Atlantia uscirà da Autostrade.La famiglia Benetton, dopo una negoziazione durata sei ore, cede alle condizioni imposte dal governo e dal premier Giuseppe Conte: il passo indietro arrivato all’alba è il via libera all’accordo su Autostrade per l’Italia, La battaglia tra lo Stato e il concessionario privato si chiude con l’ingresso di Cassa depositi e prestiti con almeno il 51%, che renderà di fatto Aspi una compagnia pubblica. Sì ai risarcimenti da 3,4 miliardi di euro come compensazione per il crollo del ponte sul Polcevera. Sì al calo dei pedaggi, in linea con le indicazioni dell’Autorità dei trasporti. Inoltre si  alla rinuncia a tutti i ricorsi, compreso quello sul Milleproroghe.

Era uno dei nodi principali della trattativa: è la blindatura giuridica dell’accordo, che evita il rischio di un contenzioso a danno dello Stato.

“Gualtieri e Paola De Micheli hanno ora il mandato a definire gli altri aspetti dell’accordo. Sul tavolo il premier Conte fino all’ultimo tiene l’arma della revoca, ma pronta a essere riutilizzata se gli impegni assunti dai Benetton non venissero rispettati. In apertura di Borsa, Atlantia non riusciva a fare prezzo a Piazza Affari. È stata ammessa agli scambi dopo un prolungamento d’asta di pre-apertura: il titolo guadagna più del 20 per cento.

Ma vediamo quali sono le condizioni dell’accordo.

Sono state trasmesse da parte di Aspi due nuove proposte transattive, che riguardano sia un nuovo assetto societario di Aspi sia nuovi contenuti per la definizione transattiva del contendere. Considerato il loro contenuto, il Consiglio dei ministri ha ritenuto di avviare l’iter previsto dalla legge per la formale definizione della transazione.

I punti relativi all’assetto societario del concessionario –Il passaggio ad un soggetto a partecipazione statale (Cassa depositi e prestiti)  deve avvenire tramite la sottoscrizione di un aumento di capitale riservato da parte di Cdp, l’acquisto di quote partecipative da parte di investitori istituzionali. E ancora la cessione diretta di azioni Aspi a investitori istituzionali di gradimento di Cdp, con l’impegno da parte di Atlantia a non destinare in alcun modo tali risorse alla distribuzione di dividendi. Infine, la scissione proporzionale di Atlantia, con l’uscita di Aspi dal perimetro della holding dei Benetton e la contestuale quotazione di Aspi in Borsa.

Il Consiglio dei ministri nella notte ,ai ministri Roberto Gualtieri, e Paola De Micheli concede il mandato a definire gli altri aspetti dell’accordo. L’ultima trattativa tra il premier e i Benetton si consuma nella notte, nel corso di un Consiglio dei ministri infuocato che vede il capo del governo stretto tra sospetti interni alla maggioranza, l’irritazione di Italia Viva e del Movimento 5 stelle. In Cdm Gualtieri, porta una nuova proposta di Aspi.

Conte e anche i Cinque stelle, per la parte dell’assetto societario, si dichiarano subito insoddisfatti: l’uscita graduale di Benetton richiederà una negoziazione dai tempi troppo lunghi, secondo fonti pentastellate. “Nessuna divisione”, fa sapere una fonte di governo Pd. Ma tra gli stessi Dem il dossier porta tensioni. E il clima a Palazzo Chigi si fa pesante. Salta una riunione dei capi delegazione che era stata convocata prima del Cdm.

Ma la novità che permette alla trattativa di sbloccarsi riguarda l’azionariato: i Benetton danno la disponibilità allo scorporo di Autostrade rispetto ad Atlantia, al contemporaneo ingresso di Cdp in Aspi e alla successiva quotazione in Borsa. Il processo, che secondo fonti di governo si consumerebbe nel giro di sei mesi o un anno, avverrebbe in due fasi: nella prima Cdp entrerebbe con il 51% e ci sarebbe lo scorporo che porterebbe il peso della famiglia Benetton tra il 10 e il 12%, soglia sotto la quale non si entra in Cda; nella seconda ci sarebbe la quotazione in che dovrebbe portare a una società con un azionariato diffuso alto, fino al 50%, in cui potrebbero entrare nuovi soci, con un’operazione di mercato, abbassando ulteriormente il peso della famiglia Benetton.

Dopo un cornetto offerto a tutti i colleghi da Vincenzo Spadafora, si legge l’ultima lettera inviata dall’azienda: “Accoglie tutte le richieste del governo“, dice un ministro. Il M5stelle  chiede fino all’ultimo garanzie che Benetton esca davvero dall’azienda. La revoca della concessione non viene tolta dal tavolo, visto che gli aspetti tecnici del negoziato dovranno essere perfezionati, ma appare ormai molto lontana.

Alessandra Trotta  (giornalista scrittrice)


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