I Cinquestelle vogliono chiudere il “Manifesto” ed il Pd tace. Non condivido nulla delle loro idee ma i compagni del “Manifesto” vanno difesi!

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La fondatrice de "il Manifesto", Rossana Rossanda

LATINA- Se verifica di Governo dovrà esserci, essa dovrà occuparsi dei fondi all’editoria. Delega in mano al pentastellato, non leader del non partito , Vito Crimi. Del resto, basterebbe osservarlo bene, il Crimi, per comprendere come l’unico giornale da lui letto sarà stato un foglietto rosa, vale gli antichi “giornaletti” osè. Eppure questo non politico ha in mano le sorti di storiche testate che, benché estranee ad una logica di mercato – peraltro drogata dai grandi poteri industriali e finanziari -, rappresentano la storia del giornalismo italiano.

Hanno tentato, i grillozzi, di eliminare “Radio Radicale”, vale a dire la memoria storica dell’Italia civile, laica e un po’ folle dei compagni radicali. Massimo Bordin, appassionante voce di “Stampa e Regime”, ha trascorso gli ultimi anni della sua vita a difendere con l’arma dell’intelligenza un patrimonio sconosciuto  agli analfabeti della Crimi & Associati.

Hanno cambiato bersaglio, questi truci governanti di regime. Le vittime sono i compagni del “Manifesto”, lo storico giornale di cui ricorre il 50 esimo dalla fondazione (1971-2020) fondato dalla “ragazza del secolo scorso”, Rossana Rossanda. Insieme all’allora responsabile della politica culturale del Pci, contribuirono a fondare il giornale Lucio Magri, Luciana Castellina, Valentino Parlato, Luigi Pintor, Lidia Menapace. Alcune delle voci più autorevoli della sinistra comunista italiana. Vicini alle posizioni di Pietro Ingrao, quindi all’ala più a sinistra del Pci, quelli del “Manifesto” si dichiararono contrari all’invasione sovietica della Cecoslovacchia dissentendo dalla linea ufficiale del loro partito. Per questi motivi furono espulsi dal Pci nel 1969 a seguito di una deliberazione della Commissione Centrale di Controllo e del Comitato Centrale, relatore Alessandro Natta.

La storia del “Manifesto” è agli antipodi della cultura nella quale credo e mi sono formato. Non posso non riconoscere, tuttavia, il contributo e l’incidenza ideale e culturale che quel giornale ha avuto nella storia italiana. Contributo che offre ancora oggi, fuori dalle logiche del mercato e dell’opinione diffusa serva e incolta che contraddistingue molta carta stampata (tralasciando, per carità di patria, la vera e propria immondizia virtuale che offre una parte del web).

Tagliare i contributi all’editoria al “Manifesto” significa privare la democrazia italiana di una voce libera. Una voce che io non condivido, che anzi avverso profondamente sul piano delle idee , ma che va tutelata e difesa nella sua libertà di esistere.

Fossi nei “compagni” del Pd mi vergognerei un poco ad essere accanto al Crimi. Difendano il “Manifesto” se desiderano apparire ancora , almeno vagamente, di sinistra.


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Sono laureato in Scienza della Politica con tesi dal titolo: ”L’eccezionale: Storia istituzionale della V Repubblica francese”. Socialista liberale libertario e radicale. Mi sono sempre occupato di politica e comunicazione politica collaborando a campagne elettorali e referendarie. Ho sempre avuto una passione per il giornalismo d’opinione e in News-24 ho trovato un approdo naturale dove poter esprimere liberamente le mie idee anche se non coincidono sempre con la linea editoriale della testata. Ma questo è il sale della democrazia e il bello della libertà d’opinione.