Sembrava inarrestabile l’avanzare dei malati in Corea. E invece noi in Italia li abbiamo di gran lunga superati. Questo perchè la Corea ha adottato il contenimento utilizzando strumenti digitali e di intelligenza artificiale per tenere le persone a casa.

Alcuni sviluppatori di software, perlopiù giovani coreani, hanno messo in piedi siti web e applicazioni che i cittadini possono consultare e ottenere dati immediati sui luoghi da evitare perchè ci potrebbe essere la possibilità di venire contagiati.

L’App che ha registrato un gran numero di download e che ha come sottotitolo “guarda dove puoi girare in sicurezza”, è Coronamap. Live. L’applicazione offre una mappa interattiva in coreano cinese e inglese e informa l’utente con un alert che in un raggio di 100 metri potrebbero trovarsi persone che hanno contratto il virus. Il sito creato da Ryan Jun-seo Hong, un ragazzo di 19 anni diplomato in informatica, conta migliaia di visite al giorno.

Hong usa i dati dei bollettini del governo e dei media. “Metto insieme varie fonti per creare gli aggiornamenti e includo anche i commenti degli utenti”, ha detto all’agenzia Reuters.

I dati che comprendono sesso, età, zona di residenza e tragitti giornalieri sono comunque i dati ufficiali diffusi giornalmente dal governo coreano.

Così facendo nessuna zona rossa è stata attivata nel Paese. Solo a Daegu, città del sud da dove è partito tutto e peraltro gemellata con Milano. Ma anche qui non si tratta di un vero e proprio isolamento e non ci sono restrizioni né in entrata nè in uscita.

Sempre a Daegu, la polizia coreana ha rintracciato i membri di Shincheonji, la setta che si era infettata e che non rispondeva alle telefonate del governo, usando il riconoscimento facciale con i filmati delle telecamere di sicurezza. setacciando le transazioni delle carte di credito e i dati di tracciamento GPS dei telefoni.

Anche la gestione ospedaliera dell’epidemia nell’intero paese, passa attraverso l’uso di dati elettronici. Gli operatori sanitari infatti hanno la possibilità di gestire l’emergenza monitorando a distanza i positivi al test. Questi vengono messi subito in auto-quarantena e controllati attraverso le app, fino a quando non si rende disponibile un posto letto in un ospedale. Non vengono però mai lasciati soli.

Le autorità coreane stanno da giorni cercando di diffondere a tutti i Paesi, occidentali compresi la loro “best practice”. Ma non vengono ascoltati da nessuno e tutti continuano imperterriti a navigare a vista. Lo hanno fatto anche con una conferenza stampa condivisa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Ma niente. Tanto che da noi è arrivato poco o nulla.

Il contenimento dei morti in Corea passa quindi e diciamolo tutti e forte, tanto da farci sentire da chi ci governa, attraverso la tecnologia avanzata e la possibilità di avere i dati delle persone e di poterli rendere pubblici.

Da noi sarebbe possibile? Già le sento le obiezioni sulla privacy.

Davvero pensate che con questa situazione emergenziale sia la cosa più importante? Non sarebbe ora di finirla con questa storia che frena sempre tutto? Anche perchè una cosa va detta: la Corea è un Paese democratico. Tale e quale al nostro. Quindi è un modello che possiamo senza alcun dubbio prendere da esempio, dal momento che è molto più applicabile rispetto a quello cinese, dove invece la dittatura la fa da padrone.

 

 

 

 

 

 

 

 


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Giornalista, scrittrice e blogger, con parecchi anni di giornalismo alle spalle. Ho iniziato a Latina Oggi, giornale appena nato e poi al Messaggero. Quindi a Roma per più di 20 anni, negli uffici stampa dei Ministri dell'Economia e Finanze e dell'Istruzione, Università e Ricerca. Qui ho diretto la redazione scientifica di Researchitaly, portale della Ricerca Internazionale. Un'esperienza unica quella di Roma, che mi ha portato a vincere importanti premi di giornalismo, come cronista, come miglior addetto stampa nella Pubblica Amministrazione e come scrittrice. L' ultimo è il premio Camilla. Mi occupo di Pari opportunità praticamente da sempre. Ho scritto libri e realizzato interviste a donne e uomini importanti. Fiera di averne fatte tre alla professoressa Rita Levi Montalcini ( compresa l'ultima concessami prima di morire), e poi a Margherita Hack, Umberto Veronesi e tanti altri, scienziati, politici, ministri, etc. Ora eccomi qui, a occuparmi di nuovo della mia città.