La prima volta, che mi trovai ad insegnare “Chimica generale” presso gli istituti superiori statali, mi resi conto, avendo letto con bramosia la fantasiosa descrizione dei ventuno elementi de “Il Sistema periodico” (Einaudi, 1975) di Primo Levi, che, per fare comprendere i concetti fondamentali della dottrina Chimica, fosse considerevole ed efficace l’uso della metafora. Esiste, infatti, una manifesta e bizzarra similitudine fra i comportamenti degli elementi chimici e i comportamenti degli esseri umani. Basti pensare non solo ai legami chimici principali – ionico, covalente, dativo, metallico –, ciascuno dei quali esprime una particolare relazione che rientra negli schemi che connettono gli esseri umani (e non solo), ma anche ai legami secondari che aggregano le molecole, a cui corrisponde una struttura di rete. I vari legami chimici sono caratterizzati da una forza che permette di distinguerli in forti o deboli. Nella rete gli atomi o le molecole risultano collegati da “mille fili invisibili”, naturalmente espansivi, e per analogia, anche se non sensibilmente percepibili, quei “fili” collegano le nostre vite. Basterebbe, per comprenderne l’esistenza, documentarsi sulla teoria del caos, formulata da Edward Norton Lorenz nel 1963. Lo aveva già intuito pure Herman Melville (1819 – 1891) che lungo quei fili “ … our actions run as causes, and they come back to us as effects (… corrono le nostre azioni come cause e ci ritornano come effetti)”.
Orbene, a titolo di esempio analizzando un caso chimico riguardante l’allotropia, si riporta la differenza tra grafite e diamante, in cui gli atomi di carbonio sono legati da questi fili invisibili che, al pari di quelli sociali, possono essere forti o deboli: “il modo in cui strutture di reti differenti danno origine e differenti proprietà. Sia la grafite sia i diamanti sono fatti della stessa identica cosa: il carbonio. La grafite è soffice, scura e così comune da potersi trovare, con tutta probabilità, anche nello zaino di un bambino di sei anni. I diamanti invece sono duri, chiari e rari e rappresentano senza dubbio uno degli indicatori di status più costosi sulla faccia della terra. A distinguere la grafite dai diamanti è la diversa disposizione degli atomi di carbonio: nella grafite sono disposti in fogli (ndr bidimensionale), nei diamanti invece sono disposti secondo un modello tetraedrico (ndr tridimensionale). Queste diverse disposizioni strutturali hanno come esito proprietà differenti. Più o meno come avviene per il carbonio, lo stesso insieme di relazioni sociali – composto delle stesse persone, ma con configurazioni diverse – dà origine a esiti estremamente diversi. Immaginate due team composti dalle stesse persone. In un caso tutti operano di concerto e collaborano con tutti gli altri. Nell’altro le persone rimangono le stesse ma il team lavora in sotto-squadre specializzate e collegate tra di loro. Pur con gli stessi membri, i due team così configurati avrebbero punti di forza radicalmente diversi. Lo stesso vale per le reti personali”. Queste reti personali create dalla maggior parte degli esseri umani, conseguentemente, si possono suddividere in tre diversi schemi: la rete estesa degli espansionisti, quella degli intermediatori, in cui sono connesse persone appartenenti a mondi sociali diversi, e quella degli aggregatori, in cui gli amici degli amici sono amici tra di loro. In ogni caso si costituisce una rete sociale che “può essere contestualizzata come una serie di cerchi concentrici che diminuiscono di intensità emotiva man mano che si procede verso l’esterno”, tenendo conto che “l’ampiezza delle nostre azioni si espande approssimativamente in multipli di tre”. Il cerchio più intimo è costituito da 5 persone, quello che segue è costituito da 15 persone tra le quali e con le quali c’è una relazione empatica; il gruppo che segue di circa 50 unità è costituito dagli amici più stretti, mentre quello successivo di 150 unità è costituito da amici occasionali o anche amici dei contatti stabili. In questi gruppi si evidenziano legami forti, tant’è che quest’ultimo cerchio costituisce, infatti, il limite oltre il quale si perde nella relazione sociale il senso di reciprocità e di obbligo. Oltre questo gruppo segue quello dei conoscenti (1500 unità) e quello dei conoscenti di vista (circa 5000; esso comprende anche quelli acquisiti attraverso i social media). Man mano che ci si sposta dal centro verso l’esterno della rete sociale, infatti, diminuiscono la forza di legame e il capitale sociale di cui ogni persona dispone. Essendo fisso, il capitale sociale si spalma sul numero di persone che si conoscono, tant’è che, man mano che aumenta il numero di persone che si conoscono, vengono indeboliti i legami forti, dando così concretezza al detto aristotelico che chi ha molti amici non ha nessun amico.
Sull’incremento del numero delle conoscenze influiscono il networking (o inautenticità) strumentale o spontaneo, l’impostazione mentale statica o dinamica e l’intelligenza sociale che è caratterizzata dalle “competenze interpersonali che influenzano la nostra capacità di andare d’accordo con gli altri e di orientarci nelle interazioni sociali”. Tutto ciò permette di transitare nella fisica sociale, la quale indaga sul flusso delle idee tra gli esseri umani intervenendo, modellandole, sulle norme, sulla produttività e sulla creatività di aziende, città e società odierne. Infatti, negli ultimi anni la nostra vita è stata trasformata dalle reti che integrano individui e computer, innescando un maggior livello di partecipazione e cambiamento rapidi. Questo ha determinato un meccanismo dell’apprendimento sociale secondo cui le nuove idee diventano abitudini attraverso la costituzione dei legami (matematici) tra il flusso delle idee e il comportamento umano all’interno delle reti sociali.
Francesco Giuliano
Rif. Bibliografici
Marissa King , Chimica sociale – Alla scoperta degli schemi che connettono le persone, Università Bocconi Editore, 2021
Alex Pentland, Fisica sociale- Come si propagano le buone idee, Università Bocconi Editore, 2015
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