Non c’è stato nulla da fare. Tiziano Ferro ha perso la sua battaglia con il fisco. Anche la Cassazione gli ha dato torto sentenziando così ancora una volta, sempre secondo la realtà fiscale: “la natura fittizia del trasferimento della residenza fiscale in Gran Bretagna”. Motivo per cui il cantante era tenuto a pagare le tasse in Italia. Punto.
Si conclude così il contenzioso avviato dall’Agenzia delle Entrate di Latina relativo alle dichiarazioni del 2006, 2007, 2008.
L’Agenzia infatti aveva sollecitato gli accertamenti su Irpef, Irap e Iva di Tzn e stimava l’evasione intorno ai seimilioni di euro, negando allo stesso l’adesione allo scudo fiscale.
Il cantante aveva quindi impugnato gli atti e avviato un contenzioso che ha percorso tutto l’iter delle varie realtà processuali fiscali ….commissione tributaria provinciale di piazza del Popolo, quindi la regionale e infine la Cassazione. Qui i giudici hanno preso oltretutto una decisione abbastanza singolare ed esemplare. Lui, persona famosa avrebbe avuto, dicono: “il dovere di comportarsi in maniera più etica degli altri”.
Aggiungendo anche che Tiziano Ferro “ha un elevato livello economico e culturale” ed essendo quindi un personaggio famoso nel mondo della musica è “ in possesso degli strumenti necessari per valutare la giustezza di un determinato comportamento”.
Nella quantificazione delle pene pecuniarie quindi hanno pesato una serie di elementi: dalla natura dolosa del comportamento, all’assenza di condotte finalizzate ad eliminare gli effetti dell’evasione fiscale.
La sentenza dei giudici dunque imbocca una direzione esemplare per i Vip.
E’ lontano il tempo in cui, Luciano Pavarotti, a Piazza Mastai, volle fare pace con il fisco, consegnando platealmente, davanti a tutti i giornalisti e a noi dell’ufficio stampa, il suo sostanzioso assegno direttamente nelle mani del ministro delle Finanze di allora, Ottaviano Del Turco.
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