L’angolo delle curiosità: Dante Alighieri

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Tu proverai sì come sa di sale/lo pane altrui, e come è duro calle/lo scendere e ‘l salir per l’altrui scale. (XVII canto del Paradiso)

In un libro pubblicato nel 1905 a New York, su Dante viaggiatore, c’è un capitolo intitolato Dante alpinista. Già nel 1887 nel “Bollettino del Club Alpino Italiano” il geografo e giornalista Ottone Brentari aveva scritto che «Dante fu alpinista cioè girò e rigirò le montagne, si arrampicò per le rocce, domò le cime: solo un vero alpinista che era Dante, poteva esprimersi in modo così preciso».

Dante Alighieri, considerato il padre della letteratura italiana, con il suo poema la Divina Commedia, ha plasmato la nostra identità nazionale, culturale e linguistica.

La Divina Commedia è un’opera narrativa e immaginifica che evoca parole e immagini che ancora oggi hanno una certa importanza e valore per le nuove generazioni; un viaggio letterario e spirituale di un uomo che aveva praticamente perso tutto e che doveva ricominciare da zero. Dante è così vicino a noi, dopo settecento anni dalla morte.

 Nella Divina Commedia  Dante, «poeta del mondo terreno», secondo la definizione data dal grande filologo tedesco Erich Auerbach, riporta tutto all’amore soprattutto nell’ultima cantica; si comincia dall’amore terreno nell’Inferno e si finisce con l’amore, più grande, quello assoluto di Dio nel Paradiso. Dante ha saputo raccontare egregiamente  l’amore in tutte le sue sfumature.

Il verso che chiude la Divina Commedia di Dante: «L’amore che move il sole e l’altre stelle» ha lo stesso respiro poetico dell’amore creaturale cantato da Francesco d’Assisi nel Cantico delle creature.

La parola che maggiormente ricorre in tutta la Divina Commedia è occhi perché Dante manifesta in ogni cantica uno sguardo acuto e penetrante sulle persone, sull’amore, sulla vita, sul dolore, sulla redenzione e sulla fede. Per alcuni studiosi di arte o persone che vivono di arte leggere Dante è una vera lezione di sguardi.

Il grande poeta russo Osip Mandel’stam volle imparare l’italiano proprio per poter leggere Dante e quando lo spedirono nel gulag , si portò dietro la Divina Commedia.

Il 23 dicembre 2002 Roberto Benigni ha letto in televisione il canto conclusivo del Paradiso della Divina Commedia di Dante Alighieri. Secondo alcuni è più facile capire Dante recitato da un attore che con una lettura personale a prima vista.

Vittorio Sermonti ha letto canti della Divina Commedia sia nel Chiostro di Santa Croce a Firenze, sia nel convento di Santa Maria delle Grazie a Milano. Queste letture dantesche hanno avuto un successo di critica e di pubblico e hanno registrano il tutto esaurito.

Per Dante anche i beati attendono di ritrovare i loro corpi terreni. Questo pensiero viene espresso nel Canto XIV del Paradiso con i seguenti versi (63-66): «Che ben mostrar disio d’i corpi morti:/  forse non pur per loro, ma per le mamme,/ per li padri e poi per li altri che fuor cari/anzi che fosser sempiterne fiamme».

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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