E se in Italia fosse data maggiore visibilità ad ogni vittoria sportiva di livello mondiale (Campionati Iridati o Olimpiadi che siano) delle nostre nazionali o dei singoli atleti che indossano la maglia azzurra?

Perché gioire, fino a scendere in piazza, ricordandone poi nitidamente data e circostanze negli anni a seguire, per un trofeo alzato al cielo dalla nazionale di calcio e non dare un giusto rilievo popolare, seppur ovviamente non nelle stesse forme e misure, anche ad un’impresa di pari prestigio realizzata in un’altra, più umile e meno conosciuta, disciplina da ragazzi senza faraonici conti in banca, mille miglia lontani dalle luci mediatiche, ma animati solo dalla passione per lo sport, da spirito di sacrificio, dall’orgoglio di vestire la casacca con i simboli dell’Italia?

Perché quindi non stabilire una sorta di equivalenza istituzionale per ogni traguardo di tale portata raggiunto in ambito sportivo celebrandolo allo stesso modo sia se riferito al calcio sia se, ad esempio, riferito ad una disciplina di nicchia come il curling, specialità agonistica da noi poco nota, dove però proprio nel febbraio scorso l’Italia ha ottenuto una storica medaglia d’oro nel doppio misto alle olimpiadi invernali di Pechino a spese dei maestri norvegesi?

A lanciare l’idea è l’ex consigliere comunale di Sabaudia, Marcello Pastore, sull’onda del recente titolo di campioni del mondo nella pallavolo, conquistato dai nostri in terra polacca proprio contro i padroni di casa. L’ultimo di una serie di trionfi, mai così estesa come nell’ultimo biennio.

“Ecco – scrive Pastore – vorrei che in occasioni come la vittoria in un campionato del mondo l’evento fosse divulgato e posto in risalto con l’esposizione del tricolore su tutti i pennoni delle città italiane e simbolicamente sulle vetrine o all’interno di ogni esercizio commerciale. Perché le vittorie sportive ci colmano di orgoglio, ci uniscono, rafforzano il senso di appartenenza.
La festa della vittoria sportiva, la vittoria più bella, quella senza vittime ma con tanto sacrifici, quella in cui non ci sono oppressi, ma medaglie per vincitori e vinti”.

Un’idea per niente peregrina. Specialmente a Sabaudia, Città dello Sport.


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