Giustizia biblica e Grazia

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Giustizia biblica e grazia

Tra colpa, pena, riparazione e rinascita

di Carmine Di Sante

La colpa ci ha giovato più di quanto non ci abbia nociuto, poiché essa ha dato occasione alla misericordia divina di redimerci. (sant’Ambrogio)

«Ai detenuti della mia città di Latina e a tutti i detenuti del mondo ai quali è annunciato l’evangelo della liberazione». Colpisce subito il lettore, una delle dediche che il teologo Carmine Di Sante, autore dell’ampio saggio Giustizia biblica e grazia. Tra colpa, pena riparazione e rinascita (editrice Queriniana), riserva «a tutti gli oppressi e i poveri del pianeta».

Nelle oltre trecento pagine del libro originale e di sicuro valore Carmine Di Sante, con chiarezza espositiva, si confronta con i grandi e decisivi temi biblici dal forte sapore dostoevskijano, del peccato e del castigo, della colpa e della pena, della legge e della grazia, della croce e del perdono. Con questi impegnativi argomenti, che da sempre travagliano uomini e società, l’autore nel saggio dialoga con i suoi lettori in maniera serrata e con grande capacita interpretativa alla luce della contemporaneità.

          Nella lunga e dettagliata Introduzione del libro Carmine Di Sante si sofferma sulla semantica biblica, sulla polisemia del binomio colpa-pena: il primo termine inteso simbolicamente come macchia, vergogna, rimorso e rottura della relazione dell’uomo con Dio e con il prossimo; il secondo inteso come dolore e punizione, come prezzo del peccato.

Le parole colpa e pena sono inserite dentro l’orizzonte della benedizione di Dio che è relazione di amore o alleanza, gratuità, libertà e creatore di responsabilità che esige e oltrepassa la giustizia e il diritto (poli costitutivi dell’ordinamento giuridico) che scaturiscono dall’amore di misericordia di Dio o dalla compassione di Gesù di Nazaret che, condividendo la vita con i poveri e i diseredati, perdona i responsabili della sua condanna a morte.

Pertanto l’ultima parola non è la condanna, ma la benedizione, la cui forma originaria e fondativa è la creazione biblica intesa come atto di amore gratuito e disinteressato, coinvolgente e passionale per l’uomo, come dono che proviene dalla benevolenza di Dio.

Questo omaggio esige dall’uomo gratitudine e soprattutto giustizia e il legame tra creazione e giustizia è imprescindibile per comprendere la relazione tra colpa e pena. L’autore, infatti, indaga il rapporto che la Bibbia vede esistere tra la colpa e la pena, la riparazione e la rinascita alla luce del rapporto di alleanza tra Dio e l’uomo.

          E la giustizia biblica, filo conduttore del libro, presuppone la libertà dell’uomo definito non come pensiero (logos) e sentimento, ma come «volontà altra da Dio, capace di opporsi a lui e di resistergli».

La libertà è determinata dalla volontà dell’uomo che può rifiutarsi a Dio e la giustizia è affidata alle mani dell’uomo. E Dio benevolente e fedele con il suo perdono, amore inaudito e impensabile, risolve il dramma della colpa (frutto della libertà umana) e della pena (come sofferenza) dell’uomo infedele. Dio stesso, condividendo la condizione umana di sofferenze e di violenza, di pena e di colpa, rigenera l’uomo nella profondità della sua coscienza.

          Carmine Di Sante, nell’affrontare l’inferno della colpa e della pena con un approccio interdisciplinare, considera le sacre Scritture ebraico-cristiane come un discorso unitario che si snoda in quattro corposi capitoli ben strutturati che consentono di afferrare i nodi cruciali che a mano a mano si delineano nel corso della trattazione del tema centrale della giustizia che può aprire nuovi orizzonti interpretativi anche per l’odierna umanità.

          Nel primo capitolo l’autore, ripensando alla radice il racconto sinaitico, testo che sul piano antropologico e sapienziale si rivolge a tutti, pone la sua attenzione sulla Legge biblica, intesa come vincolo che unisce Dio e Israele, e sulla giustizia, promotrice di pace, fraternità e felicità. Esamina, inoltre, la necessità e la problematicità della legge e il rapporto tra la legge e la rivelazione biblica.

          Il secondo capitolo, che ha per titolo La legge biblica e la trasgressione, si sofferma sul secondo termine (la trasgressione), derivante dal tradimento della Legge consegnata da Dio sul monte Sinai, e sul senso di ingiustizia termine strettamente intrecciato con il tema attuale della pena e della colpa, inscindibilmente legate alla libertà e responsabilità dell’uomo. L’autore esamina la trasgressione con le risposte legate all’ambito giuridico, a quello culturale, all’ambito ideologico e a quello etologico-scientista.

          Il terzo capitolo, La legge biblica e la riparazione, affronta il problema di come sia possibile riparare l’ordine relazionale dell’io, peccatore e colpevole, con l’altro, l’offeso che subisce il torto e si sofferma sul perdono di Dio che non si rassegna alla colpa di Israele e vuole insegnare all’uomo a perdonare.

          Il quarto e ultimo capitolo, La legge biblica e il Messia crocifisso, è dedicato all’amore estremo del Messia, del Crocifisso e del Risorto perché il male, come ingiustizia, sofferenza e violenza, può e deve essere sconfitto. L’attesa del Messia, che fa diventare amici i nemici, costituisce il trionfo del bene sul male, della giustizia sull’ingiustizia e della pace sulla violenza. Con il mistero del Messia crocifisso viene affrontato il problema della colpa e della pena.                                                                                                                                              Le straordinarie pagine dei quattro capitoli del saggio, traboccanti di passione etica, sono ampiamente argomentate con lucide analisi, con approfondite annotazioni e con sapienti riflessioni, frutto di una immensa cultura, nutrita da profonde radici teologiche e filosofiche che producono un sapere vivo, mai astratto e separato dall’esperienza umana.

          Nelle conclusioni finali l’autore riflette sul fallimento della giustizia punitiva e sanzionatoria che riempie le carceri ma non cambia il cuore dell’uomo e non raggiunge la riconciliazione e la re-instaurazione di un rapporto umano fra offensore e offeso.

Carmine Di Sante, dopo aver individuato i limiti sostanziali della giustizia punitiva, ritiene che sia urgente e necessario un radicale ripensamento della struttura carceraria, in modo da eliminare la contraddizione del sistema carcerario, basato sulla privazione e punizione del colpevole, con la dignità dell’uomo, garantita sia dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, sia dalla Costituzione italiana, e con le finalità stesse del sistema carcerario.  Pertanto è necessario un cambiamento di paradigma filosofico ed esistenziale e ricercare un nuovo modello di giustizia penale che deve essere ripensato e riformato per essere rispettoso della dignità della persona del reo.

Sono da ripensare anche il concetto di reato, di reclusione, del modello retributivo premio-castigo e di giustizia la cui finalità, dal punto di vista biblico, «non è, né individuare il colpevole per giudicarlo, punirlo e condannarlo, né prendere le difese della vittima, bensì salvare, cioè, guarire restituendo alla salute il corpo malato dell’uno e dell’altro e dell’intera società».

Giustizia biblica e grazia. Tra colpa, pena riparazione e rinascita è un libro “ragionante” capace di giungere alle conclusioni attraverso argomentazioni suscettibili di vaglio critico e di discussione pubblica; un saggio, cesellato dalla riflessione che merita di essere segnalato perché sa coniugare la profonda conoscenza biblica con una comunicazione chiara e coinvolgente, che pone interrogativi e richiede ulteriori approfondimenti.

 

 

 

 

 

 

 


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