Ariccia

Fascinosi borghi accroccati sui Colli Albani: i Castelli Romani sono un insieme di ridenti cittadine a breve distanza da Roma. Sono una delle mete più suggestive del Lazio e si prestano seducentemente ad un fine settimana in completo relax tra natura, cultura e buon cibo.

Prima che l’inverno si impadronisca della nostra voglia di trascorrere una giornata all’aperto, lasciamoci affascinare dai verdeggianti boschi dell’entroterra Laziale. Tre sono i validissimi motivi per passeggiare tra i vicoli di questi amati centri abitati.

1.      Natura: lasciati coccolare dalle dolci colline e dai caratteristici laghi

La cornice naturalistica avvolge in un abbraccio i borghetti dei Castelli Romani. La Regione Lazio è famosa per la sua ricchezza di ambienti eterogenei e quest’area è una delle più amate dai turisti naturalistici. I punti panoramici lasciano i visitatori senza fiato e, per i più romantici, ammirare le colline illuminate dalle luci della sera diventa un’esperienza intensa e indimenticabile.

Il Parco Regionale dei Castelli Romani è nato nel 1984, protegge e tutela il territorio e allo stesso tempo offre diversi percorsi tematici: un esempio è quello del lago di Nemi che conduce al tempio di Diana e al Museo delle Navi Romane.

Il lago di Nemi è il più piccolo dei due laghi castellani, è chiamato anche “Specchio di Diana” e ha incantato poeti e pittori nei secoli. Le sue acque sono pulite e cristalline.

Il borgo che ospita la residenza estiva dei Papi, Castel Gandolfo, si specchia, invece, sul lago Albano, il più profondo dei laghi vulcanici italiani e prende il suo nome da Albalonga, madre di Roma.

Una curiosità: il lago Albano non ha fiumi immissari, ma viene alimentato solo dalle piogge e da alcune sorgenti sotto-lacustri. Nel 397 a.C. i Romani vi realizzarono una colossale opera di ingegneria idraulica: un emissario artificiale che consentiva alle acque del lago di raggiungere il mare e di controllarne così il livello.

2.      Le vie dei Castelli Romani raccontano la storia e il mito

Le prime testimonianze della presenza umana nel territorio dei Colli Albani risalgono al Paleolitico ma diventa densamente popolato nel XIV secolo, quando molti abitanti di Roma, per sfuggire alle difficoltà economiche e politiche derivanti dalla Cattività avignonese, si rifugiarono nei castelli delle famiglie feudali romane dei Savelli (Albano e Castel Savello, Ariccia, Castel Gandolfo, Rocca Priora), degli Annibaldi (Molara, Monte Compatri, Rocca di Papa), degli Orsini (Marino) e dei Colonna (Monte Porzio Catone, Nemi, Colonna, Genzano e Civita Lavinia).

Queste famiglie aristocratiche romane gareggiavano nel costruire, abbellire o ristrutturare le loro lussuose residenze oltre che nell’arricchire il territorio di importanti infrastrutture e elementi urbanistici di pregio. Questo periodo ha lasciato un grande patrimonio culturale, il nostro orgoglio in Italia e nel mondo: dalle Ville tuscolane e Palazzi nobiliari, ai meravigliosi giardini decorati con opere d’arte dei migliori artisti dell’epoca.

Passeggiare per le vie di questi meravigliosi borghi vuol dire fare un tuffo nella storia, non mancano, inoltre, i musei da visitare. Ad esempio, il già citato Museo delle Navi Romane, racconta la storia del recupero e di due gigantesche navi appartenute all’imperatore Caligola (37-41 d.C.), perdute, purtroppo, a seguito di un incendio. Una delle due sale è
invece dedicata ai luoghi di culto degli dèi in età repubblicana e imperiale,
All’interno di quest’ala è inoltre possibile ammirare un tratto della strada che conduceva al Santuario di Diana.

3.      La bontà dei vini

La visita ai Castelli Romani sarà sublimata e arricchita dai numerosi ristoranti e trattorie tipiche, dove poter assaporare la tradizionale cucina “Castellana” e “Romana” e degustare il frutto di una importante produzione enologica.

È interessante sapere che la vitivinicoltura in questa area ha origini antichissime, di epoca romana. La sua diffusione era talmente vasta che costrinse Domiziano nel I sec. a.C. a limitarla per evitare che la coltivazione del grano venisse messa in secondo piano.

Le antiche pratiche unite alle tecniche moderne hanno permesso a questo territorio di acquisire la propria DOC nel 1996 e accrescere la qualità.


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Classe ’96, laureata in Management dei beni culturali presso l’università di Macerata. La carriera universitaria e lavorativa mi hanno formata nella scrittura online e giornalistica. Appassionata di arte e spettacolo. In continua formazione nel campo del marketing e della comunicazione.