Difficile scrivere di politica, di questa politica. Qualche tempo fa mi divertiva, era entusiasmante perché ti potevi muovere lungo il sentiero delle idee, magari non le condividevi ma era appassionante discuterle.
Oggi nulla più è rimasto in una città secca, arida, sciatta e persino un po’ bruttina.
Dovevano cambiare il mondo i benecomunisti di Coletta e soci promettendo la rivoluzione ed invece non hanno saputo tagliare nemmeno l’erba, aprire il teatro, parlare in modo serio e lungimirante di università, marina, borghi.
Tutto è lasciato al caso, in una sciatteria che non è soltanto politica ma anche verbale, estetica, persino intelletuale.
Assistiamo a Consiglieri comunali che si presentano in Aula come se partecipassero ad un safari, con il cappello di paglia ed il marsupio, con tanto di thermos e qualche spuntino da consumare fra i banchi del Consiglio. Nessuno della maggioranza che (s) governa ritiene opportuno alzarsi in piedi quando prende la parola, in segno di rispetto nei riguardi dell’istituzione che rappresenta.
Ho conosciuto il Sindaco Zaccheo, potevi non essere d’accordo, ma il contrasto era su un’idea, su una certa idea della città. Il suo slogan era “Latina nel cuore”ed era un abito sartoriale su di un uomo che Latina l’amava veramente, non per retorica. Potevi giudicarlo un visionario, un arrogante e però era visivamente il Sindaco, un’eleganza impeccabile e non potevi fare mezzo metro che era una processione di strette di mano, abbracci, incitamenti e, certo, pure qualche critica.
Coletta cammina da solo, non saluta nessuno e nessuno saluta lui perché è altra cosa rispetto al tessuto politico e sociale di Latina. Un corpo estraneo che per una circostanza del tutto fortunata si trova ad essere- lui che è assoluta minoranza- il primo cittadino di una città che non conosce e di cui disprezza la storia.
Un tempo mi divertiva scrivere della politica, oggi mi rattrista.
Flaiano aveva ragione quando sosteneva che la situazione è grave, ma non è seria.
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