FIRENZE- Sull’ormai annosa e divisiva proposta hanno espresso la loro opinione contraria eminenti intellettuali italiani e stranieri, preoccupati per la sorte di una delle zone più ricche di storia e delicate della città. Eppure gli appelli reiterati di associazioni civiche e ambientaliste, storici dell’arte, urbanisti e politici sono stati ignorati per mesi. Così è avvenuto anche con l’ultimo, firmato, tra gli altri, da Salvatore Settis e Antonio Paolucci, che chiedeva a gran voce che venisse “revocato il procedimento in atto e attivato quel processo di partecipazione, finora respinto nonostante l’assenso della Regione, ai fini dell’elaborazione e dell’adozione di uno strumento attuativo di analisi dettagliata e di corretto recupero dell’area, con regole vincolanti per il successivo progetto architettonico di restauro di edifici e spazi aperti da parte del privato”.
Oggi ad essere scontenti sono soprattuto i fiorentini e gli abitanti del quartiere Oltrarno, apostrofati dal vittorioso sindaco Nardella come “conservatori dei comitati del no, che dicono no a tutto”. Ieri infatti sono state approvate le delibere per la variante al regolamento urbanistico per l’ex caserma militare Vittorio Veneto di Costa San Giorgio (che diventerà un maxi albergo extra lusso) e la convenzione con la proprietà per l’apertura limitata ai cittadini di alcuni spazi del complesso.
Il piano prevede la realizzazione di centinaia di camere e di un parcheggio interrato; solo l’idea dell’ascensore a cremagliera, che avrebbe sventrato parte del Giardino di Boboli, è stato bloccata. Ma viene da chiedersi se i rischi idrogeologici dell’area siano stati considerati, poiché i geologi sostengono che lo scavo sarebbe oltremodo rischioso. La zona, eloquentemente nominata Poggio alle Rovinate, è stata interessata da fenomeni franosi sin dal ‘200, come testimoniano numerosi documenti d’archivio e come raccontano alcuni tra i cronisti più illustri della storia di Firenze.
Nei giorni scorsi si sono susseguite varie dichiarazioni da parte dell’amministrazione attuale e di quelle precedenti, in uno scarica barile su chi avrebbe dovuto esercitare il diritto di prelazione sul bene impedendone l’acquisto da parte del magnate argentino Lowenstein. L’assessore all’urbanistica De Re e il sindaco si sono comunque dichiarati certi che il progetto di riqualifica sia l’unico possibile per salvare un luogo da troppi anni abbandonato.
Più che un salvataggio, a molti tutto questo pare una grande sconfitta. Il ridimensionamento dell’86% del complesso a uso turistico non garantisce un piano di fruizione pubblica convincente e il danneggiamento delle strutture architettoniche e del paesaggio appare inevitabile. Un’occasione perduta, dunque: un edificio storico che sarebbe dovuto rimanere alla città e che invece sta per essere violato e trasformato nell’ennesimo ritiro per ricchi.
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