Colloquio con un personaggio. Giorgio Maulucci tra scuola, teatro e politica. Il mio addio al classico? Mi ha amareggiato, vi spiego perché

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Ho appuntamento a casa di Giorgio Maulucci per realizzare questo nostro colloquio intorno alla città, al teatro e poi, certo, alla scuola. Salendo le ampie scale di un

palazzo nel pieno centro storico di Latina già dal primo pianerottolo si ha chiara la percezione degli amori di Giorgio: manifesti del Piccolo Teatro di Milano e i poster dell’editore Einaudi sull’importanza di leggere. Suono, apre il Preside, il mio Preside.

Giorgio si laurea in Lettere con una tesi su Virgilio al fianco del grande Ettore Paratore, di cui sarà per un breve periodo assistente. La sua è la vocazione dell’insegnante: prima al Liceo Classico di Terracina, poi il Grassi fino alla fondazione, insieme a Marcello Ciccarelli e Vittorio Cotesta del Liceo Scientifico Ettore Majorana.

Nel 1980 partecipa al concorso per diventare Preside e lo vince, insieme a Floriana Giancotti ed Achille Campagna. Ad aspettarlo c’è la Theaterplatz di Merano, in provincia di Bolzano.

Dopo anni meravigliosi con l’aria fresca di Merano ed un auditorium con il sipario di velluto rosso e la bolla per l’orchestra, torna a Latina per dirigere il Magistrale. Nel 1985 fonda il Liceo Manzoni e per l’inaugurazione fortemente voluta dal Sindaco Corona venne Milva, direttamente dal Piccolo.

Poi, negli anni ’90, il grande passo, il Liceo Classico “Dante Alighieri” che Giorgio Maulucci incarnerà per tanti anni trasformandolo nella casa culturale della città.

Preside, come le sono sembrate le tracce della maturità di quest’anno?

Buone tracce, l’hanno detto tutti. Tuttavia, insisto, non è questo il punto. Da troppo tempo, nella scuola, ci si esalta difronte ad episodi come questi. Bene Bassani, ma i ragazzi nel loro percorso scolastico non l’hanno mai letto, non sanno praticamente chi sia. Secondo lei gli hanno mai fatto leggere, che so, Elsa Morante o Pasolini? A me pare che il rinnovamento della scuola tardi ancora ad arrivare. Pensi, ad esempio, alla seconda prova per i Licei classici, alla versione. Per quanto tempo ancora i ragazzi dovranno tradurre? Ci vorrebbero testi bilingue, in italiano e in latino o greco in traduzione molto libera. Farei individuare stile, costrutto e sintassi, facendo un lavoro sul testo. Così si capirebbe se l’alunno è entrato dentro la cultura umanistica.

Lei ha conosciuto generazioni intere di studenti e docenti. Come sono cambiati, nel tempo, gli uni e gli altri?

I ragazzi nel loro essere, nella loro natura sono sempre meravigliosi, in tutti i tempi e di ogni epoca. Voglio citare il titolo di un libro di Hermann Broch: “Gli incolpevoli”. Ecco, a me sembra che oggi i ragazzi siano così, incolpevoli. Non mi riferisco, ovviamente, a quelli che aggrediscono gli insegnanti o fanno cose di quel tipo, ma a quanti sono deviati da quella che io chiamo la dittatura della tecnologia. Dovrebbero, invece, riscoprire la bellezza della letteratura che non è retorica, non è polvere. La letteratura ed i suoi padri come De Sanctis, Croce e Gramsci.

I docenti, invece, sono sempre benemeriti, deprezzati e non valorizzati. Parlo di quelli bravi, chiaramente. Poi, certo, vi è una minoranza che non dovrebbe stare in cattedra ma per fortuna si tratta, appunto, di una minoranza. Direi che abbiamo degli insegnanti splendidi,con la prerogativa della modernità grazie ai quali possiamo affermare, citando Kantor, che non abbiamo una classe morta.

Abbiamo ricordato la sua lunga vita professionale. Tuttavia, per tutti , lei è il Preside del Liceo Classico “Dante Alighieri”. Le manca quella scuola?

La vicenda della mia uscita dal Classico è stata comica, sul registro della Commedia di Aristofane. Lì per lì sono rimasto amareggiato, poi ho cominciato a riderci, e tutt’ora continuo a ridere..

Cos’è che l’ha amareggiata?

Quando andai in pensione l’allora Presidente della Provincia Cusani fece un protocollo d’intesa fra l’ente di Via Costa ed il Liceo Classico, dove si riteneva il Preside uscente un consulente artistico per la gestione dell’Auditorium, senza alcuna possibilità – com’era giusto che fosse- d’interferire con le scelte e le iniziative della scuola. Insediata la nuova Preside, poi, non si fece più nulla. Vuole che le dica di più? Ho saputo che è stata costituita una associazione culturale denominata “Dante Alighieri” e Presidente è stato nominato un professore ora in pensione. Voglio dire, io non pretendo nulla, ma dopo anni di lavoro e qualche successo, una telefonata me la potevano anche fare, non le pare?

Giorgio Maulucci nel 1993 fu eletto in Consiglio Comunale nelle fila del Pds, il partito democratico della sinistra. Quell’anno fu il battesimo dell’elezione diretta del Sindaco e a Latina vinse il Sen. Ajmone Finestra..

Io non sono un animale politico, onestamente di politica non capisco quasi niente. Però mi riconosco una dote, quella dell’intuito che mi ha sempre orientato nella vita. Quando decisi di presentarmi alle elezioni, lo feci solo per la questione culturale. Ricordo quando in Consiglio discutemmo dell’intitolazione del Teatro grande. La proposta del Sindaco e della maggioranza fu quella di Gabriele D’Annunzio, neanche fossimo a Pescara. Io mi permisi di segnalare che il nostro territorio poteva vantare poeti, pittori, scrittori e che forse sarebbe stato meglio attingere da lì. Allora il Sindaco mi rispose che sceglievano il Vate perché “era dei nostri”, come se un grande artista potesse essere assimilato ad una parte politica. Quel Consiglio Comunale non era per me, mi dimisi.

Com’era Ajmone Finestra, visto da lei?

Umanamente apprezzabile. A conti fatti lo ritengo un personaggio positivo, sopratutto per il suo lato umano.

Come il ’93, anche la stagione che ha eletto Damiano Coletta ha rappresentato una rottura con un passato di vent’anni di destra. Cosa ne pensa?

Per fugare ogni sospetto circa miei pregiudizi, io Coletta al secondo turno l’ho votato, come del resto moltissimi latinensi. Non so quanti per convinzione, io fui uno tra quelli che lo votarono per ovvie opportunità. Il mio solito intuito, tuttavia, mi consigliava di dubitare. Dopo due anni alla prova del governo, a me sembra che questi non abbiano neanche le competenze di base per amministrare.

Sembra che il rimpasto di governo sia sempre più vicino. L’Assessore alla cultura, Antonella Di Muro, prima di farsi cacciare ha rassegnato le sue dimissioni…

Voglio bene alla Di Muro. E’ stata sempre molto disponibile e generosissima. Insieme avevamo costituito un gruppo di intellettuali che comprendeva, oltre al sottoscritto, Marcello Ciccarelli, Vittorio Cotesta e Rino Caputo. Il risultato di queste riflessioni è in un volume che presenteremo a breve, dal titolo “Latina Plurale”. E’ un progetto culturale per la città. Sulle dimissioni di Antonella, io credo che il Sindaco avrebbe dovuto porsi, in origine, il tema della competenza e dell’esperienza senza nulla togliere alla persona Di Muro e alla sua umanità. Credo che si sia sentita utilizzata, e poi era molto stanca e stressata. Diciamo la verità, contava come il due di picche…

Dovrebbe arrivare, al suo posto, Silvio Di Francia. Un passato come Assessore alla cultura con Veltroni. Le sembra una buona idea?

Stavolta mi incazzo sul serio. Questa sudditanza con Roma è davvero insopportabile. Bisognerebbe, invece, interagire con Roma avendo pari dignità. Ricordo quando Finestra prima e poi Zaccheo si rivolsero al sottoscritto per un progetto sulla governance del teatro. Io specificai loro di non essere né un attore né un regista. Quel che potevo fare era occuparmi di programmazione e promozione. Bene, feci il progetto e ne furono tutti entusiasti. Poi, un bel giorno, da Roma imposero Barbareschi e Costanzo quando a Latina potremmo fare l’elenco delle professionalità all’altezza di gestire il nostro teatro.

Ecco, il Teatro di Latina versa in condizioni pietose da troppi anni. Non è scandaloso?

Per quanto mi riguarda, se la legge lo consentisse, arresterei tutti coloro che hanno prodotto questa situazione. Coletta, però, non può parlare solo di passato. Dovrebbe trovare delle alternative ma per farlo ci vorrebbero le idee..

Cosa dovrebbe fare la politica per valorizzare il teatro?

Intanto bisogna finirla di pensare a fare le stagioni, quelle le possono fare tutti. Ricordo quando grazie a Carlo Fino avemmo un periodo splendido per il nostro teatro, che non si è mai più ripetuto. Tutto a costo zero, perché se ne occupava un dipendente comunale che aveva la passione e pure le idee. Si dovrebbe puntare, invece, ad avere una compagnia stabile della città. Non solo con attori e registi, ma anche con i drammaturghi avendo sempre una sinergia particolare con la scuola per educare il pubblico. Si creerebbe così un teatro stabile che possa girare l’Italia. Un teatro provinciale che dal capoluogo, si irradi in tutti gli altri trentadue comuni. Siamo stati sopravanzati da realtà come Aprilia e Velletri.

Nel futuro di Giorgio Maulucci che progetti ci sono, quali stati d’animo?

Lo stato d’animo, come quello tutti gli italiani che si oppongono a questo nuova realtà che governa il Paese , non è dei migliori. Alla mia età, che non è proprio veneranda ma nemmeno tenera, non pensavo di assistere a tutto questo. Quando la sera mi corico, anche se durante la giornata ho realizzato cose positive, ho sempre un peso nel cuore.

Mi parla di progetti? Avrei forse concluso di scrivere un libro, un romanzo autobiografico. Parla di Latina e della scuola. Ogni volta che lo riapro, però, lo smonto e lo rimonto. Spero di finirlo presto.


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Sono laureato in Scienza della Politica con tesi dal titolo: ”L’eccezionale: Storia istituzionale della V Repubblica francese”. Socialista liberale libertario e radicale. Mi sono sempre occupato di politica e comunicazione politica collaborando a campagne elettorali e referendarie. Ho sempre avuto una passione per il giornalismo d’opinione e in News-24 ho trovato un approdo naturale dove poter esprimere liberamente le mie idee anche se non coincidono sempre con la linea editoriale della testata. Ma questo è il sale della democrazia e il bello della libertà d’opinione.