Quelle mele marce nella caserma del comando provinciale carabinieri di Latina e di Sezze lasciano l’amaro in bocca

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C’è anche il  carabiniere del caso Consip. Il militare coinvolto, è Alessandro Sessa,ex comandante della compagnia di Latina, accusato, di depistaggio e poi prosciolto nell’inchiesta che riguarda anche la famiglia Renzi. Secondo gli investigatori, nella provincia laziale si era creata una fitta rete di relazioni tra imprenditori, faccendieri e pubblici ufficiali finalizzata a realizzare profitti illeciti.
Corruzione, estorsione aggravata dal metodo mafioso, falso, riciclaggio, rivelazione di segreto d’ufficio, turbativa d’asta, sequestro di persona e pure detenzione di armi da fuoco. È un lungo elenco di reati quello contestato a vario titolo dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma a 11 persone arrestate  in provincia di Latina. Nell’ambito dell’inchiesta, ribattezzata “Dirty glass”, la polizia ha eseguito anche il sequestro di 4 società, tutte attive nella commercializzazione del vetro. Tra le persone coinvolte, riferisce Repubblica, ci sarebbe il colonnello dei carabinieri Alessandro Sessa, in passato comandante della compagnia carabinieri di Latina e poi, una volta arrivato al Noe, coinvolto nel caso Consip. Il militare era stato accusato di depistaggio in concorso con il maggiore Scafarto nel presunto complotto contro la famiglia Renzi, poi il gup di Roma lo ha prosciolto da tutte le accuse. Ora è finito ai domiciliari per corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio e favoreggiamento personale.Con Sessa travolto anche l’ex comandante della stazione di Sezze ,trasferito poi a Terracina,Michele Lettieri Carfora. Ricordo che non fu visto bene dalla gente di Sezze e il consiglio comunale bocciò la proposta di consegnarli un’onorificenza, come cittadino onorario.

Ma tutto questo non può cancellare il lavoro svolto incessantemente dal colonnello Vitagliano, che, dal 1 ottobre, lascerà il comando provinciale di Latina e dal colonnello Befera, da pochi giorni trasferito nella caserma di Piazza del Popolo a Roma. Quante inchieste, quanti arresti.L’operazione “Astice” nel carcere del capoluogo,per citarne una, fu brillante e tante altre.

Sessa, quante notizie hai dato ai cronisti pontini! Apparivi sempre il più preciso, il migliore.

Che tristezza ora !

Ma quando in una caserma si scoprono le mele marce è sempre una tragedia, per la comunità, per l’Arma intera,per le istituzioni,così come è accaduto,a Roma, per il caso Cucchi, così come è avvenuto, recentemente, a Piacenza.

Gli investigatori hanno scoperto una fitta rete di relazioni tra imprenditori (sia laziali che di origini campane), faccendieri e pubblici ufficiali finalizzata a realizzare profitti illeciti per le proprie aziende. Secondo l’accusa, i titolari hanno acquistato beni e asset da altre imprese in dissesto, oltre a riciclare i proventi, frutto di attività criminali. Grazie alle intercettazioni, inoltre, la procura ha accertato che gli indagati potevano contare su una serie di soggetti appartenenti alla pubblica amministrazione per poter ottenere informazioni coperte da segreto d’ufficio, con l’obiettivo di mettersi al riparo da eventuali indagini. Nel corso dell’inchiesta sono emersi rapporti anche con la criminalità organizzata. Gli imprenditori indagati si sarebbero affidati ad alcuni criminali del territorio di Latina (Clan Di Silvio) per risolvere eventuali contrasti con altri competitor, grazie anche ad atti intimidatori.


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