Il Surrealismo: un’avanguardia artistica del Novecento

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Surrealismo: automatismo psichico puro per mezzo del quale ci si propone  di esprimere, sia verbalmente, sia per iscritto, sia in qualunque altra maniera, il funzionamento del pensiero.               André Breton, Manifesto del surrealismo

 

Il surrealismo è stato il movimento culturale, artistico e letterario francese, nato a Parigi nel 1924, (e rimasto vitale fino al termine della Seconda guerra mondiale), soprattutto a opera di Louis Aragon e Paul Eluard e del poeta André Breton che, firmando la formulazione teorica, proclamavano un atteggiamento verso la vita e una dimensione dell’arte che traeva ispirazione dalle moderne scoperte della psicanalisi di Sigmund Freud e dalla filosofia di Henri Bergson.

Come teorico e guida spirituale del movimento André Breton, autore del Primo manifesto surrealista e del saggio Il surrealismo e la pittura, ha scritto: «“Trasformare il mondo” ha detto Marx; “cambiare la vita” ha detto Rimbaud; queste due parole d’ordine  sono per noi una sola».

Anticipatori di questa corrente furono Guillaume Apollinaire, Gérard de Nerval, Arthur Rimbaud che tentarono di riprodurre un nuovo mondo di immagini poetiche e figurative svincolate dalle leggi della realtà e dal controllo della ragione e della logica, e quindi una nuova estetica e una nuova visione del mondo.

Il termine surrealismo sta ad indicare un’indagine nell’universo dei sogni, dell’immaginazione, delle allucinazioni, delle fantasie inquiete che sono in relazione con l’inconscio; l’emergere dunque di immagini rivelatorie della psicologia dell’individuo, abitualmente tenute a bada dalla ragione.  

Il surrealismo, ponendosi come l’ultima delle avanguardie storiche del Novecento, rivendicava principalmente l’importanza del sogno e la necessità di oltrepassare la convenzionale realtà del visibile, di liberare nell’uomo le forze dell’inconscio, anche nel suo stato di veglia; negava, infatti, gli strumenti espressivi tradizionali della ragione e della logica privilegiando le registrazioni di automatismi psichici di stati onirici o ipnotici.

Il sogno per i surrealisti era una fonte di ispirazione artistica a cui attingere per esprimere immagini fantastiche, concetti irrazionali, situazioni insolite e misteriose. Ha scritto Italo Calvino nell’opera Lezioni americane che «il surrealismo nella sua attenzione alle modificazioni apportate dal sogno alla realtà, ha intuito che gli oggetti chiamati inanimati hanno invece un’anima e che quest’anima è l’uso che se ne fa».

La corrente surrealista si è espressa e manifestata, nel corso del suo sviluppo nell’ambito della letteratura, delle arti figurative, in particolare della pittura, e del cinema, del teatro e della fotografia, con una produzione abbondante e diversificata. Molteplici sono stati i grandi interpreti visionari di questa stagione letteraria e artistica.

La pittura surrealista ha dato luogo a due tendenze: quella verista di Salvador Dalì e René Magritte. E questi artisti rappresentano cose e oggetti del mondo reale, ma accostati in modo inconsueto e sorprendente, inseriti in contesti inusuali; le loro opere sono cariche di ambiguità e di mistero, affascinanti perché assurde e incomprensibili; e quella non figurativa che va oltre la rappresentazione della realtà esteriore per privilegiare esclusivamente quella interiore.                   

Tra gli autori del Surrealismo artistico, sicuramente la personalità più bizzarra è stato il catalano Salvador Dalì (1904-1989), che non solo nelle sue opere ha dimostrato una fantasia sfrenata e un’abilità tecnica eccezionale, ma si è fatto notare anche per gli atteggiamenti provocatori e per un’esistenza molto eccentrica. Le sue opere sono caratterizzate dalle celebri deliranti deformazioni che fondono genio e sregolatezza, erotismo e psicanalisi, macabre provocazioni e misticismo. La sua pittura volge verso forme illusive e allusive, verso uno stile di freddo realismo illusionistico.

L’opera più celebre di quest’artista, instancabile sperimentatore e abilissimo comunicatore, è La persistenza della memoria (1931, olio su tela, Museo MoMa di New York). In una luminosa atmosfera metafisica gli orologi, raffigurati come corpi fluidi, sembrano simboleggiare la volatilità dell’esistenza umana.

Il quadro si ispira alle teorie di Einstein sulla relatività e nasce dalla riflessione sulle pagine del filosofo Henri Bergson che aveva parlato di un tempo scientifico (quello degli esperimenti, degli orari ufficiali, delle vicende astronomiche) e di un tempo della memoria che è fluttuante perché dipende dalle emozioni e dai sentimenti.

In questa opera Dalì rappresenta il contrasto tra il  «tempo scientifico», cioè l’orologio rosso sulla sinistra coperto di formiche, che nel loro frenetico movimento raffigurano il succedersi veloce degli istanti, e il «tempo della memoria» rappresentato dagli orologi molli (immagine simbolo delle deformazioni del tempo nella mente umana), senza consistenza e stabilità in quanto i momenti rivissuti dipendono dall’emozione a cui sono legati. La sagoma a terra, simile a un volto con le ciglia abbassate, rappresenta un individuo che dorme.

 Anche il belga René Magritte (1898-1967), un artista assolutamente originale nella tecnica quasi iperrealista, ha fatto parte del movimento surrealista come esponente di punta. Nelle sue tele, dove è possibile ritrovare una precisione di dettagli quasi fotografica, si serviva di associazioni inattese e incongrue per provocare smarrimento e inquietudine nello spettatore, rivelandogli la sostanzialità ambiguità dell’esistenza.

 La sua pittura procede per accostamenti e sovrapposizioni di oggetti di completa invenzione e figure fotograficamente oggettive, alterando e sconvolgendo i rapporti prospettici e spaziali. Nel celebre quadro Il tradimento delle immagini, in cui dipinge una pipa e aggiunge la frase Ceci n’est pas une pipe (Questa non è una pipa), Magritte con le sue speculazioni sulla irrealtà delle apparenze suscita seri interrogativi sul rapporto tra la pittura e la realtà e per far riflettere sul significato dell’arte.

Un altro esponente del Surrealismo di tendenza non figurativa è stato lo spagnolo Joan Mirò (1893-1983), che ha dato una dimensione giocosa infantile alle sue opere, esemplificando la realtà fino all’astrazione, caratterizzate da un pullulare di simboli e segni, linee e colori che sembrano galleggiare sulla tela e vivere in una dimensione fantastica. Mirò esplora le potenzialità espressive della forma con singolare innocenza e libertà creativa. Ha scritto lo stesso artista: «il surrealismo libera l’inconscio, esalta il desiderio, dona all’arte dei poteri occulti. Le allucinazioni rimpiazzano i modelli esteriori. Io dipingo come in sogno, nella più totale libertà».

Il dipinto Donna e uccello al chiaro di luna, olio su tela, Gallery Tate di Londra, rivela il tipico grafismo e la sensazionale sensibilità cromatica dell’artista; la disposizione ritmica e calibrata del colore è uno dei suoi elementi caratterizzanti.

 Il carnevale di Arlecchino (1924), Figura che lancia una pietra a un uccello (1926) e Assassino minacciato (1927) sono opere nelle quali Mirò non si preoccupa di chiarire il senso delle immagini raffigurate, anzi sembra quasi che si diverta a disorientare e a confondere le idee, a creare situazioni cariche di mistero o addirittura ambigue, che lo spettatore tenta di decifrare, interpretare e capire.


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