Il film “È stata la mano di Dio” è una confessione poetica, colma di ilarità e di ironia, incastonata in una tragedia familiare

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Titolo: È stata la mano di Dio

Regia: Paolo Sorretino

Sceneggiatura: Paolo Sorrentino

Produzione paese: Italia, 2021

Cast: Filippo Scotti, Toni Servillo, Teresa Saponangelo, Luisa Ranieri, Massimiliano Gallo, Renato Carpentieri, Crisitiana Dell’Anna, Monica Nappo, Enzo Decaro, Biagio Manna, Sofya Gershevich, Marlon Joubert, Betti Pedruzzi, Rossella Di Lucca, Ciro Capano, Lino Musella, Roberto Oliveri, Carmen Pommella, […]

Paolo Sorrentino nello scrivere la sceneggiatura di È stata la mano di Dio è come se si fosse affidato – parafrasando Esiodo (VIII sec. a.C.) nella Teogonia -, per non disperdere nell’oblio i fatti della sua vita di gioventù che poi ne hanno segnato il cammino futuro: … le Muse d’Olimpo, figlie dell’egioco Zeus m’ispirarono il canto divino, perché cantassi ciò che sarà e ciò che è …. Tant’è che, nel suo commento alla Biennale di Venezia,  il regista ha scritto:« È stata la mano di Dio è un racconto di formazione che mira, stilisticamente, a evitare le trappole dell’autobiografia convenzionale: iperbole, vittimismo, pietà, compassione e indulgenza al dolore, attraverso una messa in scena semplice, scarna ed essenziale e con musica e fotografia neutre e sobrie. La macchina da presa compie un passo indietro per far parlare la vita di quegli anni, come li ricordo io, come li ho vissuti, sentiti. In poche parole, questo è un film sulla sensibilità. E in bilico sopra ogni cosa, così vicino eppure così lontano, c’è Maradona, quell’idolo spettrale, alto un metro e sessantacinque, che sembrava sostenere la vita di tutti a Napoli, o almeno la mia».

La storia è ambientata a Napoli, sua culla natale, in cui riporta le vicissitudini di Fabietto (Filippo Scotti), suo alter ego, nel periodo in cui giunge in città Diego Maradona – ritenuto il più grande calciatore di tutti i tempi che rese la squadra del Napoli forte. Ho fatto quel che ho potuto, non credo di essere andato così male, frase del calciatore che costituisce il prologo del film e a cui si riferisce lo stesso titolo, perché se non ci fosse stato il suo arrivo in città Fabietto sarebbe stato coinvolto nella stessa tragedia familiare in cui perirono i suoi genitori. Contemporaneamente all’inatteso e felice evento che gli frutta grande piacere facendolo rimanere a Napoli si verifica, infatti, quella sventura che lo sconforta e lo disorienta tant’è che afferma: La realtà non mi piace più. La realtà è scadente. Quella stessa sventura, tuttavia, lo spinge a fuggire da quella città foriera soprattutto di dolore. Fabietto, infatti, vuole trasferirsi a Roma per affogare nell’oblio i ricordi maledetti, ma anche perché è attratto dalla grande capacità artistica del  regista Federico Fellini, di cui alcune scene del film “8½ “ne costituiscono un mirabile cameo. Piacere e dolore, due sentimenti contrastanti avverte, dunque, nel suo animo Fabietto, dal cui conflitto scaturiranno delle decisioni, la cui realizzazione sarà coerentemente soddisfacente per i suoi sogni, decisioni che deriveranno da un incontro fortuito se pur scoraggiante con il regista Antonio Capuano (Ciro Capano), suo proficuo mentore, al quale confessa le sue aspirazioni ma dal quale con rammarico riceve una risposta insolita: ma è mai possibile che ‘sta città nun te fa veni’ in mente niente a raccuntà?

Ciò nonostante questo film appare anche come un magnifico tributo alla città di Napoli, alla sua variopinta bellezza e alla sua immaginifica e poliedrica peculiarità unica al mondo, come recita la canzone di Pino Daniele (nei titoli di coda) Napule è: Napule è mille culure/ Napule è mille paure/ Napule è a voce de’ criature/ Che saglie chianu chianu/ E tu sai ca’ non si sulo/ Napule è nu sole amaro/ Napule è ardore e’ mare/ Napule è na’ carta sporca/ E nisciuno se ne importa/ E ognuno aspetta a’ sciorta/ Napule è na’ camminata/ Int’e viche miezo all’ate/ Napule è tutto nu suonno/ E a’ sape tutto o’ munno/ Ma nun sanno a’ verità … , ma che viene generosamente espressa dal prorompente e splendido nudo integrale di Luisa Ranieri nella parte di Patrizia, l’amata zia di Fabietto.

Questo film dunque diventa non solo uno stralcio autentico di una storia dolorosa nella storia della città, di cui rimane la memoria nel senso ciceroniano: Memoria est thesaurus omnium rerum et custos – La memoria è tesoro e custode di tutte le cose,  come asseriva l’avvocato romano Cicerone (II – I sec. a.C.) nel De Oratore, ma è poesia genuina che come tale fa breccia nell’animo dello spettatore che la fa sua, e anche poesia sobria e profonda, il cui pregio vien da esprimere opportunamente estrapolando alcuni versi tratti dal canto Alla luna di Giacomo Leopardi (1798 – 1837): E pur mi giova/ la ricordanza, e il noverar l’etate/ del mio dolore. Oh come grato occorre/ nel tempo giovanil, quando ancor lungo/ la speme e breve la memoria il corso,/ il rimembrar delle passate cose,/ ancor che triste, e che affanno duri.

Il film È stata la mano di Dio, presentato in concorso alla LXXVIII Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, ha ricevuto il premio Leone d’argento – Gran Premio della giuria a Paolo Sorrentino e il premio Marcello Mastroianni a Filippo Scotti. Inoltre è stato candidato al Premio Oscar.

Filmografia

L’uomo in più (2001), Le conseguenze dell’amore (2004), L’amico di famiglia (2006), Il divo (2008), This Must Be the Place (2011), La grande bellezza (2013), Youth – La giovinezza (2015), Loro (2018).

Francesco Giuliano


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Giuliano Francesco, siciliano d’origine ma latinense d’adozione, ha una laurea magistrale in Chimica conseguita all’Università di Catania dopo la maturità classica presso il Liceo Gorgia di Lentini. Già docente di Chimica e Tecnologie Chimiche negli istituti statali, Supervisore di tirocinio e docente a contratto di Didattica della chimica presso la SSIS dell’Università RomaTre, cogliendo i “difetti” della scuola italiana, si fa fautore della Terza cultura, movimento internazionale che tende ad unificare la cultura umanistica con quella scientifica. È autore di diversi romanzi: I sassi di Kasmenai (Ed. Il foglio,2008), Come fumo nell’aria (Prospettiva ed.,2010), Il cercatore di tramonti (Ed. Il foglio,2011), L’intrepido alchimista (romanzo storico - Sensoinverso ed.,2014), Sulle ali dell’immaginazione (NarrativAracne, 2016, per il quale ottiene il Premio Internazionale Magna Grecia 2017), La ricerca (NarrativAracne – ContempoRagni,2018), Sul sentiero dell’origano selvatico (NarrativAracne – Ragno Riflesso, 2020). È anche autore di libri di poesie: M’accorsi d’amarti (2014), Quando bellezza m’appare (2015), Ragione e Sentimento (2016), Voglio lasciare traccia (2017), Tra albori e crepuscoli (2018), Parlar vorrei con te (2019), Migra il pensiero mio (2020), selezionati ed editi tutti dalla Libreria Editrice Urso. Pubblica recensioni di film e articoli scientifici in riviste cartacee CnS-La Chimica nella Scuola (SCI), in la Chimica e l’Industria (SCI) e in Scienze e Ricerche (A. I. L.). Membro del Comitato Scientifico del Primo Premio Nazionale di Editoria Universitaria, è anche componente della Giuria di Sala del Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica 2018 e 2019/Giacarlo Dosi. Ha ricevuto il Premio Internazionale Magna Grecia 2017 (Letteratura scientifica) per il romanzo Sulle ali dell’immaginazione, Aracne – NarrativAracne (2016).