Se n’è andata anche lei, aveva più di ottant’anni. Un’attrice fuori del coro, una “funzionaria” del teatro del cinema nel senso più nobile, discreta e riservata, mai al centro dell’attenzione, intenta al suo lavoro come un “officio”, un dovere da assolvere con alta dignità e rispetto per il pubblico. Mai un clamore, un’apparizione fuori le righe, sempre attenta a dare il meglio di sé senza la minima ombra di divismo o di immagine. La vidi per la prima volta al teatro Valle (primo anno Università) in un bel Goldoni, diretto da Visconti,”L’impresario delle Smirne”, lei era nuova alle scene, mi piacque. Mi catturò nei teleromanzi specie “Jane Eyre”. L’apprezzai molto nel “Pasticciaccio di via Merulana” di Gadda-Ronconi (teatro Argentina, anni ’90),lei interpretava la Balducci, straordinaria, soprattutto a suo completo agio: Ronconi richiese agli attori una puntuale lettura del romanzo ,non “sceneggiato”, bensì criticamente e filologicamente letto. Ebbene,Ilaria Occhini eseguiva puntualmente e egregiamente il suo “dovere d’ufficio”, rigorosa, senza neanche una sbavatura, intenta a eseguire il ruolo e il compito assegnatole. Questa era l’attrice, una vera professionista al di sopra di ogni stravaganza, che ha saputo autoridursi e negarsi elegantemente alle mode e alle false rappresentazioni. Un esempio che andrebbe proposto come lezione modello ai tantissimi sedicenti attori di oggi. (gmaul)


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