Veturia aveva una cultura istintiva, propria di chi conosce l’amore ed il dolore che pervade la vita.
Veturia era un’artista nel senso che il suo sguardo sul mondo non era mai banale, rifuggiva il già visto ed il già sentito.
La sua pittura è piena di colore, di movimento agile, come se le mani non si arrendessero alla staticità.
Quando la incontravo in Corso della Repubblica era una festa, un fascio di luce sembrava quasi avvolgermi. Era la sua energia, il suo ottimismo, un sorriso che sapeva lenire le mie tristezze.
Era diventata nonna, perfettamente a suo agio in quel nuovo ruolo così pieno di dolcezza e tenerezza.
Ultimamente l’avevo persa di vista, non sapevo della sua malattia. Veturia, unica come il suo nome, era l’esatto opposto della morte, il suo contrario.
Faccio davvero fatica a pensarla non più in vita, a crederla morta. In un certo senso lei ha costruito pazientemente, tela dopo tela, un ricordo immortale, un personale testamento artistico che era la sua opera, i suoi quadri, i colori.
Guccini in “Canzone per un’amica” canta così:” (..) vorrei ricordarti com’eri, pensare che ancora vivi, voglio pensare che ancora mi ascolti e che come allora sorridi..”.
Ciao, Veturia.
News-24.it è una testata giornalistica indipendente che non riceve alcun finanziamento pubblico. Se ti piace il nostro lavoro e vuoi aiutarci nella nostra missione puoi offrici un caffè facendo una donazione, te ne saremo estremamente grati.