Ad Andrea Agnelli i tifosi juventini possono solo dire grazie: ha ricostruito la società dalle macerie di Calciopoli e della Serie B, ha riportato la squadra in Europa, ha regalato una nuova splendida casa alla città di Torino e ha diffuso il marchio Juventus in Europa, In America e in Asia.
Non mancano i passi falsi: i continui viaggi nel passato e gli innumerevoli tentativi di ripristinare gli scudetti revocati, le frasi sui meriti sportivi che stridono con le moderne favole di Leicester e Atalanta, le “amicizie” così pesanti che hanno spesso inciso negativamente sulle sorti della squadra, i rapporti con gli ultras e l’affare Ronaldo.
Si, quell’extraterrestre che ha fatto tanto sognare, ma che nel concreto si è rivelato un “fallimento sportivo”.
Agnelli è un imprenditore, un aziendalista e un visionario: ha cercato di rivoluzionare il calcio, ma con modi e tempi sbagliati.
Il calcio ha bisogno di un cambiamento, di equità e di politiche efficaci. Nuove leggi sulla distribuzione dei diritti tv e nuove politiche di entertainment che possano portare il calcio ai livelli della NBA.
Non sarà facile chiudere un ciclo come quello targato Agnelli in questo modo e non sarà facile nemmeno per un suo eventuale (e probabile) successore emularne i risultati.
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