L’angolo delle curiosità su Dante

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Dante il più grande scrittore del Medioevo cristiano, autore dell’opera più importante  della letteratura italiana, è stato condannato all’esilio, per tutta la vita, dalla sua Firenze. La sua grandissima arte è nata nella sventura politica.                      Alfonso Berardinelli

         Per le celebrazioni del settecentesimo anniversario della morte di Dante i disegni di Federico Zuccari per la Divina Commedia sono stati per la prima volta digitalizzati in alta definizione e si trovano sul sito del museo di Firenze (Gallerie degli Uffizi). Gli 88 disegni, eseguiti tra il 1586 e il 1588, dall’artista, famoso per aver tra l’altro affrescato la cupola di Santa Maria in Fiore, si possono ammirare nel sito del museo.

         Dante Alighieri, il più amato poeta della tradizione italiana,  con il suo «pensiero poetante» e con la sua «poesia pensante», ha avuto nel corso dei secoli un’enorme fortuna popolare; oggi anche nella musica, nel fumetto, nella fotografia, nel cinema, nella pubblicità e anche nei videogiochi. Tra il linguaggio della poesia e quello della canzone  pop esiste una relazione messa in risalto dagli studi di Tullio De Mauro e Luca Serianni.

         La Commedia ha avuto nei diversi secoli a cominciare da Boccaccio, una fortuna perché molti sono stati gli esegeti e i commentatori che hanno dedicato attenzione e studio all’opera maggior di Dante che, con ogni probabilità, è considerato da molti intellettuali il testo letterario più letto e studiato al mondo, dopo la Bibbia.

         «Quando Dante comincia a scrivere la Commedia il vocabolario fondamentale è già costituito al 60%. La Commedia lo fa proprio, lo integra e col suo sigillo lo trasmette nei secoli fino a noi. Alla fine del Trecento l’attuale vocabolario fondamentale italiano è configurato e completo all’81,5%. Ben poco è stato aggiunto nei secoli seguenti. Tutte le volte che ci è dato di parlare con le parole del vocabolario fondamentale, e accade quando riusciamo ad essere assai chiari, non è enfasi retorica dire che parliamo la lingua di Dante. È un fatto» Cosi scriveva il linguista Tullio De Mauro nel 2005.

         I ciabattini, gli artigiani del legno e della pietra, i venditori di ortaggi, i tessitori, i contadini, i mendicanti e i viandanti di Italia, dal quattordicesimo al diciottesimo secolo,  conoscevano a memoria la Divina Commedia, l’Orlando Furioso e la Gerusalemme Liberata, colorando il loro linguaggio di parole dantesche e tassesche.

         Il filosofo Massimo Cacciari afferma che Dante Alighieri, il più grande poeta della cristianità e padre della poesia italiana, maestro di pensiero e pure di azione politica, non ha avuto vita facile con la Chiesa del suo tempo. Ha incastonato nella terza cantica del Paradiso  una delle più belle preghiere mai dedicate alla Madonna.

         Ha scritto la prof. Sabrina Ferrara: «La Commedia, catalizzando le esperienze letterarie precedenti e coeve in una sintesi esistenziale e poetica, tra i numerosi fondamenti concettuali, si struttura proprio intorno alle nozioni di (in)giustizia umana e giustizia divina. Tuttavia rispetto alle opere precedenti in cui la nozione appariva come un concetto filosofico o politico, il poema rappresenta figurativamente questa stessa giustizia nell’attuazione concreta delle pene e dei meriti».


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