Conoscere il tumore al seno. La Breast Unit di Latina

In occasione dell’Incontro sul Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale (PDTA), sul Cancro della Mammella che si terrà il 23 novembre presso l’aula della Palazzina Direzionale dell’Ospedale S.M. Goretti di Latina, intervistiamo il dott. Fabio Ricci Direttore Clinico della Breast Unit e il dott. Carlo De Masi Responsabile Aziendale Breast Unit della ASL di Latina, per “Conoscere il tumore al seno”, il primo tumore nel sesso femminile e per questo chiamato il “big Killer” del terzo millennio

Dott. De Masi se volessimo sintetizzare al massimo: cos’è una Breast Unit?

Un pool di specialisti dedicati alla gestione del tumore alla mammella che prende in carico le pazienti affette da tumore e le accompagna durante tutto il percorso diagnostico-terapeutico.

Dott. De Masi qual’è il requisito base per la nascita di una Breast Unit ?

Operare 150 cancri all’anno. Numero stabilito dalle società scientifiche nazionali ed internazionali per garantire un adeguato standard di qualità e sicurezza.

Dott. De Masi quali sono i vantaggi di avere a Latina una Breast Unit per le donne e per il territorio?
La nostra ASL ha istituito da Gennaio 2016, una Breast Unit unica collocata presso l’ospedale S.M. Goretti di Latina, che comprende oltre alle Unità Operative Ospedaliere, anche cinque Unità Operative dell’Università Sapienza di Roma -Polo Pontino, cioè Oncologia, Anatomia Patologica, Biologia Molecolare, Chirurgia Plastica e Genetica. La nostra Breast Unit copre tutto il territorio provinciale da Aprilia al Garigliano . Bisogna precisare che l’Istituzione di una Breast Unit richiede che vengano soddisfatti numerosi parametri stabiliti anche per legge, uguali su tutto il territorio nazionale e nella comunità europea, sia di tipo tecnologico che di numeri ed esperienza del pool multidisciplinare, questo a garanzia delle pazienti. I vantaggi di avere una Breast unit è un aumento degli interventi conservativi (importanti per l’immagine corporea di una donna che vede nel seno un simbolo insostituibile della sua femminilità-personalità-sessualità-sensualità-maternità). Gli interventi, un tempo per lo più demolitivi (Mastectomie), oggi con la Breast Unit sono per la maggior parte di tipo conservativo e contemplano in contemporanea la chirurgia oncoplastica che comporta risultati estetici rilevanti. Si eliminano gli squilibri territoriali e le diseguaglianze sociali; si riducono gli sprechi, si ottimizzando le risorse. C’è una raccolta dati, da utilizzare a livello scientifico e come controllo delle performace su tutto l’iter diagnostico-terapeutico con una elevazione degli standard di qualità e sicurezza, ma soprattutto, affidarsi ad una Breast unit, aumenta di circa un 20% la sopravvivenza delle donne che si ammalano. La nostra Breast Unit anche se va potenziata e migliorata nell’organizzazione territoriale, ha raggiunto questi obiettivi ed ha prodotto quest’anno due lavori scientifici pubblicati sulla rivista Aestetic Plast. Surg. in collaborazione con la Chirurgia Plastica del prof. Diego Ribuffo sulla tecnica del lipofilling a protezione della protesi dalla radioterapia e sulla rivista European J. Surgical Oncol. sulla tecnica chirurgica del linfonodo sentinella dopo trattamento neoadiuvante, in collaborazione con l’Oncologia Universitaria del prof. Silverio Tomao. Ambedue questi lavori sono stati inseriti nel circuito PubMed, la National Library of Medicine, National Istitutes of Health degli USA.
Dott. De Masi in sintesi la Breast Unit rappresenta lo strumento più adatto e moderno per sconfiggere il tumore al seno?
Certo. Un aumento di sopravvivenza del 20%, riconosciuto a livello scientifico crediamo che debba rappresentare un imperativo anche etico da parte di tutti nell’indirizzare le donne affette da tumore al seno nel loro percorso di malattia, dalla diagnosi, alla chirurgia, ai successivi trattamenti e follow-up esclusivamente all’interno di una Breast Unit. Su questo punto un ruolo centrale e di responsabilità, spetta al medico di famiglia, che ha il compito di proteggere le proprie pazienti indirizzandole verso i percorsi organizzati, cioè lo screening mammografico e le Breast Unit. L’Associazione Europa Donna che raccoglie anche le altre Associazioni sia Italiane che Europee, per la difesa delle donne colpite da tumore al seno afferma che: “Avere una Breast Unit è un Diritto sostenerle è un Dovere”.
Dott. Ricci nei suoi interventi lei parla spesso di rivoluzione culturale oltre che di evoluzione chirurgica della senologia. Cosa significa?
Certamente! Perché si deve guardare sempre di più alla qualità della vita delle donne operate. Tutto questo non avviene né sarebbe mai avvenuto senza una prima e una seconda rivoluzione culturale. Per intenderci nella prima rivoluzione dagli anni 70 al 2000 la chirurgia senologica è passata secondo il paradigma del prof. Veronesi, dal trattamento massimo tollerabile al trattamento minimo efficace, dopo il 2000, nella seconda rivoluzione la paziente viene posta al centro dell’agire medico, sono le strutture e i servizi che ruotano intorno alla paziente. La cosiddetta medicina traslazionale, che si può sintetizzare con la frase “ from bench to bedside”, dal “banco della ricerca al letto del paziente”, con un rapporto bidirezionale e multidisciplinare che presuppone un elevato livello di collaborazione con l’Università, con il fine di migliorare la salute delle nostre pazienti. Le Breast Unit incarnano al meglio questi concetti. Se permette una nota che riguarda specificatamente la chirurgia della nostra Breast Unit. Nel nostro Centro come abbiamo più volte pubblicato su numerose riviste internazionali, gli interventi di quadrantectomie, chirurgia oncoplastica, asportazione del linfonodo sentinella etc, avvengono in day-surgery e in anestesia locale con un risparmio economico di circa il 55% rispetto alle stesse procedure eseguite in regime di ricovero ed in anestesia generale con grande vantaggio per le donne che non vengono allontanate dalla famiglia e dal proprio ambiente.
Dott. De Masi su cosa si basa il Trattamento Minimo Efficace?
Il trattamento minimo efficace si basa sulla necessità di avere una diagnosi precoce e su trattamenti tecnologicamente avanzati, da qui l’importanza dello Screening e della Breast Unit. Il Trattamento minimo efficace non altera la cosiddetta immagine corporea ( io donna come mi vedo, voglio essere vista, o come penso gli altri mi vedono) e l’identità corporea (il vissuto della donna) per mirare ad una migliore qualità della vita. Una attenzione particolare è riservata rispetto al passato, agli aspetti psicologici delle pazienti che vengono seguite passo passo e diventano protagoniste del percorso di cura che parte già dalla diagnosi. La paziente viene costantemente aggiornata su tutto l’iter diagnostico-terapeutico e sulle sue variazioni.

Dott. Ricci cosa prova una donna nel momento della diagnosi di tumore al seno?

La donna subisce un terremoto interiore, precipita all’interno di una caverna buia è disorientata, confusa, nella Breast Unit la paziente diventa parte integrante della Breast, si sente accolta, rassicurata, non sminuita nei suoi timori, non relegata ad un ruolo di passività ed impotenza, ma assume un ruolo condiviso degli eventi, quindi condivide un percorso basato sulla conoscenza. Pubblicati e presentati in numerosi convegni internazionali, abbiamo fatto un parallelo con il mito della caverna di Platone e introdotto il concetto di “Spirale Virtuosa” . A differenza degli schiavi della caverna le donne malate non hanno catene fisiche ma della mente. Queste catene sono rappresentate dalle proprie convinzioni, pregiudizi, sospetti e timori. Liberata da queste catene, la paziente viene presa per mano ed aiutata ad uscire della voragine dove è precipitata alla notizia di essere ammalata. Un percorso a forma di spirale. La scelta della spirale è dettata dal fatto che la paziente alle volte ha la inconsapevole sensazione di non compiere progressi, di tornare al punto di partenza, in realtà percorrendo i cerchi della spirale ci eleviamo progressivamente ad un livello superiore. L’abbiamo chiamata “Spirale Virtuosa”, perché questo percorso porterà la paziente, dalle tenebre della malattia alla luce della guarigione.

Dott. Ricci possiamo affermare che le cure del tumore al seno nelle Breast Unit devono rappresentare come nello slogan di Europa Donna citato dal dott. De Masi, un diritto per le donne malate?

Certo. Le Breast Unit e le cure del tumore al seno all’interno delle Breast, devono costituire un diritto per le donne. Mi permetto con umiltà di affermare che devono rappresentare una serie di diritti. Un Diritto Naturale perché comune a tutti gli individui, dalla nascita; un Diritto Universale poiché deve essere identico per tutti, indipendentemente dalla razza, l’etnia, la religione, un Diritto Inalienabile poiché non può essere ceduto e/o abolito ed è conservato per la vita. Infine un Diritto Indivisibile poiché la sua violazione è una minaccia per tutti gli altri diritti.

Dott. Ricci per tutto questo possiamo concludere affermando che la lotta contro il tumore al seno è una battaglia soprattutto culturale?

Certo, la Cultura è il fattore chiave di questa battaglia per riposizionare l’Uomo al centro delle nostre conoscenze e strategie. Vede, c’è una frase di Nelson Mandela che amo molto e con la quale chiudo spesso i miei interventi pubblici, recita: “La cultura è l’arma più potente che possiamo utilizzare per cambiare il mondo”.

Dott. De Masi sconfiggere il tumore al seno è una speranza?

Per noi è una convinzione, una certezza, sulla quale basiamo il nostro operato quotidianamente.


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Per oltre 30 anni la voce di Radio Rai e Rai Tre in provincia di Latina, ho seguito i maggiori eventi che hanno interessato il nostro territorio. Oggi una nuova esperienza con News-24.it di cui ho assunto la direzione, aiutando con la mia esperienza e la mia passione un gruppo di giovani talenti della comunicazione on line a crescere e ad affermarsi.