Uno sguardo cinico sulla società e sull’uomo attraverso la perfezione del gesto. L’originalissima creazione coreografica di Carlo Massari e C&C Company incanterà il pubblico venerdì 15 aprile al Teatro Fellini di Pontinia.
All’interno del cartellone de “La nuova stagione 2022”, andrà in scena alle ore 21.00 “Beast without beauty” , una creazione originale di Carlo Massari, che vedrà sul palco lo stesso Carlo Massari con Emanuele Rosa e Giuseppina Randi della C&C Company. La nota compagnia si distingue da sempre per la capacità di miscellare danza e physical theater con altri linguaggi, quali arte contemporanea e performativa, cimema e drammaturgia mantenendo sempre proiettato lo sguardo sulle dinamiche che attanagliano la società contemporanea.


“Beast without beauty” in sintesi:
L’ennesimo sguardo: fermo, freddo, gelido, impietoso sulla società. Un irriverente, cinico studio sugli archetipi della miseria umana, sull’inespressività, sulla spregevole crudeltà nelle relazioni interpersonali. Perdenti in un rapporto di superficiale relazione, si affrontano in un algido duello; in palio l’affermazione di un ruolo, un’identità, una posizione sociale, la sopravvivenza. Non esistono regole, tutto è consentito: ci si presta ad essere prede, vittime designate dell’altro, ne siamo coscienti, attendiamo solo che succeda, e a nostra volta siamo pronti ad avventarci, offendere, fendere, stritolare, sbranare, a finirlo impietosamente, ma senza sporcarci le mani. Un aristocratico gioco perverso di corteggiamenti a doppio fine, di soprusi; una violenza nascosta, taciuta, color pastello, che porta irrimediabilmente al massacro, all’estinzione; non ci saranno vincitori, ma solo vinti. Di tanto agitarsi non succede nulla… E allora implodiamo incapaci di rialzarci, ci abbandoniamo ma facendo attenzione a non rovinare la messa in piega, sbavare il trucco, sgualcire il tailleur, a non perdere in dignità per non subire atti di cannibalismo, essere divorati dagli altri, dal vuoto, dai nostri vuoti, dal silenzio sordo. Un tentativo di raccontare fisicamente il male di vivere, la paralysis Beckettiana: un uomo illanguidito, disperato fino a divenire insensibile, ormai incapace di prendere in mano la sua vita e sottrarla alla miseria nella quale si è impaludata. Una commedia dell’assurdo (nella quale l’assurdo, nostro malgrado lo subiamo) dal sapore esistenzialista e postesistenzialista del teatro di Beckett perfettamente esplicato nel suo “Giorni Felici”. Un autentico tuffo nel non-sense, un’ironia nera contrappunto al pallore emaciato dei volti, una fascinazione nell’assurdità delle scene, nell’estraniamento dalla partecipazione umana alle azioni, ai fatti; figure esangui, prive d’energia, estenuate e disumanizzate, come alla fine di una lunga guerra, che sanno non essere servita a nulla se non a farsi e fare inutilmente del male, a divenire cinici e opportunisti difronte alla morte fino a contraddirsi e tradire i propri compagni di giochi.

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