È la narrazione che ci rende umani. La narrazione corrisponde sempre,      in un modo lineare, alla esperienza umana.                                              George Steiner

         Gli incipit di alcune parti del libro di Gianni Carfagna Ti schiaccio con la mia ciabatta (editrice Planet Book) sono frasi captate per strada, utilizzate nei quotidiani discorsi, depositate nella memoria personale e della comunità di appartenenza e costituiscono il punto di partenza per approfondire, ragionare, disquisire, riflettere su alcune questioni inerenti il tempo trascorso, i cambiamenti di costumi, di abitudini particolari di ieri e il tempo presente di oggi.

L’orecchio e  l’occhio “indiscreti” dell’autore si fermano a scrutare attimi, pensieri, atteggiamenti, parole e ritagli di vita quotidiana dei protagonisti dei racconti che si scoprono nella loro intimità, nel dolore e nel sollievo, nella sorte avversa o nella fortuna. Questi racconti per gioco ricostruiscono, talvolta anche con umorismo e con divertita ironia, la storia, le vite comuni di piccoli personaggi semplici che vivono nella penombra della loro umile esistenza. I protagonisti delle narrazioni sono descritti e raccontati con toni scherzosi e ironici, talvolta pungenti, tra il serio e il faceto, che li aiutano a superare momenti difficili, situazioni scomode della vita.   

L’autore privernate, che si autodefinisce «pensionato lavoratore, aiutante casalingo volontario, incorreggibile sognatore», prende spunto dagli eventi quotidiani di natura culturale, sociale, etica dai quali inizia ad analizzare, rimuginare, meditare e ricordare: passeggiate, vicende familiari, riti religiosi, momenti di shopping, fatti di cronaca, matrimoni, separazioni, divorzi, aspirazioni e speranze giovanili.                       

L’originale e stravagante titolo del libro, Ti schiaccio con la mia ciabatta,  nasce infatti da una frase apparentemente minacciosa, pronunciata da una maestra che si rivolge ad un bambino vivace                                

Il libro di Gianni Carfagna è un vero e proprio memoir in cui sono narrate, con lucidità e capacità affabulatoria, circostanze e fatti degni di essere ricordati perché vissuti in prima persona dall’autore; un insieme di memorie riguardanti la vita e le attività di personaggi che hanno accompagnato l’esistenza finora vissuta dall’autore stesso. Scavando nella sua memoria l’autore narra con intensità espressiva persone, fatti, sentimenti ed idee e quasi invita i suoi lettori a fare altrettanto.

Molti sono i motivi autobiografici che si possono ritrovare nei racconti. Ricordi di episodi rovistati fra gli eventi della vita accaduti nel passato, nell’infanzia trascorsa nell’innocenza, nel periodo scolastico, e momenti del periodo di vita in collegio. Suggestivo e di proustiana memoria, è il ricordo del profumo intenso del caffè durante le passeggiate domenicali, pomeridiane a Roma; teneri e commoventi sono i ricordi della mamma morta e del fratello Domenico. I luoghi rievocati sono scuole, teatri, cinema, chiese, strade, vicoli del paese natio e di Roma, dove Gianni ha trascorso i primi anni di scuola.                                           

I principali temi reali, affrontati nei vari racconti, fotografano spaccati di vita vissuta, vicissitudini della vita di ogni giorno: la violenza, il sesso, l’autoerotismo, la pedofilia, i desideri adolescenziali, i problemi di natura pratica, i dubbi religiosi, gli interrogativi della politica affrontati dalle nuove generazioni. Partendo da alcuni temi come, la diversità, l’omosessualità, l’autore si abbandona ai ricordi personali legati soprattutto all’adolescenza, alla scoperta della sessualità, alle amicizie discernendo le contraddizioni dell’agire quotidiano dell’uomo di oggi, immerso in una società particolarmente mutata rispetto al passato prossimo.                                

Con certi ingredienti narrativi l’autore confeziona storie divertenti e rocambolesche che, pur sfiorando a tratti la caricatura, restano godibili fino alla fine. Una sana ironia, cifra della narrazione, accompagna il commento dei vari avvenimenti.

Motivo di riflessione per l’autore sono anche gli ideali perduti o sopiti, trasmessi e coltivati, con i quali si è cercato di crescere e di convivere, ma anche pensieri, idee e riflessioni di natura filosofica, ragionamenti e convinzioni su argomenti di interesse personale e generale comunitario. Nelle sue dissertazioni Gianni Carfagna espone con serenità e perspicacia, con garbo e ironia le sue opinioni per giustificare o difendere i suoi convincimenti in merito alle problematiche affrontate.

I racconti semplici e scorrevoli sono scanditi e riportati tenendo conto delle diverse età infanzia, adolescenza, gioventù, età matura. Alcuni fatti di cronaca servono all’autore per evocare ricordi che, giocando su accostamenti analogici, richiamano la memoria comunitaria.

Molteplici sono gli interrogativi che l’autore pone a se stesso e ai suoi lettori: hanno ancora senso alcuni valori umani poiché appaiono nella mutevole società di oggi, svenduti e liquidati? Gli ideali politici sono ancora validi poiché sono asserviti all’esercizio del potere? La famiglia, la politica, la religione, il lavoro quale significato assumono nel nuovo contesto dell’odierna società?

L’autore, Gianni Carfagna, nel suo libro Ti schiaccio con la mia ciabatta, riesce ad essere chiaro e profondo, mai banale, sempre ironico e graffiante: un vero “grillo parlante” della società in cui vive che, senza timori né servilismi, dice ciò che pensa, fustiga un’intera comunità e soprattutto, mostra con razionalità, passione ed equilibrio la sua via per giungere alla soluzione dei piccoli e grandi problemi del nostro tempo.

Il merito principale del libro di Gianni sta nel fornire dal punto di vista antropologico uno spaccato della vita di un paese, di Priverno, suo luogo del cuore, raccontato con viva passione e curiosità, con capacità di vedere, ascoltare e confrontare ciò che accade in questa terra natia con spirito di condivisione e solidarietà verso i suoi concittadini.


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