La moschea nel mirino degli estremisti indagati a Firenze. L’intenzione di farla saltare con una condotta del gas, emerge dalle intercettazioni, ma l’azione non venne portata a termine perché un 60enne di Siena, nostalgico delle SS, al centro dell’inchiesta, sarebbe stato contattato dalla polizia che aveva notato strani movimenti vicino all’edificio di Colle Val D’Elsa.

Sono in tutto dodici gli estremisti di destra indagati dalla Direzione distrettuale antimafia di Firenze. Per due, Andrea Chesi, bancario del Monte dei Paschi e per il figlio Yuri di 22 anni, è scattato l’arresto in flagranza per detenzione di tritolo, polvere da sparo e parti di ordigni bellici della Seconda Guerra Mondiale.
Il reato contestato agli indagati è detenzione abusiva di armi o esplosivi, aggravato dalla finalità terroristica.

Secondo il procuratore capo di Firenze Giuseppe Creazzo, “al momento” non ci sono “riscontri di correlazione con formazioni politiche di estrema destra già esistenti. La perquisizione – ha spiegato – è il primo atto di un’inchiesta ancora da sviluppare”. Durante le perquisizioni sono stati sequestrati esplosivi e residuati bellici e sono state anche ritrovate armi legalmente detenute.

A far partire l’inchiesta sarebbero state alcune foto pubblicate su Fb da un sessantenne dipendente del Monte dei Paschi, che lo ritraggono con indosso una tuta mimetica delle SS a bordo di un sidecar militare. In altre immagini l’uomo compare a Dongo, dove venne ucciso Mussolini, intento a fare il saluto romano e mentre mima con le mani il gesto di sparare a un cartello dell’Anpi, l’associazione di partigiani. La Digos ha recuperato anche foto dove impugna un lanciarazzi e un album accompagnato dalla musica dell’inno ufficiale del partito nazionalsocialista tedesco.

Tra gli indagati anche la moglie e il figlio ventiduenne dell’uomo, che si qualificava come segretario della federazione di Siena del “Movimento Idea Sociale” e che nelle conversazioni intercettate diceva, tra l’altro, “la destra estrema è una filosofia di vita”.

I membri del’Mis-Movimento idea sociale, che si chiamavano fra loro “camerati”, secondo quanto emerge dai colloqui intercettati avrebbero avuto l’idea di costituire una “struttura qualificata pronta per ogni evenienza”: una sorta di “guardia nazionale repubblicana” chiamata a intervenire “arma alla mano, senza chiamare le forze dell’ordine e fare giustizia sommaria”.


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