Umberto Eco: massmediologo

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Scrittore di costume  

I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo  un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. 

 Umberto Eco              

Umberto Eco, scrittore arguto e ironico, è stato sempre attento ai fatti di costume come rivelativi dei mutamenti profondi della società e delle idee. Noto per le sue brillanti inchieste sulla cultura di consumo, ha svolto indagini in molteplici direzioni e in particolare sulle comunicazioni di massa. È stato il primo a studiare la cultura di massa con gli strumenti più raffinati della cultura filosofica, semiotica e letteraria.

Nell’ampiezza dei suoi interessi culturali non c’è argomento che Eco, come massmediologo, non abbia affrontato applicando la sua erudizione nell’analisi del tempo in cui è vissuto. Con la sua enorme e brillante attività saggistica ha permesso di leggere il nostro tempo, caratterizzato dalla cultura di massa che, secondo lo storico Ernesto Galli della Loggia, «ha inglobato sia la cultura popolare che la cultura d’élite».                          Diversi sono stati i saggi che Eco ha dedicato alle problematiche della cultura di massa, diventandone uno dei primi ed eccellenti studiosi. Ha scritto nel tempo, infatti, numerosi saggi sulla materia.                         

Diario Minimo (1963).                                                                       Nel libro sono stati raccolti saggi, testi scherzosi, parodistici e satirici scritti per la rivista “Il Verri”. Inizialmente erano brevi pezzi di costume, poi si sono caratterizzati come parodie letterarie ed esercizi di esplorazione del mondo “alla rovescia”.

Questa collezione di scritti brevi, impregnati di ironia, comprende, tra gli altri, Nonita, l’Elogio di Franti e la celebre Fenomenologia di Mike Buongiorno, in cui analizza, dal punto di vista semiotico, le ragioni del successo del presentatore. Nella nota dell’edizione del 1975 l’autore scriveva: «il titolo complessivo della raccolta deve venire inteso come una ennesima falsificazione e serve a designare quasi esclusivamente pastiches e parodie», ben sapendo che anche la parodia, come contraffazione di un’opera letteraria, costituisce una forma di conoscenza.

Apocalittici e integrati (1964)                                                             È una delle opere più note e citate di Eco che contiene vari saggi preparati per un concorso universitario, per una cattedra di «Pedagogia e psicologia delle comunicazioni di massa». Questo libro allegro, scanzonato e provocatorio, incunabolo di tutto quello che è venuto dopo, e in cui prevale la passione per l’analisi della cultura di massa, si sofferma su temi ritenuti di cultura “bassa”, dei mezzi di comunicazione di massa, di canzoni di consumo, di narrativa popolare, della produzione meccanica della musica, della televisione e dei fumetti, con una serrata analisi di Steve Canyon, di Superman e di Charlie Brown di Charles Schulz.

L’autore, che a quel tempo era un grande appassionato di cultura di massa, arrivò a parlare di questi temi grazie alla sua passione per la letteratura popolare e per il rapporto tra parola e immagine. La vera lezione di Eco, che resta attuale, era lo studio concreto dei prodotti culturali pop e dei modi in cui vengono consumati; aspetto importante, indispensabile per capire il mondo che ci circonda. Questi prodotti, a quel tempo, stavano incominciando a prendere una notevole importanza non trascurabile nell’immaginario collettivo. Il libro è ancora oggi una lezione di metodo pratico.

Sette anni di desiderio (1983)                                                               In questo libro, con piglio narrativo, con atteggiamento satirico e moralistico e con attenzione curiosa agli avvenimenti della cronaca, l’autore ha messo in pratica una «semiologia del quotidiano». I principali eventi, su cui si è soffermato con lucidità intellettuale, hanno riguardato l’esplosione del terrorismo, la crisi post-sessantottesca, le occupazioni universitarie, il periodo della P38, della P2 e del “riflusso”, il boom delle televisioni commerciali e altri eventi riguardanti gli anni dal 1975 al 1982, caratterizzati dal crollo delle ideologie e utopie.

Il secondo diario minimo (1992)                                                           Dopo lo strepitoso successo del Diario minimo,  Eco ha continuato a elaborare altri “diari minimi” e in questa seconda raccolta, oltre a ripubblicare famosi scritti rieditati “a grande richiesta”, ha scritto nuovi testi sull’analisi letteraria di Tre civette sul comò, sulla Cacopedia, e un inedito di Dante su Saussure, Proust, Mann e Joyce spiegati ai piccoli, l’Inno sacro di Manzoni sulla gnosi e una serie di Istruzioni per l’uso.

Il filo conduttore di tutti questi pezzi, che raccolgono osservazioni di costume, parodie letterarie, divagazioni, esercitazioni e fantasie, è il divertimento, il gioco e il piacere; in comune hanno un giocoso taglio istruttivo in quanto Eco, come filosofo, scrittore e massmediologo, ha sempre rimarcato che la fantasia, accompagnata dal divertissement, è motore della conoscenza.


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