“Il crogiuolo” di Arthur Miller è un dramma attualissimo che insegna come il “Diavolo” in questo mondo vince sempre perché si nutre di ignoranza e stupidità

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Titolo: Il crogiuolo

Regia: Filippo Dini

Autore: Arthur Miller

Durata: 170 min

Musiche: Aleph Viola

Cast: Virginia Campolucci, Gloria Carovana, Pierluigi Corallo Gennaro Di Biase, Andrea Di Casa, Filippo Dini, Didì Garbaccio Bogin, Paolo Giangrasso, Fatou Malsert, Manuela Mandracchia, Nicola Pannelli, Fulvio Pepe, Valentina Spaletta Tavella, Caterina Tieghi, Aleph Viola.

Il crogiuolo è un vasetto di forma cilindrica o troncoconica, usato in chimica, e fatto di materiale refrattario che in genere è porcellana; esso è usato per fondere e fare reagire sostanze diverse da cui si ottengono determinati prodotti. Ebbene, il drammaturgo Arthur Miller partendo da un fatto storico, quello della Caccia alle streghe, avvenuto nel 1692 nella cittadina di Salem (Massachusetts) e usando il nome di questo mezzo originariamente alchemico come metafora,  descrive una comunità, in cui prevalgono credenze e convinzioni ma non dati di fatto. In esso mette in evidenza quali atrocità e ingiustizie possono essere generate dall’ignoranza e dalla stupidità dell’essere umano. E lo fa in un periodo storico, quello dei primi anni cinquanta del secolo scorso, in cui negli Stati Uniti d’America, imperversava il maccartismo, che, in analogia ai fatti del XVII secolo da cui il racconto prende spunto, corrispondeva ad una opinione politica radicata su accuse infondate e arbitrarie e atta a combattere ed a reprimere chi era ritenuto sovversivo e, in quella situazione, considerato comunista.

Dall’incipit de Il crogiuolo, dramma presentato con una scenografia ed una recitazione egregie e coinvolgenti, in questi giorni, al teatro Quirino-Vittorio Gasmann di Roma – La tragedia di Salem ebbe origine da un paradosso. La morsa di un paradosso in cui tuttora noi ci troviamo e di cui la soluzione non è ancora in vista. In poche parole, ecco di che cosa si tratta: per fini buoni, anzi, per fini alti, la gente di Salem creò per sé una teocrazia, un invincibile complesso di poteri statali e religiosi, con lo scopo di tenere unita la comunità. Ma a un certo punto, le repressioni si fecero assai più violente di quanto non giustificassero i pericoli per l’ordine costituito. Ritengo che voi troverete qui la natura essenziale di uno dei più strani e terribili capitoli della storia umana … – , lo spettatore viene posto in attesa di eventi drammatici. Tali eventi contestualmente sono equivalenti ai fatti che avvengono nel mondo, oggi, e che suscitano in ogni individuo un conflitto interiore in quanto il suo inconscio si oppone al potere costituito con le sue norme estemporanee – come quelle relative alla pandemia Covid-19 o alle conseguenze dell’invasione russa dell’Ucraina. Tali norme non fanno altro che limitarne le libertà acquisite e alterarne i valori e i comportamenti. Ne deriva che è falsa la legge che spinge al sacrificio. E la tragedia Antigone di Sofocle insegna. Ogni volta che si verifica un fatto che coinvolge una comunità, tutto viene affidato a quel Potere che in passato veniva personificato con il Diavolo, il quale agisce, aiutato dalla complessità dei problemi in essere, nell’infondere paura e sospetto che, a loro volta, trovano nutrimento nell’ignoranza, nella credulità e nella stupidità degli esseri umani: il Diavolo… è furbo, e fino a un’ora prima della sua caduta persino Dio lo reputava bello in Paradiso. Dice il regista: Noi stessi e la nostra epoca ribolliamo nel crogiuolo dell’orrore e della meschinità. La delazione, appunto, i bassi giochi degli uomini di potere, e la nostra stessa viltà, ci hanno condotto qui: come agire? Dove trovare riparo? La risposta o non-risposta la si può desumere dal filosofo tedesco A. Schopenhauer il quale, in un suo saggio, scriveva che spesso le doti migliori abbiano un numero piccolissimo di ammiratori e che la maggior parte della gente ritenga buono ciò che è cattivo, è un male che si vede quotidianamente. Come si può, però, arginare questa peste? Dubito che questa piaga si lasci staccare dal nostro mondo. Vi è un solo mezzo sulla terra, ma è estremamente difficile: gli stupidi devono diventare saggi. Attenti però! Non lo diventeranno mai. Non riconoscono mai il valore delle cose. La parola conclusiva è dei loro occhi, non dell’intelletto. Lodano eternamente ciò che vale poco perché non hanno mai conosciuto il bene.

Circa venticinque secoli fa, il sofista Gorgia di Lentini non negava la realtà, ma prendeva coscienza della sua complessità problematica. Infatti, nel difendere i diritti, o presunti tali, dei suoi clienti facendo il difensore, egli riteneva che non ci fosse contrapposizione né comunicazione tra discorso e realtà perché l’unica verità era il discorso e perché era impossibile dimostrare la verità in quanto spesso non c’erano dati e testimonianze di fatto. Il giusto non era altro che il vantaggio del più forte, e questo vantaggio assumeva quindi la validità di valore legale per gli altri. Egli considerava i retori simili alle rane in quanto queste gracidano nell’acqua mentre loro davanti alla clessidra. Ciò testimonia che, anche molto tempo addietro, prevalevano le opinioni e le convinzioni e tutto ciò che si riusciva a infondere con le parole e con il ricatto psicologico causando in alcuni casi un’isteria collettiva. Nel dramma Il crogiuolo, infatti, ad un certo punto del processo qualcuno dice: C’è gente disposta a giurare qualunque cosa piuttosto che farsi impiccare. E quel qualunque cosa significa entrare in contraddizione con se stessi e con la propria dignità. A Salem, per ritornare al dramma, si era generato qualcosa di disumano, perché molte persone si erano rese conformi al modo di essere e al modo di pensare comuni come se fossero i componenti di un gregge. Interiorizzavano anche il disprezzo con cui venivano trattati e il disprezzo non sempre è facile da sopportare. Persone oneste venivano come immesse in una gabbia di paura continua, atta ad annullare completamente la loro vita integra. Ma, talvolta, risultava che sorgeva una reazione istintiva perché ci si può giocare l’anima ma non il nome a cui corrisponde palesandola la personale dignità. Ed è quel che è successo a Salem, nella primavera del 1692, a John Proctor (Filippo Dini) dopo che due ragazze, considerate vittime di un maleficio, erano state costrette dalla comunità ad accusare altre persone di averle stregate. E ciò generò quello che in tempi moderni è noto come effetto farfalla in quanto 144 persone furono processate e 19 “bambine” impiccate.

Francesco Giuliano

 

 


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Giuliano Francesco, siciliano d’origine ma latinense d’adozione, ha una laurea magistrale in Chimica conseguita all’Università di Catania dopo la maturità classica presso il Liceo Gorgia di Lentini. Già docente di Chimica e Tecnologie Chimiche negli istituti statali, Supervisore di tirocinio e docente a contratto di Didattica della chimica presso la SSIS dell’Università RomaTre, cogliendo i “difetti” della scuola italiana, si fa fautore della Terza cultura, movimento internazionale che tende ad unificare la cultura umanistica con quella scientifica. È autore di diversi romanzi: I sassi di Kasmenai (Ed. Il foglio,2008), Come fumo nell’aria (Prospettiva ed.,2010), Il cercatore di tramonti (Ed. Il foglio,2011), L’intrepido alchimista (romanzo storico - Sensoinverso ed.,2014), Sulle ali dell’immaginazione (NarrativAracne, 2016, per il quale ottiene il Premio Internazionale Magna Grecia 2017), La ricerca (NarrativAracne – ContempoRagni,2018), Sul sentiero dell’origano selvatico (NarrativAracne – Ragno Riflesso, 2020). È anche autore di libri di poesie: M’accorsi d’amarti (2014), Quando bellezza m’appare (2015), Ragione e Sentimento (2016), Voglio lasciare traccia (2017), Tra albori e crepuscoli (2018), Parlar vorrei con te (2019), Migra il pensiero mio (2020), selezionati ed editi tutti dalla Libreria Editrice Urso. Pubblica recensioni di film e articoli scientifici in riviste cartacee CnS-La Chimica nella Scuola (SCI), in la Chimica e l’Industria (SCI) e in Scienze e Ricerche (A. I. L.). Membro del Comitato Scientifico del Primo Premio Nazionale di Editoria Universitaria, è anche componente della Giuria di Sala del Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica 2018 e 2019/Giacarlo Dosi. Ha ricevuto il Premio Internazionale Magna Grecia 2017 (Letteratura scientifica) per il romanzo Sulle ali dell’immaginazione, Aracne – NarrativAracne (2016).