Qualche anno fa è stato pubblicato il libro del famoso dietologo, dottor Nicola Sorrentino, dal titolo “Cambio dieta” (ed. Mondadori), in cui spiega le motivazioni che hanno indotto alcuni nutrizionisti a sostenere una dieta ricca di alimenti basici o alcalini, cioè di quegli alimenti il cui pH ovviamente risulti maggiore di 7, mettendo però in chiaro il suo punto di vista.
L’alimentazione basica o alcalina è un’alimentazione in cui la concentrazione degli anioni idrossido OH⁻, che conferiscono basicità, sia prevalente su quella dei cationi idrogeno H⁺, che conferiscono acidità con valori di pH inferiori a 7. Basti pensare che il sangue umano ha un pH leggermente basico, intorno a 7,34, e che l’alimentazione, secondo tale orientamento dietetico proposto, “dovrebbe rispettare tale valore”. Non si dovrebbero bere, quindi, bevande gasate, ma fare largo uso di olio di oliva, di frutta secca come noci, nocciole e mandorle – che oltretutto sono ricchi di omega3: EPA e DHA -, e usare thè verde, ricco di polifenoli, che sono sostanze antiossidanti e, in quanto tali, antinvecchiamento. In definitiva, l’alimentazione basica o alcalina è una dieta ricca di vegetali e frutta e povera di carni rosse e latticini, effettivamente molto vicina alla nostra dieta mediterranea. «I sostenitori della dieta alcalina affermano che l’alimentazione dovrebbe rispettare il valore alcalino del sangue. Ma è praticamente impossibile stabilire l’effetto cumulativo dei cibi una volta cucinati e digeriti … mancano ancora dei solidi dati scientifici su come uno schema alimentare di questo genere possa mettere al riparo dalle malattie o dalla perdita di alcuni minerali …», scrive nel suo libro il dott. Sorrentino, che aggiunge «Sono però convinto che un “approccio” estremo sia da evitare. Una dieta strettamente alcalina, infatti, potrebbe implicare una forte riduzione della varietà degli alimenti. Compresa la pasta, che non solo fa parte della nostra tradizione, ma che sappiamo essere fondamentale per il nostro benessere …». Conseguentemente, si ritiene, molto saggio e conveniente per la salute che chi voglia seguire una dieta dimagrante o non debba giustamente rivolgersi ad un bravo dietologo che sappia dargli la corretta cura rapportata alle individuali condizioni e requisiti fisiologici.
A questo punto, il lettore si chiede: come si fa a sapere se un alimento è acido o basico? La risposta è insita nella chimica, scienza non molto amata a scuola ma necessaria per comprendere e studiare la vita e l’intero universo.
L’unica indicazione certa che il lettore di questo articolo potrebbe autonomamente seguire è la preparazione in cucina di un indicatore acido-base che gli consenta di rivelare se un dato alimento pronto da mangiare sia acido o basico: si versa acqua bollente in un recipiente contenente le foglie sminuzzate di un cavolo rosso, alias Brassica oleracea varietà capitata rubra: si otterrà un brodo che, dopo raffreddamento a temperatura ambiente, viene filtrato in un barattolo per conservarlo in frigorifero per breve tempo (uno-due giorni). Se, in seguito a mescolamento di una piccola porzione di questo brodo con l’alimento pronto da mangiare, si ottiene una colorazione rossa l’alimento è acido, mentre se si ha colorazione verde si è in presenza di un alimento basico.
Francesco Giuliano
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