L’anima di un Pastore. Epistolario

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La Bibbia non è nata per essere “studiata”, ma per essere “ascoltata” e “scrutata” nello Spirito, in seno al popolo che l’ha partorita e dentro la nostra storia personale.                           don Andrea Santoro

L’epistolario è un genere letterario autonomo molto antico e diffuso fino ai nostri giorni. Alcuni studenti ricorderanno le lettere di Cicerone e Seneca, di Orazio e Ovidio, di Dante e Petrarca, di Goethe e Leopardi, di Flaubert e Kafka e di altri scrittori studiati a scuola, utili per comprendere la biografia di un personaggio. Come mezzo di comunicazione e di documento, l’epistolario trascende spesso la sua dimensione utilitaria per diventare testimonianza insostituibile di un’epoca in cui è stato prodotto, per mostrare le idee, le scelte i progetti, le speranze e i sogni di una persona.

L’anima di un pastore di don Andrea Santoro, l’epistolario, pubblicato dalle Edizioni San Paolo (2019), raccoglie le numerose lettere inviate alle Comunità, ai “superiori”, ai genitori e ai privati, agli extracomunitari residenti nelle diverse regioni del suo soggiorno; un ulteriore tassello di autentica testimonianza per comprendere meglio le scelte di vita di un prete-pastore che ha seguito sempre con grande passione e dedizione il popolo di Dio, a lui affidato e ricercato nel silenzio, nella preghiera e nella meditazione.

Le lettere di don Andrea permettono di inquadrare e conoscere meglio la profonda e tormentata personalità e spiritualità di un “seguace” tenace di Cristo e di un pastore, la sua missione in Medio Oriente; epistole significative di un martire che svelano l’anima e la fede, il travaglio e le incertezze, le pene e le gioie, le paure e le fragilità, i limiti e i difetti, i dolori e le delusioni, le stanchezze e le esultanze, i cedimenti e le riprese, le passioni e i dubbi di un uomo profondamente religioso, proteso verso il prossimo.                                                                                                                                                                                Nella prima Sezione dell’epistolario sono raccolte le Lettere pastorali che contengono le riflessioni sulle tematiche teologico-pastorali indirizzate alle comunità, le proposte e il cammino di fede che don Andrea intraprende con le comunità.                                                                                                                       La prima comunità parrocchiale alla quale indirizza le sue lettere (1981) è quella di Gesù di Nazareth, una chiesa ancora da costruire, un luogo di preghiera, di silenzio, di ascolto, di pace, di accoglienza, adatto a contenere la grande famiglia di Dio.                                                                                                      Sull’esempio dei primi cristiani, scriveva don Andrea, «Essere chiesa è più importante che avere una chiesa»; è necessario più che realizzare una chiesa-edificio, progettare una chiesa-comunità, «un tempio di pietre vive». Sono pagine intense, profonde, piene di spiritualità vissuta in prima persona in silenzio, in meditazione continua e in dialogo incessante con Dio.                                                                                                               I destinatari delle sue lettere, ricolme di riflessioni religiose, sono anche i genitori dei bambini del catechismo, che erano invitati a rileggerle, meditarle, discuterle e commentarle, i collaboratori della parrocchia, persone generose nel prendere iniziative in favore degli ultimi del quartiere, per tutti i membri (bambini, giovani, adulti, coppie di sposi, famiglie, i responsabili dei gruppi, gli animatori  delle varie attività culturali, ricreative e formative) della «comunità in cammino».                                                                                                                                                 Le lettere sono sempre accompagnate e sostenute da brani e frasi dell’Antico Testamento e del Vangelo, testi  ben conosciuti, studiati, vagliati,  meditati,  commentati, “sofferti”. Le parole ricorrenti nelle diverse missive pensate, programmate sono: impegno continuo per l’evangelizzazione, missione, l’unità dei cristiani, l’amore fraterno con i musulmani, servizio per la Chiesa.                                                                                                       Insistente e continua nelle lettere, anche in quelle indirizzate alla comunità parrocchiale dei Santi Fabiano e Venanzio, è la fiducia dell’amore di Dio verso gli uomini che dovranno affidarsi a Gesù e avere certezza di essere «amati, accettati, presi per mano, perdonati e risuscitati». Traspare dall’epistolario il suo netto modo di vedere la realtà pastorale, di essere prete e di essere chiesa, presente tra la gente.                               .

Don Andrea, sedotto dal Signore, si sente ambasciatore, collaboratore di Cristo, missionario della Parola e spesso, in un clima di comunione e di amicizia, fornisce suggerimenti ai componenti delle comunità a cui rivolge le sue lettere sempre ricolme di attenzione, di cura e di preghiere. Il suo scopo principale è quello di creare legami, di gettare ponti e aprire finestre tra l’Italia e l’Anatolia, tra l’Europa e il Medio Oriente.

Spesso don Andrea, prete fidei donum, sottolinea l’importanza della comunione non solo tra persone singole ma tra comunità e chiese e sente soprattutto nei momenti difficili della vita di rimanere finestra sempre aperta tra mondi diversi: tra Medio Oriente e Occidente, tra Islam, Ebraismo e chiese cristiane. Ha scritto: «Un desiderio l’avrei: che le piccole luci della fede nella terra che fu di Abramo tornino a splendere». La sua permanenza in terra d’Oriente è più volte giustificata dalla volontà di trovare e ritrovare meglio Gesù, annunciarlo meglio.

Le lettere del periodo intenso di soggiorno in Turchia sono caratterizzate dall’attenzione, dalla cura e dalla volontà di mantenere contatti e tessere legami, non sempre facili, con la gente del luogo e di voler allacciare stretti rapporti di collaborazione e testimoniare la presenza cristiana nel cuore dell’Islam e delle chiese di Oriente.

Nell’epistolario le lettere più toccanti e rivelatrici della personalità forte e tenace  di don Andrea, dal carattere deciso ed esigente, sono quelle indirizzate ai cardinali Poletti e Ruini, nelle quali si manifestano con schiettezza e sincerità, i suoi dubbi, il suo forte disagio esistenziale, le incertezze, le perplessità, le difficoltà, le sue agitazioni interiori, i momenti di confusione e di crisi e il bisogno di stare in silenzio e riflettere. A queste illustri personalità don Andrea ha sempre esposto con chiarezza e sincerità, con fiducia e spirito di obbedienza, le sue obiezioni e difficoltà presentando progetti e proposte.

Con apertura di cuore e di mente e con la consapevolezza dei suoi limiti e fragilità, delle sue debolezze e incapacità, don Andrea, senza mai risparmiare fatica, energie e risorse, palesa con decisa convinzione in molte lettere la sua forte vocazione missionaria per il Medio Oriente sostenuta dalla preghiera, dal silenzio, dallo studio spirituale, dalla perseveranza, dalla disponibilità e dalla forte volontà di testimoniare e di evangelizzare.

Molto toccanti, per la sensibilità e il senso di equilibrio interiore, sono le missive personali, private inviate ai genitori verso i quali don Andrea mostra profondo affetto e rispetto filiale, devozione e obbedienza, accompagnate sempre dalla preghiera immancabile per sostenere la sua vocazione sacerdotale in ogni fase della vita pastorale e missionaria.                                                                                                                                                              Le lettere di don Andrea, raccolte e conservate nell’Archivio don Andrea Santoro (ADAS), sono complessivamente un documento prezioso per comprendere la vita e la spiritualità di un “singolare” sacerdote e per intendere la sua azione pastorale; inoltre contribuiscono ad arricchire l’immenso patrimonio religioso dei testi scritti da don Andrea.

 

 

 

 


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