La grande arte del ‘900 che ha attraversato Priverno

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I grandi maestri del ‘900, è il titolo della mostra d’arte curata da Lia Chifari de Lisi, che ha illuminato con le sue 45 opere tre luoghi simbolo della cultura privernate dal 19 agosto al 19 settembre 2021. Partendo dall’Auditorium dell’Ex infermeria dei Conversi nel Borgo di Fossanova, passando per il Museo Archeologico, fino ad arrivare ai portici Comunali nel centro storico della città, ha preso forma un percorso storico-artistico, dalla ripresa dell’elemento figurativo tradizionale alla figurazione contemporanea delle avanguardie. Nello scenario suggestivo dell’Infermeria di Fossanova, tra le opere incastonate tra le alte volte di pietra, si è instaurato un dialogo tra passato e presente. Come scrive il critico d’arte Andrea Baffoni, la strada che gli artisti contemporanei hanno percorso per trovare un linguaggio personale è stata quella del continuum estetico tra antico e moderno, l’assoluta libertà espressiva e l’annullamento dei confini tra astrattismo, figurazione, metafisica. Esemplari sono in questo senso i quadri in mostra di Carlo Carrà, uno degli esponenti più autorevoli del futurismo. Le sue Vele al porto del 1965, sono espressione di un realismo lirico, distante dallo sperimentalismo futurista. Significative anche le opere dei pittori Giorgio De Chirico e Alberto Savinio. Le Rose e I cavalieri dipinti dal primo tra il 1950 e il 1960, con il loro naturalismo luminoso, prendono le distanze dai primi quadri metafisici. Una presenza di spicco è anche quella di Renato Guttuso con la rielaborazione novecentesca delle nature morte e la sua lettura in matita, pastello e acquerello dell’Orlando Furioso del 1974. La metafisica domina, invece le spiagge deserte di Walter Lazzaro dipinte nel 1969. Echi dell’impressionismo di Cezanne si ritrovano nei soggetti dipinti da Ottone Rosai negli anni ‘50, anti-eroi della realtà dimessa dell’Italia del secondo dopoguerra. L’arte contemporanea esplode con l’astrattismo informale di Giulio Turcato e di Emilio Vedova e con il formalismo cromatico di Achille Perilli. L’unico maestro vivente esposto a Fossanova è stato Salvatore Emblema, vicino all’espressionismo astratto di Pollock e lo spazialismo di Lucio Fontana, costruisce i telai e dipinge su tele di juta. In mostra abbiamo potuto ammirare un pezzo della sua collezione di Detessiture del 2004. All’arte contemporanea di artisti viventi è stato dedicato lo spazio dei portici comunali. Ma l’anello di congiunzione tra storici e contemporanei, figurazione e avanguardia, è stato collocato nel Museo Archeologico, dove sono state esposte le tre opere di Elvio Marchionni. La sua è un’operazione di recupero della pratica del restauro. L’artista ricrea la materia logorata dal tempo tipica degli affreschi ed estrae la figura dall’intonaco attraverso la tecnica a strappo. Nello spazio racchiuso sotto i portici della città, le opere di Sandro Bini, Aldo Damioli, Roberto Guadalupi e di Marco Petrus hanno proposto visioni variegate della città contemporanea con una riflessione sul rapporto ambivalente tra città e individuo. Davide Nunziante e Ugo Nespolo sono stati gli artisti più pop in mostra, il primo usa l’espediente del quadro nel quadro e omaggia De Chirico. La ripresa della scuola metafisica è anche alla base del lavoro di Ciro Palumbo. Lo studio del colore e delle forme è centrale nelle nature morte di Stefania Hepeisen e nei lavori di Maria Cristina Conti, infine ci si perde in Lungo il Tevere in New York, nella profondità degli scenari umani e urbani di Bernardo Siciliano, deformati dalla sua personale introspezione. Con l’avanguardia del XXI secolo, esposta per contrasto nel centro storico della città, si è chiuso questo percorso di scoperta dell’arte contemporanea, un mondo in continua evoluzione tutto da scoprire.

Eleonora Ceccarelli


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