Belfast : Un Film Necessario

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Il film di Kenneth Branach può considerarsi un  capodopera almeno per due motivi, per essere  un significativo omaggio al Neorealismo italiano di cui il bellissimo bianco e nero è la cifra stilistica e cromatica di per sé insuperabile rispetto al technicolor stimolando la fantasia a “personalizzare” autonomamente i colori -non a caso il regista usa il colore solo in alcune rapide sequenze paesaggistiche-;  per essere un’ incisiva sferzata e denuncia della guerra sia che trattasi di religione (cattolici e protestanti) sia di fazioni/quartiere comunque distruttiva: agghiacciante l’attentato a un supermercato violentemente realistico e sconvolgente. Il pensiero va a un certo Rossellini (Paisà), a un certo De Sica in special modo “I bambini ci guardano” svolgendosi  il film attraverso gli occhi del bambino protagonista che fotografano la realtà di una vita resa difficile dall’ intolleranza, le ristrettezze economiche, gli antagonismi pubblici e privati. Toccante la figura dei vecchi nonni cartine di tornasole salvifiche a fronte delle disumane categorie socio-economiche,esemplari circa il rispetto dei ruoli coniugali e filiali, dei sentimenti sottintendendo a chiare note che il pubblico è privato e viceversa. Un film sotteso da un pensiero “filosofico”, da un’idea dominante: sta a noi tramutare il mal di vivere che ci portiamo all’occhiello come una bandoliera nella voglia di vivere distillando dalla solidarietà e civile connivenza il succo di una rara saggezza mostrandoci prima di tutto umani quindi giusti. Per certi versi un film “didattico”,una severa lezione e insieme raccomandazione a non lasciarsi coinvolgere dall’irrazionale e usare invece la ragione,a non usurare i sentimenti onde evitare sterili sentimentalismi o paternalismi: sia i genitori sia i nonni sono figure a tutto tondo quanto a compostezza, rigore morale, esempio di vita per il bambino. La morte del nonno è rappresentata dal regista in chiave elegiaca, un’elegia dolcissima quasi a voler attestare che la vita è davvero un sogno perciò non va dissipata né sporcata dalla volgarità tanto meno dalla guerra una sconcia bestemmia,un’infamia. Per tale ragione converrebbe avere così della vita come del presente una salutevole nostalgia imparare cioè ad avere finalmente nostalgia del presente, dei valori generosamente conquistati per apprezzarli hic et nunc e non lasciarseli sfuggire di mano, insomma averne nostalgia quando li possediamo per non rimpiangerli quando non  li abbiamo più. Questo potrebbe essere il cosiddetto messaggio del film, da non perdere. (gimaul)


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