Prima della città. Storia e Rappresentazioni della Paludi Pontine tra fine’800 e inizio ‘900

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Prima della città. Storia e rappresentazione delle Paludi Pontine tra fine ‘800 e inizio ‘900

Tutti devono essere coinvolti nel riscoprire il carattere dei territori e delle loro tradizioni, contro una uniformità che ci ha ridotti ad un’accozzaglia di identità                                                              Andrea Carandini

Questo invito dell’illustre archeologo italiano, Andrea Carandini Presidente del FAI, riportato in esergo, è appropriato per presentare una importantissima Giornata di studi Prima della città – Storia e rappresentazioni delle Paludi Pontine tra fine ‘800 e inizio ‘900, svoltasi alcuni giorni fa presso la Fondazione Roffredo Caetani di Latina (Località Tor Tre Ponti).                       Una iniziativa lodevolissima, organizzata da giovani valenti studiosi e ricercatori (Stefano Mangullo, Fabrizio Miliucci, Maria Antonietta Garullo), a livello universitario, che dimostra quanta ricchezza e vivacità intellettuale esiste nel nostro territorio pontino, che ha un patrimonio storico e paesaggistico di forte richiamo culturale, ricco di memorie antiche.                                                                                                                                Il territorio pontino è una zona dove il passato non è scivolato via, ma ha sedimentato profonde vicende storico-politiche che hanno creato un tessuto di straordinaria compattezza. La terra pontina è il luogo in cui si scontrano e si mediano le diverse appartenenze e che rielabora, secondo una propria risonanza particolare, gli elementi culturali e sociali interni e quelli che vi giungono dall’esterno. Nel territorio, se non prevale l’ottica della chiusura e dell’identità data a priori, si può creare una comunità coesa come risultato di un continuo lavoro di equilibrio tra elementi e soggetti diversi.

La ricca è interessante Giornata di studi, promossa da ARCO-Arti Contemporanee, Centro Studi “Angelo Tomassini” e Fondazione Roffredo e Camillo Caetani, suddivisa in tre diverse sezioni tematiche (Letteratura, Arti, Storia, Antropologia e Geografia) ha accolto, nonostante il difficile momento della pandemia, un numeroso pubblico attento e interessato a seguire le varie e dense relazioni degli interventi.

Nella sessione Letteratura pregevoli e puntuali sono state le relazioni del critico e comparatista Ugo Fracassa, ricercatore presso il Dipartimento di Studi Umanistici di Roma Tre su Ciociari, Marocchini, Abissini: stigma razziale e retorica di regime nella letteratura di bonifica, del ricercatore Fabrizio Miliucci  su Giovanni Cena e le scuole delle Paludi Pontine e della borsista di ricerca presso il Centro Universitario Cattolico di Milano Maria Antonietta Garullo su Anna Fraentzel e la sua opera. Tre relazioni che hanno tratteggiato un ricco patrimonio storico-letterario sulla terra pontina risalente all’inizio del secolo scorso, un periodo storico ancora da approfondire.                                                                                                                                               Nella sessione Arti, oltre all’intervento di Fabio Andreazza, professore associato di Storia del cinema all’Università di Chieti-Pescara, su La rappresentazione del territorio pontino in Sole (film ambientato nella nostra terra) di Alessandro Blasetti, il pubblico ha avuto  modo di “gustare” le meravigliose e significative immagini, presentate dallo storico dell’arte Vincenzo Scozzarella, di Questo luogo incantato. Le Paludi Pontine nelle fotografie di Duilio Cambellotti, che costituiscono un prezioso patrimonio documentario per ricostruire il passato di questo territorio.                                                                                                         Le fotografie, come strumento di conoscenza della realtà che documentano lo stato della Campagna Romana e della Palude Pontina prima della bonifica, hanno rappresentato e tuttora raffigurano e raccontano pezzi di storia della terra pontina. Dopo questa bellissima documentazione artistico-fotografica, sono stati illustrati Gli archivi fotografici delle Fondazioni Roffredo e Camillo Caetani presentati in maniera brillante da Massimo Amodio, studioso e interprete di meccanismi di dissesto e degrado ambientale e membro del Consiglio Generale della Fondazione Caetani Onlus.

Nella sessione Storia, Antropologia e Geografia sono stati apprezzati gli stimolanti e originali interventi del giovane antropologo ambientale Paolo Gruppuso su Natura selvaggia e primitiva. L’invenzione coloniale delle Paludi Pontine, della ricercatrice in storia ambientale di Roberta Biasillo su Terre contese: rappresentazione e usi della Selva di Terracina, del giornalista pubblicista Dario Petti su I partiti politici in Palude, soprattutto in riferimento ai primi decenni del Novecento, e infine della promettente ricercatrice Sara Sarallo su La cartografia come fonte per la ricostruzione del paesaggio storico della Pianura Pontina, un contributo focalizzato sullo studio delle trasformazioni dei paesaggi di bonifica e sugli interventi di sistemazione idraulica realizzati nella pianura pontina che hanno influito notevolmente sui processi di antropizzazione.                                                                                                                                               La Giornata di studi, caratterizzata da riflessioni interdisciplinari sulla variegata storia del nostro territorio prima del 1932, data storica della fondazione della città di Latina,  si è conclusa con una riassuntiva e stimolante tavola rotonda che ha visto come protagonisti personaggi del panorama culturale della città come Anna Maria Tomassini, Antonio Pennacchi, Rino Caputo, Tommaso Agnoni, ognuno dei quali ha dato il proprio contributo, denso di osservazioni critiche e riflessioni, sulla realtà di questo territorio. Tutti gli apporti rigorosamente scientifici dei vari relatori hanno dimostrato, nell’intera giornata, l’alto livello di preparazione professionale e soprattutto la passione con la quale molti seri e capaci studiosi e ricercatori di diversi ambiti disciplinari si dedicano alla conoscenza approfondita del territorio pontino.                                                                                                        L’importante iniziativa, auspicabile che abbia un seguito nei prossimi mesi, è servita per ampliare la conoscenza storico-ambientale, artistica e antropologica del nostro territorio e per contribuire, si spera, a una maggiore e concreta partecipazione di cittadini alla crescita culturale della comunità pontina, perché conoscere la realtà territoriale, in cui si opera e si vive, vuol dire essere in grado di cambiare nel presente e nel futuro se stessi, gli  altri e il mondo che ci circonda.

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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