Titolo: La figlia oscura
Titolo originale:The Lost Daughter
Regia: Maggie Gyllenhaal
Soggetto: Elena Ferrante (dall’omonimo romanzo, 2006)
Sceneggiatura: Maggie Gyllenhaal
Musiche:Dickon Hinchliffe
Produzione Paese: USA, Israele, 2021
Cast: Olivia Colman, Jessie Byckley, Dakota Johnson, Peter Sarsgaard, Oliver Jackson-Cohen, Paul Mescal, Ed Harris, Dagmara Dominczyk, Alba Rohrwacher, Jack Farthing, Robyn Elwell, […]
Il film La figlia oscura, il cui soggetto è tratto dall’omonimo romanzo (2006) di Elena Ferrante, è opera prima di Maggie Gyllenhaal, dove vi si racconta la storia di Leda (da adulta: Olivia Colman e da giovane:Jessie Buckley), in vacanza estiva da sola presso una piccola isola greca, Spetses. Leda è una donna di quarantotto anni, divorziata, professoressa di inglese con due figlie ultraventenni con le quali, ospiti del padre, si sente telefonicamente. Leda, in quella meravigliosa isola, trascorre l’intera giornata a godersi il sole e a guardare gli altri villeggianti, in particolare una giovane donna (Dakota Jonhson), madre di Bianca (Robyn Elwell), una bambina che ha sempre con sé una bambola. Nina è il nome di questa donna che, per i suoi modi gentili ed empatici, suscita in Leda immediatamente vicendevole sintonia. La mente di Leda, allora, inizia a vagolare tra i ricordi proiettati nel tempo in cui era ancora una giovane sposa con due figlie e un marito che non mostrava una sessualità continua e prorompente. Ricordi inquietanti e oscuri che le fecero riemergere la propria maternità sofferta, tanto da farle asserire: sono una madre snaturata; maternità che la situò in sospeso tra gli obblighi familiari e quella libertà che lei, ancora giovanissima, possedeva prima di sposarsi, ponendola davanti ad un bivio greve: carriera universitaria o mamma a tempo pieno? Una scelta che le suscitò quell’umana condizione interiore, che fa preponderare l’amore sull’indifferenza, la democrazia sulla dittatura, la riflessione sull’irrazionalità, la libertà sul vincolo, qual è il dubbio sulla scelta fare.
La figlia oscura è un film caratterizzato da continui frashback, attraverso cui vengono scolpiti i lineamenti di una donna in conflitto con se stessa, e da cui emergono l’attaccamento ai valori familiari e la conflittualità interiore che emerge da essi, conflittualità su cui si basa il logos filmico, caratterizzato da un epistème che mette in risalto, in Leda e nelle sua azioni, il polemos, alias la dottrina dei contrari di stampo eracliteo, in quanto vi si contrappongono il presente e il passato, la cattiveria e la generosità, la disumanità e la cultura, la gentilezza e l’insolenza, la cordialità e l’indifferenza. Scrive la regista alla presentazione del film alla Mostra del Cinema di Venezia: «Quando ho letto il romanzo La figlia oscura, mi sono sentita pervadere da una sensazione tanto strana e dolorosa quanto innegabilmente vera. Una parte nascosta della mia esperienza di madre, compagna e donna stava trovando voce per la prima volta. E ho pensato a come fosse entusiasmante e pericoloso dare vita a un’esperienza come quella non nella quiete e nella solitudine della lettura, ma in una stanza piena di esseri umani dotati di vita pulsante e sensazioni. Come ci si sente a essere seduti accanto alla propria madre, al proprio marito, alla propria moglie o figlia nel momento in cui sentimenti ed esperienze comuni a lungo taciuti, trovano invece voce? Ovviamente esiste una sorta di sgomento e pericolo nel relazionarsi a qualcuno alle prese con cose che ci sono state dipinte come vergognose o sgradevoli. Ma quando quelle esperienze vengono portate sullo schermo, esiste anche la possibilità di trovare conforto: se qualcun altro formula quegli stessi pensieri e prova quelle stesse sensazioni, forse non si è soli. Questa è una parte della nostra esperienza che di rado trova espressione e, quando ciò accade, è per lo più attraverso l’aberrazione, la dissociazione o il sogno».
Eccellente la prestazione di Olivia Colman che, per il ruolo assegnatole, non eguaglia, anche se ben diverso, quello interpretato nelle vesti della regina Anna de La Favorita (2018) di Yorgos Lanthimos, ma che, comunque, le è valsa la candidatura per migliore attrice al Premio Oscar 2022 assieme alla più giovane Jessie Byckley per migliore attrice non protagonista.
Presentato in concorso alla LXXVIII Mostra del Cinema Internazionale di Venezia 2021 ha ottenuto il Premio per la migliore sceneggiatura a Maggie Gyllenhaal ed ha ottenuto, tra l’altro, tre nomination al Premio Oscar 2022 e due al Premio BAFTA 2022.
Francesco Giuliano
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