.

Detta così parrebbe una esagerazione ma, tant’è. L’unica possibilità per chi nutrisse questa insidiosa intenzione è organizzare la cerimonia il giovedì nella fantastica cornice di Via Ezio n.36.

Già di per sé il matrimonio come istituto giuridico, al netto di considerazioni religiose circa un amore suggellato dal Signore, non è il massimo del romanticismo. Dopodiché costringere invitati, testimoni  (oltre naturalmente ai malcapitati nubendi) a trascorrere il “giorno più bello della propria vita” in ufficio pubblico sciatto e pure un po’ squallido, è effettivamente troppo!

Il Comune di Cisterna, per dire, ha messo a disposizione il gioiello di famiglia più significativo: Ninfa!

A Latina, quindi, oltre al turismo dei rifiuti c’è il turismo matrimoniale. Anche il Consigliere Comunale del Pd, Tommaso Malandruccolo, è stato costretto a celebrare il suo matrimonio – mille auguri per il secondo atto al mio amico Tommaso – a Sermoneta.

Malandruccolo, nei mesi scorsi, ha condiviso la proposta dell’On. Zaccheo di riportare gli uffici dell’anagrafe e dello stato civile al centro, quindi la possibilità di celebrare i matrimoni all’interno dell’Aula Consiliare o nei Giardini del Palazzo Comunale.

Nonostante la proposta sia stata votata all’unanimità, i tempi dell’amministrazione sono quel che sono. A Latina, poi, non ne parliamo. Dunque, finché non si approverà il Bilancio l’unica soluzione rimane Via Ezio.

E’ davvero incomprensibile come nella città capoluogo, quella che retoricamente definiamo la prima o seconda città del Lazio, non ci si possa neanche sposare in un luogo appena dignitoso.


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Sono laureato in Scienza della Politica con tesi dal titolo: ”L’eccezionale: Storia istituzionale della V Repubblica francese”. Socialista liberale libertario e radicale. Mi sono sempre occupato di politica e comunicazione politica collaborando a campagne elettorali e referendarie. Ho sempre avuto una passione per il giornalismo d’opinione e in News-24 ho trovato un approdo naturale dove poter esprimere liberamente le mie idee anche se non coincidono sempre con la linea editoriale della testata. Ma questo è il sale della democrazia e il bello della libertà d’opinione.