ROMA – Tassazione sugli investimenti: un po’ di ordine. Un argomento spinoso e complesso, di quelli che generano spesso e volentieri confusione soprattutto con riferimento a particolari tipologie di prodotti; perché nel concetto di investimento sono presenti molteplici declinazioni. L’obiettivo è fornire qui una definizione per gli investimenti finanziari, quelli che generano quindi un valore aggiunto sul capitale investito.
In Italia c’è una legge specifica in materia di tassazione sugli investimenti finanziari e sulle rendite finanziare: si tratta del Decreto Legge 66/2014, che fornisce un quadro di insieme. Perché poi nel dettaglio, come si diceva, ogni
strumento di rendita finanziaria è sottoposto ad una tassazione diversa.
A spanne, la norma italiana in materia di
tassazione dei guadagni da investimenti finanziari prevede due macro aree: una aliquota del 12,5% per i titoli di stato (Bot, BTp, CCT, Ctz); e del 26% per tutti gli altri strumenti finanziari (azioni, fondi comuni, valute e obbligazioni societarie). Un mondo a parte, che negli ultimi anni ha messo in evidenza la necessità di un approfondimento, è quello rappresentato dalla tassazione degli investimenti online.

Tassazione degli investimenti online

Il trading online è un universo in ascesa da tempo, che nel 2020 a causa della pandemia ha visto salire ulteriormente il numero di trader. Investire in rete in modalità fai da te, senza rivolgersi ad intermediari. Il che implica una preparazione personale anche in materia di conoscenze tecniche: ed è proprio la questione relativa alla tassazione che spesso genere grattacapi.
Essendo una materia relativamente nuova, spesso non è chiaro come muoversi in materia di tassazione sul trading online. Come naturale che sia, un investitore che ottiene un profitto da un investimento eseguito deve pagare le tasse sul plusvalore generato. I profitti derivati dal trading online vengono inclusi, partendo dalla differenziazione indicata nel paragrafo precedente, tra i ricavi derivati da tutti gli altri strumenti finanziari. Quindi, la tassazione per gli investimenti tramite trading online sarà del 26%.
Tasse che equivalgono quindi ad ¼ dell’eventuale profitto e che è bene pagare (come d’altra parte bisognerebbe fare con tutte le imposte) dato che i controlli esistono, ed introiti arrivati sul proprio conto corrente senza una pezza d’appoggio possono causare multe anche salate. Soprattutto nel trading, dove i broker principali hanno sede in paesi spesso dall’altra parte del mondo e dai quali si andrebbe a ricevere, eventualmente, un bonifico.
Per la questione sul come pagare le tasse del trading online, da capire il modo in cui opera la piattaforma con la quale si sta investendo: se è sostituto di imposta (trattiene quindi a monte la cifra), allora l’utente non dovrà fare nulla. In caso contrario, sarà onere suo versare il dovuto in fase di dichiarazione dei redditi. 


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