Ci dovrebbe essere silenzio oggi, ma sappiamo che in tempi come questi il silenzio è solo apparenza. Le chat bollono e i social alludono.
Le campagne elettorali sono cambiate. Non sono più quelle dei megafoni e del vota Antonio.
Quelle dei bigliettini lasciati ovunque e i fac simile trappola per capire se chi si è impegnato con te poi ti ha votato o no.
Già i megafoni. Mausolei rumorosi per lo più piantati su incerte 500. Ricordi bellissimi di un’età che non c’è più. Un’età piena di tante speranze e senza ancora le delusioni che la vita ti prospetta giorno dopo giorno e con cui fai i tuoi conti. L’ho fatto anch’io il vota Antonio, anche se una volta sola. Un amico mi chiese se lo aiutavo nelle campagne di Priverno a pubblicizzare un candidato. Certo, risposi. Il candidato era Carelli, lo ricordo benissimo e io in quella minuscola macchina con il microfono in mano giravo la mia voce sul tetto e dicevo…vota e fai votare…
Ti ascoltavano? Non lo so. In campagna alzavano lo sguardo quando passavi e poi tornavano a fare quello che stavano facendo. Non avevi riscontri. Oggi si interagisce e ci si accanisce. Si interviene a volte con rispetto, a volte no. Ho letto di tutto in questa campagna elettorale, molto e troppo social.
Lo spazio virtuale ormai non ha confini. Tutti vi possono accedere, da territori vicini e anche lontani. E questo allarga lo spettro della discussione.
Questo significa che i social media la fanno da padrone. Le pubblicità di una volta fanno meno presa rispetto a un volto che ti scorre sempre davanti appena apri Facebook o Istagram.
Puoi scegliere di far apparire il tuo pensiero più e più volte, facendo un contratto con l’azienda californiana.

I social incidono? Si. E la Brexit lo ha dimostrato. Ognuno può dire quello che vuole e far apparire per verità quello che non è. Anche le elezioni americane del 2016 dimostrano che si possono influenzare gli indecisi pubblicando sui social le cosiddette “fake news”, cioè notizie false create ad arte.

Questo significa una sola cosa: la parte politica che sa usare al meglio le tecniche digitali ha più possibilità di vincere.
Però non basta. Il candidato deve saper trasmettere fiducia attraverso messaggi positivi e azioni precise e immediate. Il pensiero è veloce e la gente si distrae subito. Vale quindi l’incisività del messaggio, il coinvolgimento e l’empatia.
I nostri candidati sindaci ci sono riusciti? Qualcuno si e qualcuno no. Io un’opinione me la sono fatta. Ma non ve la dico certo ora.


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Giornalista, scrittrice e blogger, con parecchi anni di giornalismo alle spalle. Ho iniziato a Latina Oggi, giornale appena nato e poi al Messaggero. Quindi a Roma per più di 20 anni, negli uffici stampa dei Ministri dell'Economia e Finanze e dell'Istruzione, Università e Ricerca. Qui ho diretto la redazione scientifica di Researchitaly, portale della Ricerca Internazionale. Un'esperienza unica quella di Roma, che mi ha portato a vincere importanti premi di giornalismo, come cronista, come miglior addetto stampa nella Pubblica Amministrazione e come scrittrice. L' ultimo è il premio Camilla. Mi occupo di Pari opportunità praticamente da sempre. Ho scritto libri e realizzato interviste a donne e uomini importanti. Fiera di averne fatte tre alla professoressa Rita Levi Montalcini ( compresa l'ultima concessami prima di morire), e poi a Margherita Hack, Umberto Veronesi e tanti altri, scienziati, politici, ministri, etc. Ora eccomi qui, a occuparmi di nuovo della mia città.