Palamara bisognava guardarlo in faccia. Quando, credo nel 2006-2007, Francesco Cossiga lo definì “una faccia da tonno” evidentemente o aveva poteri divinatori o informazioni precise.

Ai singhiozzi di una imbarazzata Maria Latella, la quale chiedeva ragione al Presidente Emerito di quel suo giudizio così netto il picconatore rispondeva: “Marì, io ho fatto politica per cinquant’anni e vuoi che non riconosca uno dalla faccia?”.

In effetti vedendole, le immagini di Palamara raccontate dalle intercettazioni riportate dalla stampa di questi giorni.

Presidente della Associazione Nazionale Magistrati, il sindacato delle toghe definito sempre da Cossiga “una associazione a metà fra il delinquere e lo stampo mafioso”, Luca Palamara è stato protagonista di tutta la stagione politica dell’ultimo Governo Berlusconi. Periodo nel quale, per intenderci, Giorgio Napolitano organizzava la sostituzione (sarebbe più corretto scrivere destituzione) di Silvio Berlusconi servendosi di utili idioti quali l’allora terza carica dello Stato Gianfranco Fini ed il sempiterno Pierferdinando Casini.

In quella fase le toghe non furono indifferenti, neutrali. Giocarono una partita politica indossando le maglie della squadra che risulterà, alla fine , vincente.

Le intercettazioni che scoperchiano il vaso di Pandora interno al Csm, l’organo di autogoverno della Magistratura, raccontano una storia fatta di complotti, favori politici, incesti fra il mondo del giornalismo e le Procure e poi ancora amanti, mogli a cui trovare un lavoro, escort e così via.

Il Bunga Bunga di Berlusconiana memoria appare un innocente gioco fra bambini, altro che un “collaudato sistema di prostituzione per il soddisfacimento sessuale del Premier”, come ebbe a dire Ilda Boccassini, Pm comunista di Milano.

Le cronache raccontano di un Palamara addolorato per le intercettazioni date in pasto all’opinione pubblica, magari senza che vi sia nulla di penalmente rilevante. Ad esempio, avere una amante può essere certo immorale quando si è sposati, ma non è un reato! Chi di intercettazioni ferisce, cari “signori” togati, di intercettazioni perisce.

Questo Paese vive dal 1992 una patologica incursione del potere giudiziario nel legislativo e nell’esecutivo minando, così, uno degli assi portanti di uno Stato liberale e di diritto: il principio di separazione dei poteri. I magistrati, infatti, hanno occupato la scena politica massimamente a sinistra o facendosi direttamente legislatori (Di Pietro è certamente il caso più emblematico) o condizionando le politiche di ogni Governo.

Si è così progressivamente indebolita la Politica dei partiti, nel frattempo morti ammazzati proprio da quell’analfabeta funzionale di Antonio Di Pietro.

Adesso si dovrebbe avere il coraggio di riformare in senso radicale la Magistratura e l’organizzazione del potere giudiziario senza alcun tipo di sudditanza, sia essa morale o politica. Il guaio è che al Governo come Ministro della Giustizia siede un manettaro che ha fatto dell’adesione acritica allo strapotere delle toghe il core business del suo successo politico.

Sperare nel Pd? Sarebbe lecito se di quel partito non si potesse dire la stessa cosa che mia nonna diceva di me :”è un santo che non fa miracoli”.

 

 


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Sono laureato in Scienza della Politica con tesi dal titolo: ”L’eccezionale: Storia istituzionale della V Repubblica francese”. Socialista liberale libertario e radicale. Mi sono sempre occupato di politica e comunicazione politica collaborando a campagne elettorali e referendarie. Ho sempre avuto una passione per il giornalismo d’opinione e in News-24 ho trovato un approdo naturale dove poter esprimere liberamente le mie idee anche se non coincidono sempre con la linea editoriale della testata. Ma questo è il sale della democrazia e il bello della libertà d’opinione.