“Riccardo III”, al Teatro Quirino – Vittorio Gassmann, declamato da uno straordinario Paolo Pierobon, tratteggia con sagacia la nostra epoca e il rischio a cui si va incontro

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Titolo: Riccardo III

Genere: dramma

Durata: 120 min in 2 atti

Regia: Kriszta Székely (associata al Teatro Stabile di Torino)

Soggetto: Vita e morte di re Riccardo III di William Shakespeare

Adattamento:  Ármin Székely

Produzione: Produzione Teatro Stabile di Torino–Teatro Nazionale/Teatro Stabile di Bolzano/ERT – Teatro Nazionale

Anno produzione: 2023

Cast: Paolo Pierobon, Elisabetta Mazzullo, Jacopo Venturiero, Francesco Bolo Rossini, Stefano Guerrieri, Lisa Lendaro, Matteo Alì, Nicola Pannelli, Manuela Kustermann, Marta Pizzigallo, Alberto Boubakar Malanchino, Nicola Lorusso, Alessandro Bonardo, Tommaso Labis. (Visto: 18 maggio 2023)

La premessa del dramma ne sintetizza l’assunto:  Riccardo III non potrà che diventare una critica ancor più feroce e aspra del desiderio di potere e autoaffermazione che caratterizzano ogni totalitarismo.

Riccardo III, uomo deforme, monco, plasmato da rozzi stampi, privo di moralità di cui non ha il minimo sentore, malvagio, scaltro, cinico, subdolo, manipolatore, disumano, infido, feroce, soprattutto sanguinario, non possiede il minimo fascino per poter fare il bellimbusto sofisticato dinnanzi «all’ancheggiar d’una fanciulla graziosa». E allora per la rabbia che la sua condizione fisica gli ha assegnato escludendolo praticamente da una esistenza ordinaria, sceglie di «fare il delinquente e odiare gli oziosi passatempi di questa nostra età». Questo non comporterebbe allora un sentimento di esclusione, un sentimento di umiliazione, cioè un sentirsi in una posizione di inferiorità rispetto agli altri? Questo dimostrerebbe che l’umiliazione non sia un fatto altamente formativo, ”fondamentale nella crescita della personalità” come sostiene un ministro della Repubblica, ma, al contrario, un sentimento che potrebbe degenerare in azioni disumane?

Riccardo III viene interpretato da Paolo Pierobon in modo diligente e talmente perfetto da farlo odiare indiscutibilmente dal pubblico per la manifesta e illimitata brama di potere, che lo induce a usare in modo indubbiamente scellerato qualsiasi mezzo e a fomentare terrore con lo scopo di diventare un despota. Una declamazione, talvolta grottesca, talvolta mordace, pur sempre realistica, con un adattamento trasposto nella nostra epoca perché il totalitarismo ha una sola faccia che non muta nel tempo perché il «male è un errore della mente» e perché il male sgorga impetuoso dall’incapacità dell’essere umano di dominare le proprie pulsioni passionali. E ciò è stato dimostrato, a titolo di esempio, nel lontano passato, da Falaride, prototipo del tiranno crudele che governò Akragas (VI secolo a.C.), oppure dall’imperatore romano Caligola (I secolo), e, in tempi recenti, da Adolf Hitler o da Augusto Pinochet. Tuttavia, e per fortuna, all’umanità viene incontro sempre l’intoccabile e indubitabile proverbio: chi di spada ferisce di spada perisce!

La quarantunenne regista ungherese Kriszta Székely, infatti, tra le sue note scrive che  «Questo dramma, con azioni estreme e radicali, ci mostra l’ascesa inarrestabile di un uomo all’apice del potere, ma anche la sua rapida discesa verso quel profondo e oscuro abisso che si spalanca oltre il potere stesso. Il viaggio di questo personaggio dev’essere per tutti noi un esempio di quanto l’ardore e la ricerca sfrenata del potere non conosca limiti umani, e che chi pecca di prepotenza alla fine sarà prigioniero del proprio inferno. Si tratta di una parabola. Un esempio. Uno specchio insanguinato, una preghiera oscura con la speranza di un mondo migliore».

Teatrografia

Kriszta Székely nel 2020 ha esordito con Zio Vanja (Paolo Pierobon) di Anton Čechov per lo Stabile di Torino; nel 2022 ha messo in scena Tre Sorelle al Landestheater Niederösterreich, a Sankt Pölten, in Austria.

Francesco Giuliano


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Giuliano Francesco, siciliano d’origine ma latinense d’adozione, ha una laurea magistrale in Chimica conseguita all’Università di Catania dopo la maturità classica presso il Liceo Gorgia di Lentini. Già docente di Chimica e Tecnologie Chimiche negli istituti statali, Supervisore di tirocinio e docente a contratto di Didattica della chimica presso la SSIS dell’Università RomaTre, cogliendo i “difetti” della scuola italiana, si fa fautore della Terza cultura, movimento internazionale che tende ad unificare la cultura umanistica con quella scientifica. È autore di diversi romanzi: I sassi di Kasmenai (Ed. Il foglio,2008), Come fumo nell’aria (Prospettiva ed.,2010), Il cercatore di tramonti (Ed. Il foglio,2011), L’intrepido alchimista (romanzo storico - Sensoinverso ed.,2014), Sulle ali dell’immaginazione (NarrativAracne, 2016, per il quale ottiene il Premio Internazionale Magna Grecia 2017), La ricerca (NarrativAracne – ContempoRagni,2018), Sul sentiero dell’origano selvatico (NarrativAracne – Ragno Riflesso, 2020). È anche autore di libri di poesie: M’accorsi d’amarti (2014), Quando bellezza m’appare (2015), Ragione e Sentimento (2016), Voglio lasciare traccia (2017), Tra albori e crepuscoli (2018), Parlar vorrei con te (2019), Migra il pensiero mio (2020), selezionati ed editi tutti dalla Libreria Editrice Urso. Pubblica recensioni di film e articoli scientifici in riviste cartacee CnS-La Chimica nella Scuola (SCI), in la Chimica e l’Industria (SCI) e in Scienze e Ricerche (A. I. L.). Membro del Comitato Scientifico del Primo Premio Nazionale di Editoria Universitaria, è anche componente della Giuria di Sala del Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica 2018 e 2019/Giacarlo Dosi. Ha ricevuto il Premio Internazionale Magna Grecia 2017 (Letteratura scientifica) per il romanzo Sulle ali dell’immaginazione, Aracne – NarrativAracne (2016).